PALERMO – Da Palazzo Ventimiglia Geraci, in corso Vittorio Emanuele, a Palazzo Rammacca a piazza Garraffello, da Palazzo Rosselli all’Albergheria a Palazzo Ragusa al Cassaro, passando per Palazzo Arezzo, Palazzo Filangeri o Palazzo Burgio. Sono questi alcuni degli edifici del centro storico di Palermo che torneranno all’antico splendore grazie agli 11 milioni di euro del settimo bando del Comune: un iter iniziato nel 2016 e che soltanto adesso è entrato nel vivo con la pubblicazione della graduatoria definitiva.
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Si tratta delle economie dei bandi che si sono succeduti nei decenni, a partire dal 1993 quando la Regione mise sul piatto 170 miliardi di lire per riqualificare la parte più antica del capoluogo: un processo di rinascita in cui però sono rimasti dei buchi neri e che non sempre ha dato i risultati sperati. L’amministrazione Orlando ha così raschiato il fondo del barile e deciso di rimettere in circolo i fondi rimasti, puntando soprattutto sull’edilizia degradata anche alla luce dei crolli di questi anni.
Perché in centro storico, spesso e volentieri, ci si imbatte in immobili puntellati, coperti dalle reti o con ancora i segni dei bombardamenti: uno stato di degrado, e a volte di pericolo per la pubblica incolumità, che può dipendere dalla mancanza di soldi per i lavori ma anche dall’elevato numero di proprietari che magari non si mettono d’accordo. Casi diversi l’uno dall’altro, ma che erano accomunati dall’esigenza di intervenire in modo deciso.
In totale per il settimo bando sono stati ammessi 87 gli interventi, 11 in più rispetto alla classifica provvisoria e che comprendono otto coperture, 37 interventi parziali e ben 42 su intere unità edilizie con un volume totale delle unità edilizie di 316 mila metri cubi e condominiali di 34 mila metri cubi. In totale sul piatto ci sono 11,7 milioni di euro, di cui 8,9 in conto capitale e quasi 2,8 in conto interessi, che andranno a ben 447 proprietari; di questi, quasi 1,9 milioni sono destinati a 25 immobili fortemente degradati su cui il Comune ha puntato molto.
C’è da dire però che per la maggior parte si tratta di persone non residenti in centro storico: se si prendono in considerazione per esempio i palazzi storici, su 15 soltanto uno fa capo a chi vive nella zona e sui beneficiari soltanto quelli di tre opere sono residenti. L’elenco è comunque vasto e comprende numerosi gioielli che insistono sul Cassaro, in via Maqueda o all’Albergheria, tanto per citarne alcuni. C’è il Palazzo Ventimiglia di Geraci, che sorge in corso Vittorio Emanuele accanto al museo Riso: un edificio che al piano terra ospita una banca ma che presenta, per il resto, il segno dei bombardamenti. Qui, complici piazza Bologni pedonalizzata, il museo regionale e la sede Unesco a Palazzo Gulì, investire è tornato conveniente anche se il Comune finanzierà solo il restauro: il ripristino dei piano ormai scomparsi sarebbe a carico dei privati.
Gli interventi totali, cioè in cui il pubblico finanzia più del 51%, riguardano anche Palazzo Ragusa e Palazzo Arezzo al Cassaro, Palazzo Rosselli all’Albergheria ma soprattutto Palazzo Rammacca alla Vucciria: grazie agli interventi privati sul Mazzarino, piazza Garraffello si appresta a rinascere. Ci sono poi gli interventi parziali (dove cioè il contributo è inferiore al 51%) per i palazzi Piraino, Roccaforte, Bologna, Filangeri, Gravina, Petyx e Burgio. E infine le coperture di Palazzo Santa Margherita, Airoldi e Barlotta di San Giuseppe.
“Questo intervento rappresenta un altro grande passo sul fronte del recupero del patrimonio edilizio e sul fronte della riattivazione di un circolo virtuoso di economia in un settore, quello dell’edilizia, particolarmente colpito dalla crisi – dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Emilio Arcuri – Il particolare pregio di questo bando e dei progetti approvati è che si tratterà di lavori non invasivi, non aggressivi del territorio, ma anzi di riqualificazione e per la sicurezza, a conferma del fatto che ‘cemento’ non vuol dire sempre ‘speculazione’ o ‘cementificazione’”.
