Mafia a Catania, “boss” dei Santapaola: primo esame per il pentito

Mafia, il “boss” dei Santapaola: primo esame per il nuovo pentito

Subito in aula: alla sbarra c'è il presunto referente provinciale del clan

CATANIA – Sarà la sua prima udienza da pentito. Per la prima volta comparirà come testimone collaboratore di giustizia. Rosario Bucolo, l’ultimo di una lunga schiera di ex mafiosi catanesi oggi passati dalla parte dello Stato, dovrà subito deporre a un processo importante. Alla sbarra c’è Francesco Russo, l’ultimo presunto boss dei Santapaola a Catania. Un boss che ha detto di conoscere e che adesso, teoricamente, potrebbe re-incontrare, anche se solo in video.

Da una parte infatti ci sarà lui, il pentito, coperto da un paravento a Catania o collegato da remoto da un “sito riservato” per ragioni di sicurezza. Dall’altro il presunto boss Russo, che è sotto processo in primo grado per l’accusa formulata dalla Dda nell’ambito della cosiddetta inchiesta “Ombra”.

L’accusa a carico di Russo

Uomo d’onore riservato, per l’accusa, ma neppure troppo, dato che all’occorrenza si sarebbe anche sporcato le mani. Lo avrebbe fatto per dare una lezione, con tanto di mazza di baseball in mano e picciotti al seguito, a un uomo reo di avergli “mancato di rispetto”.

In aula gli avvocati di Russo, i penalisti Salvo Pace e Pippo Rapisarda, si sono opposti alla richiesta del pm di acquisire le dichiarazioni del pentito, come “elemento nuovo”. Del resto le dichiarazioni di Bucolo sono recentissime. Interrogandolo in aula, la difesa potrà porre delle domande e contestare al collaboratore di giustizia, in linea teorica, eventuali incongruenze. Il gup Maria Ivana Cardillo ha accolto la richiesta dei difensori. E così l’audizione è in programma venerdì prossimo, 26 settembre.

Le tesi del pentito

“Dopo l’arresto di Napoli – ha fatto mettere a verbale Bucolo – era questo Ciccio Russo che aveva la reggenza della famiglia Santapaola. Io l’ho incontrato solo un paio di volte, evitavo di andare a parlare con Russo”. Russo poi ha parlato anche di Mirabella “u paloccu”, che sarebbe andato alle riunioni per conto di Russo.

E ha espresso delle opinioni sul presunto referente provinciale, dicendo, senza mezzi termini, che non è che Russo avesse poi – secondo lui – grosse “capacità criminali”. Nonostante questo, però, era tenuto a dagli conto, perché il capo era lui. Una attestazione di rispetto e di fedeltà all’organizzazione che valeva, ovviamente, fin quando Bucolo ne faceva parte. Oggi è passato dalla parte dell’accusa.

Il riconoscimento fotografico

Quando gli investigatori, alla presenza dei magistrati della Dda di Catania, gli hanno mostrato la foto, non ha avuto dubbi: “Riconosco Ciccio Russo. Si tratta di quel Ciccio Russo del quale io ho già parlato nei precedenti verbali”.

“L’ho incontrato entrambe le volte al Centro Colori come ho già riferito. Una prima volta l’ho incontrato quando me lo ha presentato Ciccio Napoli e una altra volta, l’ho incontrato, sempre casualmente al Centro Colori. Io mi lamentavo della gestione della famiglia da parte di Russo perché non era uno all’altezza di portare lo sterzo come dicevo io”.

L’autodifesa di Russo: non sono il Papa

Al carcere di Santa Maria Capua Vetere, Russo si è difeso prima dell’estate. E ha respinto l’accusa di essere un mafioso. “Il Papa”, come qualcuno lo avrebbe chiamato, “non sono io”. Così ha detto. Ora dunque in aula il giudizio si allunga. Dopo l’audizione del collaboratore di giustizia, tuttavia, si potrebbe già passare alla requisitoria del pm della Dda.


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