Centrodestra, il rebus Musumeci |Tre scenari per le Regionali - Live Sicilia

Centrodestra, il rebus Musumeci |Tre scenari per le Regionali

Rottura, candidatura imposta o dialogo. Tre strade per una coalizione che ancora non c'è.

Verso le elezioni
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PALERMO – Il centrodestra siciliano a un passo dalla rottura in vista delle Regionali. Oggi alle 11 Nello Musumeci ha convocato i giornalisti per dire la sua. La conferenza stampa ha un titolo che è tutto un programma: “Dalle amministrative alle regionali, il tempo del civismo politico”. Un parallelismo chiaro con la vittoria di Leoluca Orlando a Palermo, un candidato fuori dai partiti. Come Nello Musumeci, con il suo movimento #DiventeràBellissima. Attorno al quale si stanno coagulando gli esponenti di quel polo sovranista, salviniani, Fratelli d’Italia e vecchi volti della destra finiana.

La tensione nell’area è molto alta e siamo ormai ben oltre le fibrillazioni. Gianfranco Miccichè ha invitato pubblicamente Musumeci a sedersi attorno a un tavolo per discutere. Forza Italia non accetta imposizioni, né fughe in avanti. Ma il tentativo di organizzare un incontro sarebbe naufragato in queste ore. Musumeci tira dritto, si appella all’impegno non rispettato da Forza Italia per le primarie e sembra non intenzionato a recedere. Anche se assicura a chi gli parla che non ha intenzione di rompere con gli alleati.

Un quadro che può aprire tre possibili scenari. Il primo, complicato, è quello di un copione simile a quello visto cinque anni fa dalle parti del Pd. Quando Crocetta impose la sua candidatura come un dato di fatto al Pd, che privo di un’alternativa e trascinato dagli alleati dovette accodarsi. Ma è proprio questo il tipo di epilogo che Miccichè non vuole, non accettando imposizioni che sarebbero “ricattatorie”, ha detto. “Non ho impost la mia candidatura, l’ho semmai proposta alle primarie”, dice dal canto suo Musumeci a chi gli muove questa obiezione.

E allora, il secondo scenario possibile è quello di una nuova spaccatura, come cinque anni fa. Con un candidato “civico” gradito ai “sovranisti”, Musumeci, e un candidato “moderato”, sostenuto da Forza Italia e centristi, con la new entry Ferrandelli e chissà, magari qualche pezzo di mondo alfaniano poco incline a patti politici con la sinistra. Un’ipotesi che il grosso del centrodestra vorrebbe evitare.

E poi c’è la terza opzione, quella per la quale lavorano le colombe forziste e di #DiventeràBellissima. Evitare strappi e provare a ricucire. Cercando il confronto, ma uscendo dallo stallo. Sempre che oggi Musumeci non imbocchi una strada del non ritorno.

Giuseppe Catania, primo coordinatore di Forza Italia in Sicilia nel ’94, poi tra i fondatori di #DiventeràBellissima, lancia un appello al dialogo: “Se il movimento non trova una connotazione di sintesi tra i moderati e il centrodestra andrà a finire in un polo sovranista che vede ritornare a galla la vecchia destra. Se noi vogliamo vincere c’è una sola strada: sederci tutti insieme con Nello Musumeci, Gianfranco Miccicihè e tutti gli alleati, vecchi e nuovi. Credo che Musumeci possa essere il candidato migliore e di tutti. Bisogna deciderlo insieme. Divisi si perde e si fa passare la Sicilia da Crocetta ai 5 Stelle”.

C’è ancora tempo per un’intesa? Molto si capirà da cosa dirà oggi Musumeci. Miccichè l’altroieri ha invitato tutti al confronto ma intanto mostra i muscoli: “Le liste col simbolo di Forza Italia sono ovunque sopra la media dell’8%, a Trapani abbiamo raggiunto il 15,2%, abbiamo raddoppiato il numero di consiglieri ed eletto decine di sindaci. Questi sono i numeri della ripartenza di Forza Italia in Sicilia”.

“Partivamo da un solo sindaco uscente e oggi abbiamo quattro sindaci eletti al primo turno e altri quattro al ballottaggio  – continua Miccichè – . La scelta di presentarci col nostro simbolo è stata premiata. Avola, Scordia, Palagonia, Paternò, Acicatena, Palma di Montechiaro, Sciacca, Piana, Chiusa Sclafani, e Termini Imerese. E tanti altri piccoli comuni in cui Forza Italia ha conquistato la fascia tricolore. Queste le cifre del nostro successo. La matematica non è un’opinione – conclude Miccichè -. Abbiamo ribaltato il risultato delle ultime consultazioni dove non si era arrivati nemmeno al 5%”. Insomma, l’uomo del 61 a 0 rivendica la centralità dei berlusconiani nella coalizione.

Anche Rino Piscitello, portavoce del Movimento Nazionale Siciliano, invita i duellanti alla calma. “E’ necessario che tutti siano capaci e disponibili a fare un passo indietro e a sacrificare qualcosa. Vengano quindi ritirati i veti su ogni singola candidatura e allo stesso tempo nessuno consideri la propria come l’unica candidatura possibile. Si apra un confronto serrato e senza sosta per individuare la  candidatura capace di costituire il minimo comune denominatore  dell’intera coalizione alla quale ognuno deve apportare il proprio  contributo nell’interesse della Sicilia. Fu allora un errore sospendere le primarie dopo averle avviate. Errore più grande sarebbe però adesso spaccare la coalizione”.

Marco Falcone, capogruppo forzista all’Ars, è fiducioso e la mette così: “Se c’è un candidato migliore se ne parli. Sennò si vada su Musumeci, che però deve evitare fughe in avanti. Io sono ottimista e penso che si troverà la quadra. Il centrodestra unito vince”.

Intanto, ai confini centristi, qualcosa si muove. L’entusiasmo per l’esperienza “civica” di Palermo manifestato da pezzi di partito all’indomani dell’esperienza della lista comune col Pd a Palermo non convince tutti tra gli alfaniani. “Non siamo d’accordo con il collega Misuraca che pensa di replicare, in vista delle regionali, il modello Palermo dove i nostri candidati sono confluiti in una lista civica con quelli del Pd”, osservano il senatore Bruno Mancuso e il deputato Nino Bosco di Alternativa popolare. “Pensare ad un progetto “civico” per contrastare il populismo grillino, mettendo insieme Alternativa Popolare, PD, sinistra radicale e pezzi della società civile, non ci sembra una buona soluzione, ma piuttosto un’ammucchiata informe, un minestrone in salsa siciliana che non serve a nessuno, tanto meno ai siciliani. – dicono i due parlamentari – Crediamo, come Alternativa popolare, insieme alle altre forze moderate e di centro, di avere in Sicilia i numeri e la centralità per offrire e guidare una proposta sostenibile, di matrice politica, da condividere con chi si riconosce nei valori liberali, democratici, popolari e riformisti”. Insomma, se un pezzo di destra si sgancia, un pezzo di centro potrebbe essere pronto a subentrare.


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