Catania, mobilitazione Oda: l'Usb replica a monsignor Renna

Catania, mobilitazione Oda: l’Usb replica a monsignor Renna

Dure le parole di Corrado Tabbita Siena

CATANIA – Resta alta la tensione tra l’Usb, sigla sindacale che rappresenta gli interessi di una parte dei lavoratori dell’Opera diocesana assistenza, all’arcivescovo di Catania. A scaldare il clima è paradossalmente la lettera scritta da monsignor Luigi Renna al personale aziendale per conciliare le posizioni e lanciare una sorta di operazione verità sulla stato di salute dell’Oda. Corrado Tabbita Siena, rappesentante territoriale Usb, non ci sta e risponde punto per punto alle parole del capo della Chiesa catanese.  “Corre l’obbligo morale, a seguito delle dichiarazioni a mezzo stampa, rilasciate da monsignor Renna, Arcivescovo di Catania, rispondere”, ha scritto in premessa al documento che qui proponiamo in versione integrale. 

La nota

Non è vero che l’ODA guarda con “inalterata attenzione” ai disagi dei lavoratori. O quanto meno guarda e non fa nulla quando “comprensibilmente” toglie agli stessi serenità e rende faticoso accetare il ritardo di mesi nei pagamenti  degli stipendi.

Non è vero che comprende e che vorrebbe un “clima di maggiore distensione” perché altrimenti si adopererebbe per renderlo tale.

È vero che “quotidianamente” e con abnegazione viene assicurata assistenza, educazione e terapia a chi soffre, e per questo motivo è inaccettabile che i dipendenti dell’ODA possano farsi carico, con i propri stipendi, del debito  “eterno che l’ODA contrasse 26 anni fa“ e che sembra non risanarsi mai.

Non è vero che i lavoratori vogliono “essere blanditi con dichiarazione di carta e fulminee uscite dal tunnel debitorio”. I debiti non sono stati prodotti da loro, è verissimo che nell’arco della loro vita lavorativa all’ODA, non fanno altro che erogare servizi puntualmente pagati dall’ASP ma i cui corrispettivi arrivano un mese si e due (o tre) mesi no.

Attualmente la certezza che “le date dei pagamenti di due mensilità arrivino  “a strettissimo giro con buone probabilità entro la prossima settimana entrante” cioè nella settimana che va tra il 13 e il 19 novembre. Questo significa che saremmo comunque ben fuori dalla scadenza del terzo mese di mancanza di stipendi che potrebbe dar luogo alle dimissioni per giusta causa.

Non è vero che “la realtà è stata SEMPRE illustrata dal Commissario Straordinario”, perché giorno 5 gennaio del 2023, sia l’Arcivescovo Renna che il Commissario in un’assemblea plenaria avevano promesso la regolarità degli stipendi entro due mesi, grazie ad un prestito della CEI. Questa è stata una grande menzogna! Non abbiamo visto nessuna regolarità.

Non è vero che il commissario Landi, per primo e con ciclicità ci ha sempre informato con dovizia di spiegazioni. Dal 5 gennaio al 3 novembre 2023 non abbiamo mai avuto nessun incontro.

Non è vero che è l’ODA a fare i sacrifici. I sacrifici li fanno solo i lavoratori che erogano i servizi. E la minaccia costante è che “se non facciamo sacrifici il posto di lavoro potrebbe non esistere” più. Questa minaccia viene regolarmente ripetuta, anche negli ultimi due incontri con il Commissario Straordinario e per lettera dall’Arcivescovo Renna.

Nessuno “promette scorciatoie facili di promesse evanescenti”. La verità è solo che l’ASP paga sempre puntualmente i servizi che i lavoratori erogano con costanza e dedizione, ma i soldi di questi servizi, anziché arrivare sotto forma di stipendi, vengono intercettati dall’oda e utilizzati per “ridurre il proprio debito con l’erario tramite un robusto piano di rottamazione delle cartelle che impone però il pagamento puntuale delle rate, pena la decadenza del beneficio “. Nondimeno la Fondazione deve fare fronte agli oneri tributari, previdenziali e finanziari. Il più piccolo passo falso significherebbe solo una cosa: la chiusura”. Ed ecco che lo spauracchio si ripete.

Della paura che sull’ODA venga messa una “pietra tombale” non possono farsene carico i lavoratori che già vivono situazioni di grande sofferenza proprio per la mancanza di stipendi.

Quella che il nostro Arcivescovo chiana “affezione, finanche amore” è sicuramente l’atteggiamento che ogni dipendente ha nei confronti degli utenti, sempre e comunque.

È verissimo che i dipendenti dell’ODA  sono “la spina dorsale dell’ODA, ma non possono essere una macchina per fare i soldi con i quali l’ODA paga i suoi debiti. I lavoratori sono sempre stati fieri del proprio lavoro, ma di quel lavoro che assicura dignità e li rende fieri, altrimenti si chiama sfruttamento, e quello si “li  fa abbandonare alla sfiducia e all’amarezza” di cui l’Arcivescovo sembra essersi accorto.

E ancora, i conti “apposto” di cui parla Monsignor Renna tengono presente soll del debito che l’ODA sta risanando, ma queste operazioni ne producono costantemente altri verso i lavoratori. Che risanamento è? Si evince quindi che quello con i lavoratori non viene considerato debito, palesando cosi il mancato rispetto nei loro confronti.

Infine l’Arcivescovo vorrebbe incontrare i lavoratori per le Festività Natalizie ma, in mancanza di regolarità retributiva fino a Natale, gli stessi non sono disposti a sentirsi ribadire le stesse scuse e le solite frasi fatte e soprattutto gli insulti che in data 6 novembre presso l’Arcivescovado dopo essere stato ricevuto, Monsignor Renna si è permesso di rivolgere al  Segretario del Sindacato USB (per l’esattezza è stato tacciato di  “ragionare come un antico siciliano Mafioso) sol per il fatto di controbattere le tesi sostenute da Monsignor Renna.

Infine, l’auspicio che ancora una volta si vuol rivolgere all’opinione pubblica, è quello dei comportamenti umani che ci si aspettano sopratutto dal “ Buon pastore ”, e su questo vi è tanto da meditare.  


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