22 Maggio 2022, 13:33
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CATANIA – Un’altra condanna per Antonio Padovani, da decenni figura chiaroscura del mondo del gioco d’azzardo, delle macchinette e ultimamente delle scommesse on line. L’imprenditore, finito nei faldoni delle procure di mezza Italia, è stato condannato dal gup Carlo Cannella a sei anni e sei mesi di reclusione. È la pena più severa inflitta nel processo abbreviato scaturito dall’inchiesta della Dia Apate. Gli altri sette imputati sono stati condannati con pene che vanno dai 3 ai 2 anni. I reati ipotizzati a vario titolo “sono associazione per delinquere, attività abusiva di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni”.
Un puzzle accusatorio molto complesso quello che lo scorso anno (era il 27 maggio 2021) ha portato all’arresto del ‘principe’ del gambling on line. Il pm Marco Bisogni, che ha chiesto la condanna a 8 anni al gup, nella sua requisitoria ha analizzato prima di entrare nel cuore dell’indagine il profilo criminale di Padovani, che secondo quanto emerso da diverse inchieste e dai verbali dei collaboratori catanesi e palermitani (Santo La Causa, Eugenio Sturiale, Carmelo Barbieri) avrebbe rapporti consolidati con la criminalità organizzata. Assoluzioni ma anche condanne nel curriculum criminale dell’imputato che una volta fuori dal carcere avrebbe – secondo Fabio Lanzafame, il pentito delle scommesse – cominciato a inserirsi nelle scommesse clandestine. Da quell’input investigativo sono partiti le intercettazioni che hanno cristallizzato gli affari illeciti – tra il 2018 e 2019 – di Antonio Padovani che avrebbe diretto un “sodalizio” che attraverso le giocate sottobanco sui siti avrebbe creato una macchina di soldi sporchi. Il principe del gambling online cercava di non esporsi in modo diretto.
Il suo uomo ombra sarebbe stato Salvatore Turiano, condannato a 3 anni, che gli avrebbe fatto da “accompagnatore”, “messaggero” con i titolari delle varie agenzie della rete illecita e di “fattorino” per la consegna anche del denaro destinato al ‘mantenimento’ del boss catanese Francesco Sutera, uomo del gruppo di Picanello del clan Santapaola da qualche tempo tornato in libertà. Ma all’epoca delle erogazioni era in carcere a Sulmona per mafia, omicidio e armi. I contatti diretti sarebbero avvenuti tra Turiano e la moglie del mafioso, che è parente di Venerando Cristaldi uno dei vertici di Picanello. Il riferimento del gruppo criminale di Padovani per le “questioni” amministrative, invece, sarebbe stato Domenico Consoli, condannato a 2 anni e 4 mesi.
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22 Maggio 2022, 13:33