CATANIA – C’è pure una sorta di testimonianza extragiudiziaria resa da un indagato durante una registrazione tra presenti, nell’inchiesta-scandalo sulla Società degli Interporti Siciliani spa. L’amministratore unico, Rosario Torrisi Rigano – uno degli arrestati ai domiciliari per corruzione e peculato – viene registrato da alcuni dipendenti, nell’ambito di un confronto interno sulla posizione di Cristina Sangiorgi, vicinissima all’ex deputato Antonino D’Asero. Sia Sangiorgi che D’Asero figurano tra gli indagati dell’inchiesta con l’ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità, proprio relativamente alla posizione della Sangiorgi nella società.
La donna sarebbe stata aiutata su pressione di D’Asero, che avrebbe sollecitato ripetutamente gli ex assessori regionali Marco Falcone e Gaetano Armao.
Le frasi di Torrisi, va evidenziato, sono tutte da verificare, da leggere e contestualizzare attentamente: tirano in ballo esponenti della vecchia giunta regionale e persino lo stesso presidente Musumeci, il quale, va sottolineato, non figura neppure tra gli indagati e dai tabulati acquisiti dagli investigatori sarebbe emerso con Torrisi un solo breve contatto telefonico. Va sottolineato inoltre che Torrisi era amministratore di una società della Regione, dunque non è affatto anomalo che sentisse per telefono il presidente in carica.
L’oggetto del contendere, nel dialogo registrato tra Torrisi e i dipendenti, era il reintegro della Sangiorgi, licenziata e poi reintegrata dallo stesso amministratore. Torrisi spiega ai dipendenti il reintegro, secondo la registrazione che figura nell’ordinanza, dicendo: “Io sono giunto a questa scelta non per mia volontà, ma perché così ho dovuto fare (…) perché anche io ho un datore di lavoro, la Regione Siciliana, e soprattutto quando la richiesta mi viene presentata in termini disgiuntivi: o fai o fai, da parte del Presidente della Regione e da parte dell’Assessore alle Infrastrutture, quando mi si dice la tua testa vale quanto quella della signora, mi trovo obbligato a fare delle scelte (…) ma dopo… a furia di riunioni, due in particolare fatte con l’Assessore e una fatta col presidente della Regione (…) in cui sono stato in maniera molto decisa redarguito sui miei comportamenti, ho dovuto fare delle scelte, sono stato obbligato a fare delle scelte (..)”.
Questo perché a detta di Torrisi la signora avrebbe avuto alle spalle una persona potente, “che ha un peso politico, perché la questione è esclusivamente politica”. Evidente appare il riferimento a D’Asero, il quale, secondo Torrisi, avrebbe preteso “certi tipi di atteggiamenti da parte del Governo regionale”, per via dei quali lui non si sarebbe “potuto sottrarre”. Una decisione sofferta, il reintegro, a cui non avrebbe potuto opporre un diniego, in sostanza, pur sapendo che se avesse voluto rifiutarsi gli sarebbe bastato dimettersi. E questo perché, ha detto ai dipendenti, lui faceva l’amministratore perché in questo momento viveva “con gli emolumenti”. “Non è una cosa che coinvolgeva solo me – avrebbe detto, infine – ma coinvolgeva la mia famiglia”.