Il bando ha escluso agenzie e aziende e stanzia fondi che in realtà devono integrare quelli privati, il che fa prevedere che in totale gli interventi comporteranno investimenti che in totale potrebbero anche raddoppiare gli 11 milioni pubblici. Se poi si considerano anche i soldi che i proprietari dovranno impiegare, per esempio, sugli impianti, la cifra potrebbe lievitare ulteriormente dando una boccata d’ossigeno all’edilizia. Adesso ai beneficiari toccherà trasmettere la documentazione e poi, tra 15 giorni, si partirà con l’istruttoria tecnica, l’acquisizione dei pareri urbanistico-edilizi, la verifica e approvazione dei computi metrici e infine la determinazione dell’importo di contributo da assegnare a ciascun beneficiario con un formale provvedimento.
Non è un mistero che il Comune punti a prevenire ulteriori crolli in centro storico e a sanare l’edilizia fortemente degradata. Negli anni Novanta sono stati quattro i bandi emanati e finanziati con 170 miliardi di lire dalla Regione, con una legge del 1993: gli avvisi sono datati 1995, 1997, 1998 e 1999. Il quinto e il sesto risalgono invece al 2002 e al 2006, finanziati con la Cassa depositi e prestiti. I soldi, però, non sono stati spesi tutti e la crisi ha fatto il resto, bloccando i lavori e lasciando alcune somme inutilizzate.
Secondo il censimento effettuato nel febbraio del 2014 dagli uffici comunali, a Palermo ci sono 1.458 edifici bisognosi di interventi. Di questi 228 sono casi urgenti, 304 edifici pericolanti e 901 degradati, con un trend decrescente rispetto al 2010 (1.535) e al 2007 (1.573). La mappatura, che comprende gli antichi quattro mandamenti (Palazzo Reale, Castellammare, Tribunale e Monte di Pietà) ha messo in luce le condizioni difficili di interi quartieri: da via Maqueda al Capo, dalla zona del Tribunale alla Vucciria, passando per i mercati storici e l’Albergheria.
LE REAZIONI
“Con la pubblicazione del Bando e con la significativa cifra 11,7 milioni di euro, di cui 8,9 in conto capitale i 447 proprietari potranno ristrutturare gli immobili fortemente degradati – dice Tony Sala di Palermo 2022 – Si è chiuso finalmente il cerchio avviato in consiglio comunale. Si voleva recuperare il patrimonio edilizio storico della città e allo stesso tempo dare ossigeno, riattivare il settore edile ormai al lumicino. Esorto tutti al rispetto delle regole, soprattutto quelle che riguardano la sicurezza nei cantieri edili perché numerosi e anche gravissimi sono gli infortuni sul lavoro. Sono sicuro che gli enti preposti non lasceranno cadere nel vuoto questo appello”.
“I circa 11 milioni di euro che stanno per arrivare sul centro storico di Palermo, non devono rappresentare l’ennesima occasione persa per il risanamento di buona parte della città, fermo da troppo tempo. Insieme con il recupero dei palazzi che ancora portano i segni della seconda guerra mondiale, il Comune deve mettere mano pure ad una profonda riqualificazione dei servizi, a cominciare dalle fognature, per evitare che ogni pur minima pioggia si trasformi nella solita emergenza”. Lo afferma Sabrina Figuccia, consigliere comunale dell’Udc di Palermo, che prosegue: “L’ultimo esempio, in ordine di tempo, è quello di via Porta di Castro, a Ballarò, divenuta tristemente nota perché ogni goccia di pioggia la trasforma in un vero e proprio fiume per il rafting. Ma, il pericolo maggiore da evitare è quello di sprecare quest’occasione con interventi inutili o, ancora peggio, dannosi sul nostro patrimonio storico. Purtroppo, nel passato non sono mancati casi di utilizzo improprio di queste somme. Adesso, invece, la priorità deve essere quella di recuperare palazzi storici, mettendoli in sicurezza, con il rifacimento di tutte le opere urbanistiche necessarie (fogna, rete idrica, illuminazione pubblica, parcheggi, ecc.) affinchè chi ha scelto di abitare in pieno centro non debba sentirsi un cittadino di serie B, privo dei servizi minimi essenziali e in balia persino degli agenti atmosferici”.