C'è la Banca del Mezzogiorno | Ma qualcuno lo sa? - Live Sicilia

C’è la Banca del Mezzogiorno | Ma qualcuno lo sa?

La "creatura" di Tremonti
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C’è chi l’ha definita una nuova versione della Cassa per il Mezzogiorno. Chi è sicuro che sarà un carrozzone. E chi, invece, crede che potrà effettivamente promuovere lo sviluppo e incentivare gli investimenti nel Meridione. Nelle 8 regioni del Sud (Sicilia compresa) è ufficialmente nata la Banca del Mezzogiorno ed è operativa dai primi di gennaio, ma nessuno o quasi se n’è accorto. Dopo tanti anni di dibattiti economici e scontri politici, il progetto è partito in sordina, forse perché il suo big sponsor Giulio Tremonti (nella foto) non è più ministro dell’Economia. Oppure perché il governo Monti ha altro a cui pensare, mettendo in secondo piano l’iniziativa che vede protagonista una partecipata del ministero dell’Economia, Poste italiane spa.

L’insegna non si vede – almeno per il momento è così – perché l’istituto di credito si appoggia interamente alla rete postale. Nei mesi scorsi l’a.d. di Poste italiane, Massimo Sarmi, aveva annunciato che al Sud gli sportelli sarebbero stati complessivamente 250, così come autorizzato da Bankitalia. In Sicilia la “banca” è in funzione soltanto a Palermo, presso l’ufficio PostaImpresa di via Ausonia. “Siamo in fase sperimentale”, spiega il responsabile dell’area Sicilia di Poste italiane, Antonino Foti. Che aggiunge: “Nei prossimi mesi partiranno gli slot successivi e anche altri sportelli di Poste saranno abilitati a vendere i prodotti della Banca del Mezzogiorno. Le prossime fasi riguarderanno sicuramente Catania e un potenziamento a Palermo”. Ad oggi nell’Isola nessun mutuo è stato ancora stipulato con il marchio “Banca del Mezzogiorno”. “È presto”, rassicura Foti. “Siamo operativi dal 2 gennaio – prosegue – e ancora non sono trascorsi i tempi tecnici necessari per concedere un prestito”.

Il progetto di creare una banca del Mezzogiorno è vecchio. D’altronde quella del credito è sempre stata una questione molto sentita da Roma in giù dove il costo del denaro è maggiore rispetto al Nord (e i Forconi ne sanno qualcosa). Un tema, insomma, di cui si è sempre parlato tanto che il governo Berlusconi l’aveva anche inserito tra priorità del piano Sud. Tremonti ne ha fatto un suo cavallo di battaglia, ipotizzando perfino titoli e bond creati ad hoc per il Sud. L’idea era ben congeniata: oltre a Poste, era previsto che anche le banche di credito cooperativo e le popolari avessero un ruolo nell’iniziativa, in modo da rendere più capillare la rete sul territorio (questo aspetto, però, al momento sembra congelato e le bcc sono fuori). Lo scorso agosto, dopo il placet di Bankitalia, la svolta con l’acquisizione da parte di Poste del 100% di Mediocredito centrale, l’istituto di Unicredit specializzato nei finanziamenti a medio-lungo termine. Costo dell’operazione: 136 milioni di euro. Nominati anche i vertici: Sarmi alla guida del cda e il banchiere di lungo corso Piero Luigi Montani sulla poltrona di amministratore delegato della nuova Mcc ribattezza “Banca del Mezzogiorno” (“Banca del Sud”, altro nome sul tavolo, era già stato preso, ndr). Insomma, tutto era pronto per il taglio del nastro della banca che Tremonti aveva definito “un gigante”.

Poi, con il nuovo governo, il rallentamento che gli scettici aveva anche scambiato per uno stop. La macchina, però, si era già messa in moto e senza troppe cerimonie è nata la banca. Ma allo stato attuale più che un “gigante”, la Banca del Mezzogiorno sembra un topolino partorito dalla montagna.

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