CATANIA – In caso di rottura delle protesi al seno, se il personale sanitario ha lavorato correttamente, l’azienda ospedaliera non può essere ritenuta responsabile dell’accaduto.
Lo ha stabilito la quinta sezione civile del Tribunale di Catania in merito al giudizio intentato da una donna che si era sottoposta a una operazione di mastoplastica additiva all’interno dell’ospedale ‘Cannizzaro’ di Catania.
La rottura delle protesi al seno
La vicenda risale al 2016. Quando, cioè, la donna si era sottoposta e a un delicato intervento chirurgico per risolvere un problema alle ghiandole mammarie causato dalla gravidanza. Due anni dopo, però, una delle due protesi si è rotta e la paziente è dovuta entrare nuovamente in sala operatoria.
Per questo motivo si è rivolta ai giudici, citando in giudizio il ‘Cannizzaro’, l’Asp di Catania e la società che ha fornito le protesi mammarie. L’azienda ospedaliera era difesa dall’avvocato Luigi Randazzo dello studio legale Gierrelex, che è riuscito a documentare l’assenza di “profili di responsabilità professionale” dei medici.
La decisione dei giudici
Anche per questo motivo, Il Tribunale di Catania – supportato dalle risultanze della consulenza tecnica d’ufficio (ctu) – ha dichiarato che non è possibile far discendere dalla rottura delle protesi alcuna responsabilità dell’Azienda ospedaliera. La sentenza è del 15 settembre 2025 e mette ordine alla questione.
Per quanto concerne l’Asp di Catania, il giudice ha dichiarato il difetto di “legittimazione passiva”, poiché l’azienda non ha svolto alcun ruolo nella vicenda.
La società fornitrice delle protesi mammarie non sarebbe riuscita, invece, a dimostrare che non si trattasse di un difetto di fabbricazione delle stesse protesi. Per questo motivo è stata condannata al risarcimento del danno. La cifra stabilita è di 8mila euro, non gli oltre 40mila euro inizialmente richiesti dalla stessa paziente.

