CATANIA. Il pizzo al negozio di giocattoli è contestato a Lorenzo Michele Schillaci, originario di Troina, in provincia di Enna, e al catanese Giuseppe Scaletta. I due, in concorso con un’altra persona, sono accusati di aver costretto l’amministratore di una Srl della provincia a pagare una somma annuale di 2 milioni di lire, poi convertita, in euro, a 2 mila euro l’anno. L’ipotesi è che sia andata avanti dal 1990 al novembre 2019. La vittima sarebbe stata minacciata facendo valere l’appartenenza al clan Santapaola-Ercolano; e inoltre, dopo che aveva subito una rapina, facendo notare che si sarebbe dovuta “sistemare”, che avrebbe dovuto pagare il pizzo. Un po’ come dire che se non paghi la mafia, queste cose, “succedono”.
E’ quanto abbiamo raccontato e scritto tra le pieghe dell’ordinanza che ha portato all’operazione “Sangue Blu”, che ha decapitato i vertici del clan Santapaola-Ercolano.
Ma c’è anche un caso di pizzo che avrebbe riguardato poi un ristoratore di Catania centro, costretto a pagare 3 mila euro l’anno in due rate: metà a Natale e metà a Pasqua. Sarebbe andata avanti dal 2008 al 2017. Questa ipotesi è contestata a un indagato a piede libero, accusato di aver fatto l’esattore del pizzo dal 2013 al 2015.
Altri indagati sono accusati del pizzo ai danni di una società di zootecnica, costretta a pagare, nel 2017, 750 euro ogni tre mesi; altri ancora di aver estorto somme fino a 4 mila euro al mese agli amministratori di una società che gestiva un magazzino di carico e scarico merci. Tre indagati, infine, sono accusati di aver costretto il titolare di un ingrosso di abbigliamento a pagare, dal 2010 all’8 ottobre 2020, 1.035 euro al mese, l’equivalente di due milioni di lire, a titolo di protezione.
La tentata estorsione da 200 mila euro allo stabilimento balneare
Il presunto boss Francesco Napoli, in concorso con i giovanissimi Corrado Gabriel Muscara e Vincenzo Pino, è accusato di tentata estorsione ai danni della società che gestisce uno stabilimento balneare nella Playa di Catania. Avrebbero tentato di costringerla a pagare 200 mila euro. L’episodio risalirebbe a 18 giugno 2021. A parlarne sono stati i due collaboratori di giustizia Corra e Scavone, che hanno riferito di aver partecipato all’organizzazione, individuando i due ragazzi. Cosa Nostra avrebbe fatto trovare all’ingresso del lido una bottiglia di benzina con un foglietto su cui era stato scritto: “200 mila euro o ti cerchi l’amico, 2 giorni di tempo”. Una minaccia a dir poco esplicita e perentoria, per cercare di costringere la vittima a pagare; che tuttavia sarebbe caduta nel vuoto, tant’è che la contestazione è “tentata estorsione”.