Caterina e Rita, le vittime di mafia che turbano l'antimafia

Caterina e Rita, le vittime di mafia che turbano l’antimafia

Il passaggio di casacca e le polemiche. Il sostegno di Rita Dalla Chiesa.

Il passaggio a Forza Italia di Caterina Chinnici può essere letto come un tradimento politico del Pd e del centrosinistra? E’ una interpretazione legittima. Può essere, allo stesso modo, vissuto come una mossa contraria al principio essenziale dell’antimafia, quasi una bestemmia, perché la figlia di una vittima di mafia si è accasata nel partito che ha tra i suoi fondatori Marcello Dell’Utri, protagonista di risapute vicende giudiziarie? E’ una tentazione polemica molto forte e suggestiva che sarà sempre di più usata come strumento di accusa.

Non a caso – come era prevedibile – parecchie voci autorevoli si sono già levate, in forma di critica, su giornali o social. Ma ce ne sono altre che vanno in senso contrario. Ecco, per esempio, l’augurio che Rita Dalla Chiesa, figlia del generale assassinato, rivolge alla figlia del consigliere istruttore dilaniato dalla bomba di Cosa nostra.

“Sono felice che Caterina Chinnici abbia scelto di unirsi a noi – si legge in una agenzia -. La sua presenza non potrà che rendere più incisiva la lotta alla mafia di Forza Italia. Caterina e io abbiamo vissuto lo stesso dolore. Non dimentico l’aiuto psicologico che diede suo padre ai miei fratelli e a me quando venne ucciso il mio”.

E ancora: Con Falcone ha passato ore ad ascoltarci, a scrivere le nostre testimonianze, a chiedere, a cercare di capire. Un uomo che quando fecero saltare in aria, quel maledetto 29 luglio dell’84, strappò anche a noi, oltre che alla sua famiglia, una figura importantissima di riferimento morale e affettivo. Sapere di ritrovare Caterina nella mia stessa famiglia politica è come dare forma al valore delle idee che hanno caratterizzato il nostro percorso di vita. Ci lega anche un’altra cosa. Una sera mi si presentò davanti un giovane tenente in divisa. Si mise sull’attenti e mi disse ‘Signora Rita, questa divisa io l’indosso per onorare suo padre’. Era il figlio di Caterina”.

La signora Dalla Chiesa, dal canto suo, ha già subito un abbondante e ributtante linciaggio social per la decisione di candidarsi con i berlusconiani. Apprezzamenti che, in diversi casi, andarono oltre le semplici osservazioni polemiche. Ora parla da forzista, ma pure da figlia. Infatti, sia Caterina che Rita, vittime della mafia, non avrebbero qualcosa di meno dei tanti che hanno sofferto, se qualcuno fosse così cinico da immaginare una classifica della mutilazione. Sono persone che hanno sperimentato un immenso dolore. Sono figlie che hanno perso un padre nel più atroce degli eventi. Sono donne della politica, con la stessa dignità delle altre, visto che l’argomento è spesso tirato in ballo.

Nella nota di Rita Dalla Chiesa e nella decisione di Caterina Chinnici c’è perlomeno una visione diversa anche dell’antimafia e la rivendicazione di un diritto di partecipazione, alla luce di scelte che, ovviamente, possono essere oggetto di discussione, mai di demonizzazione. Un segnale da non sottovalutare per l’antimafia dura e pura che, sovente, fabbrica miti e simboli solo per distruggerli. (rp)


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