"Centrodestra in un unico partito| Ma Micciché vada in pensione" - Live Sicilia

“Centrodestra in un unico partito| Ma Micciché vada in pensione”

L'intervista a Vincenzo Figuccia. Il parlamentare dell'Udc sempre più vicino alla Lega, sogna "un partito repubblicano".

Lo spazio che separa Vincenzo Figuccia dalla Lega di Matteo Salvini è sempre più stretto. Ex Forza Italia, ma eletto all’Ars tra le fila dell’Udc, oggi il parlamentare regionale è anche leader di un movimento che ha fondato e che si chiama “CambiAmo la Sicilia”. La sua appartenenza è al centrodestra per cui, più che un insieme di partiti, oggi sogna “un partito unico, come per i repubblicani americani”. Ma per Figuccia la destinazione sembra essere appunto la Lega. Il ministro dell’Interno, infatti, è indubbiamente – anche se non lo dice mai esplicitamente – il politico che Figuccia attualmente stima di più, attratto forse dalla sua difesa del territorio, che ieri erano solo le regioni del Nord, oggi è l’Italia e che Figuccia vorrebbe rileggere in chiave sicilianista.

Quando lo chiamiamo per l’intervista, Vincenzo Figuccia per parlare con noi lascia in sospeso per un po’ una discussione sul candidato per le prossime amministrative di Corleone, elezioni che si terranno il prossimo 21 ottobre in una tornata dedicata ai comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.

Chi è il candidato?

Un nome su cui, sono sicuro, farà quadrato tutto il centrodestra per uscire dalla fase triste del commissariamento del Comune. Ma non è il momento di svelarlo. Però voglio dire che quello che succederà a Corleone potrebbe raccontare il centrodestra di cui parleremo nei prossimi anni. Lo schema elettorale nazionale richiede una struttura unitaria. Il M5s non è in grado di arrivare al 40%, del centrosinistra è rimasta poca roba, il centrodestra è la sola risposta possibile. Ma un centrodestra che si riorganizzi come il partito repubblicano americano e che permetta di avere un governo stabile.

E chi vede alla guida di questo partito? Salvini?

Potrebbe.

E in Sicilia, invece, chi potrebbe rappresentare questo ipotetico partito?

Tutti i sicilianisti. I militanti che rievocano le due Sicilie, i Borboni, persino chi ricorda con nostalgia il mito di Salvatore Giuliano, un Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Insomma, tutti coloro i quali non sono schiavi di un sistema di gabbie che si chiama partitocrazia, ma coloro i quali lottano per la defiscalizzazione della benzina, per la tutela del grano siciliano, per il mantenimento delle tasse regionali sull’isola. In Sicilia non c’è piattaforma possibile rispetto a quella sicilianista. I valori sono quelli della territorialità, dell’appartenenza. Il Veneto e la Lombardia della Lega hanno ben interpretato queste istanze.

La Lega e Salvini tornano spesso nei suoi progetti per il futuro. Possiamo dire, sempre usando il condizionale, che arriverà a giorni la notizia di una sua adesione alla Lega?

Non starei mai con chi ha voglia di colonizzare la Sicilia, ma piuttosto con chi ha voglia di realizzare le cose di cui parlavo prima. Aspettiamo di vedere idee e proposte concrete. E comunque non sono l’unico a guardare con interesse al progetto di un partito unico che a livello nazionale possa essere in grado di governare e di avere maggiore autorevolezza in Europa. Con Renzi l’Italia era diventata un'”Italietta”, non riuscivamo ad esprimere posizioni, oggi invece quello che diciamo è tema di discussione.

In questo partito di centrodestra c’è anche Gianfranco Miccichè?

Ma fa parte del passato. Ha l’età di mio zio. Alla fine di questa esperienza spero per lui che si ritiri, glielo auguro. Potrà godersi il ruolo di nonno, con la sua pensione e il vitalizio. Anzi, forse dovrò chiedergli scusa per aver vinto la battaglia sull’abolizione dei vitalizi.

Se ne riparlerà a settembre all’Ars. In questa battaglia lei “gioca” con il Movimento 5 stelle. Ma crede che ci riuscirete?

