Catania, Sammartino aveva "l'ansia" e andò a caccia di microspie

“Ho l’ansia che mi mangia vivo”: Sammartino a caccia di microspie

Il deputato regionale Luca Sammartino
Con l'aiuto di due carabinieri ispezionò la segreteria politica

PALERMO – Sapeva di essere indagato in un’altra inchiesta per la quale è poi finito sotto processo. Luca Sammartino temeva di essere intercettato. Il deputato regionale della Lega chiese aiuto a due carabinieri per scovare le microspie nella sua segreteria politica. Non solo: avrebbe ottenuto notizie sulle indagini che lo riguardavano.

I suoi rapporti con i militari, secondo la procura di Catania, sarebbero sfociati in un patto corruttivo. Vengono ricostruiti nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale il giudice per le indagini preliminari ha sospeso l’ormai ex vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura – ieri si è dimesso – per un anno dai pubblici uffici.

La fonte delle notizie sarebbe stato il luogotenente Antonio Cunsolo, un tempo in servizio nella sezione di polizia giudiziaria della Procura etnea e ora in pensione: “Quando ci sono determinati procedimenti, tipo nel tuo caso che sei un elemento di spicco arrivano tutti al magistrato che le ha trattate, giusto? Ora siccome c’è quella lì che stanno per chiudere, ce l’ha lì, pronta per chiuderla”.

“Ma chiudendo che vuol dire, che mi arriva l’avviso di garanzia?”, chiedeva Sammartino. “Archiviato, no, non ti arriverà niente”, lo tranquillizzava il carabiniere. Non è chiaro a cosa si riferisse visto che poi è finito sotto processo.

Attraverso Cunsolo il deputato regionale avrebbe fatto avere del denaro ad Antonio Battiato, appuntato ancora in servizio in Procura. Gli serviva un aiuto insolito: trovare e silenziare eventuali microspie piazzate nella segreteria politica.

L’ufficio di via Gabriele D’Annunzio era rimasto chiuso per le ferie di agosto 2019 e Sammartino temeva che gli investigatori ne avessero approfittato per piazzare le cimici. Non si sbagliava, e la nuova indagine ne è la conferma. Battiato si presentò con un rilevatore di frequenze. Non poteva immaginare che gli inquirenti avessero attivato il “sistema antibonifica”.

E nei nastri magnetici sono rimaste impresse frasi inequivocabili: “Questa è la sua stanza, qua c’è sempre quella frequenza che passa”; “Me lo dà lungo questa parete qua e basta, però non c’è niente, se c’era qualcosa qua già si vedeva ad occhio nudo”;

Ed ancora: “Proviamo a spostare un poco questo coso? Ma non credo, a quest’ora si doveva vedere, un filo, una connessione, qualcosa, l’alimentazione gliela devono portare”. “Comunque siamo tranquilli che non c’è niente no?”; “Sì, sì a posto”. Avevano armeggiato a lungo con l’apparecchiatura elettronica, come emerge dall’ordinanza di cautelare.

“L’hai fatto o non l’hai fatto? No, te lo sei dimenticato”, chiedeva il politico due giorni dopo. Il carabiniere lo tranquillizzava: “No, io pensavo di essere stato chiaro, io t’ho mandato un messaggio, per farti capire che l’avevo fatto mercoledì”. “Io qua siccome avevo l’ansia che mi mangia vivo”, aggiungeva il politico. Che pagò: ”500?… 200?”; “No, 200… quale 500… è un bravo ragazzo”.

La pura delle cimici non svanì. Fu necessario un nuovo controllo di Cunsolo: “Abbiamo smontato tutto, c’è sempre un punto di interferenza, però abbiamo smontato il pannello”. Già che c’era il carabiniere chiese altro denaro: “Io gli devo dare i 200 euro”. Sammartino. “Aspetta che mi faccio dare i soldi”.


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