CATANIA. Un ritorno a grande richiesta, anzi a furore di popolo. Tale è lo straordinario richiamo esercitato sul pubblico da due beniamini delle platee come il violinista Uto Ughi e il pianista Francesco Nicolosi, che si esibiranno ancora una volta in duo al Teatro Massimo Bellini dopo il trionfo della scorsa stagione. L’appuntamento è per oggi, domenica 28 maggio, alle ore 17.30 nell’ambito dei recital della stagione di concerti, premiata da ripetuti sold out.
Ughi e Nicolosi, quest’ultimo per diverse stagioni direttore artistico dell’ente lirico etneo, affronteranno insieme celeberrime creazioni, a partire dalla Ciaccona in sol minore di Tommaso Antonio Vitali, violinista e compositore, figlio d’arte, ammiratore perfino dal famoso teorico musicale e compositore padre Giovanni Battista Martini.
La Ciaccona rivela una forte personalità anche stilistica, che differenzia Tommaso dal pur noto padre Giovanni Battista. È un soliloquio meditativo che inizia in modo molto chiaro e lineare, ma via via si complica, sia sul piano formale che sia espressivo, in un crescente virtuosismo che porta a confermare la dubbia attribuzione a Vitali figlio.
Seguirà la Sonata n. 9 op. 47 di Beethoven, dedicata in un primo momento dal compositore a Bridgetower, il violinista che lo aveva accompagnato nella prima esecuzione viennese del maggio 1803. Ma dopo un furioso litigio, il Titano di Bonn trasferi la dedica a Kreutzer, celebrato violinista parigino, che tuttavia non la eseguirà mai ritenendola troppo difficile.
La sonata “a Kreutzer” resta tra le composizioni predilette dal pubblico e dai maggiori interpreti per l’impegno espressivo e tecnico che richiede. A questa creazione s’ispira un racconto di Tolstoj.
La sonata si sviluppa in tre movimenti; al fuoco del primo e del terzo si contrappone l’estatico Andante con variazioni.
Ultimo brano in programma è Introduction et Rondò capriccioso in la minore op. 28 di Camille Saint-Saëns, concepito nel 1870 appositamente per il sommo violinista Pablo de Sarasate, da qui i colori e le movenze spagnoleggianti di cui è intriso il brano dallo sviluppo ancora una volta spiccatamente virtuosistico. Lo ascolteremo nella trascrizione di Georges Bizet per violino e pianoforte, che prevede la tastiera al posto dall’orchestra.