Certe battaglie che sembrano impossibili, ci sono incrostazioni di anni e anni, ma la mattina ci si alza ogni giorno e bisogna credere in qualcosa e lottare. Negli anni delle vacche grasse non ci facevano caso che i parlamentari guadagnavano così tanto, e per sempre, oggi che la gente non può campare vuole maggiore impegno da parte nostra e io devo crederci che ci riusciremo. Se a livello nazionale ci sono riusciti, non vedo perché non dovremmo farlo pure noi.

Nella sua attività di parlamentare, anche se rientra tra “i 35” di Musumeci, spesso ha agito in maniera del tutto imprevedibile e a volte anche contro la maggioranza a cui appartiene. 

Mi hanno chiamato mina vagante, ribelle, don Chisciotte, Masaniello. Io so di essere un uomo libero, ovvero quello che ha la possibilità di arrivare in Aula avendo letto e studiato le carte e di sapere da che parte stare. Anch’io ho un padrone ed è il popolo. Il mio è un approccio pratico.

In nome di questa libertà – almeno, così aveva detto – ha rinunciato all’incarico di assessore ai Rifiuti nella giunta regionale. Dove sarebbe arrivato adesso se fosse rimasto?

Almeno sarei riuscito a porre in essere alcune azioni per la risoluzione del problema rifiuti in Sicilia che richiedono maggiore coraggio. Il buon Pierobon (l’attuale assessore ai Rifiuti, ndr) sta mettendo in campo tutto quello che ha, ma bisogna osare di più: la differenziata dipende da processi culturali che coinvolgono il modo di pensare dei cittadini, si tratta di processi culturali lunghi. Dissero: ‘Figuccia vuole fare i termovalorizzatori’. Bene, io non temo la tecnologia, non vi si annidano i mostri. A Manhattan, in pieno centro abitato, ci sono impianti realizzati con le nuove tecnologie e convivono con le normali e quotidiane abitudini dei residenti. Da noi, invece, i gestori delle discariche continuano a portare avanti i loro interessi. Lo dico chiaro e tondo: bisogna fare i termovalorizzatori.

Magari avrete modo di affrontare la riforma del settore all’Ars il prossimo autunno. Anche se in questi primi mesi non è che l’Assemblea regionale abbia prodotto tanto…

Sono molto arrabbiato, incazzatissimo, per lo stato di stallo in cui il parlamento trova anche perché così si delegittima. Nei primi nove mesi sono stato il parlamentare più produttivo, il problema è che poi, troppo spesso, gli atti rimangono insabbiati in procedure lente che sono fatte di inutili e lunghe riunioni fiume dei Capigruppo in cui forse parlano del sesso degli angeli. Alla fine sempre gli stessi tre-quattro soggetti decidono di perseguire solo tutto quello che interessa a loro.

Una delle sue ultime battaglie è stata quella per la Commissione Statuto, dove ha contestato la scelta di Elvira Amata, di Fratelli d’Italia, alla presidenza. 

Ho imparato che una cosa è l’autorità e un’altra è l’autorevolezza. Calare dall’alto nomi non è la strada giusta. Probabilmente la Commissione Statuto resterà un guscio vuoto. Finora, non ha prodotto atti e ha tradito una legittima aspettativa di chi guarda dall’esterno. E dire che di cose da fare ce ne sarebbero. Una proposta su tutte: diamo la possibilità ad alcuni comuni che si stanno spopolando di ritornare a vivere, creando zone di fiscalità di vantaggio, zone economiche speciali. Cittadini di tutto il mondo potrebbero decidere di trasferirsi sulle Madonie, sui Nebrodi, nelle aree interne della Sicilia, sulla costa del Ragusano. Una battaglia che quella Commissione si può intestare. Assieme a quella dell’insularità.

Che è rimasta in sospeso anche per l’iniziativa della sua capogruppo, Eleonora Lo Curto, di far passare la questione da un referendum.

La Lo Curto è una brava persona, sta portando avanti una battaglia, ma io credo che stiamo soltanto allungando la salsa…


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