PALERMO – Il “caso Palermo” tiene banco nel centrosinistra siciliano. E non potrebbe essere diversamente. La ricomposizione al novantesimo minuto del centrodestra crea più di un problema, anche nella prospettiva delle elezioni regionali d’autunno. Il primo sasso nello stagno giallorosso lo lancia il deputato dem e uomo di punta di Base Riformista in Sicilia, Carmelo Miceli che coglie la palla al balzo e con una nota al vetriolo è tornato sul tabù del campo largo.
Parole come pietre
“Davvero qualcuno pensa che a Palermo si possano vincere le elezioni puntando sulle divisioni del centrodestra e senza pensare di recuperare e strappare al centrodestra tutto ciò che è centro, moderato e autonomista?”, si chiede retoricamente il deputato palermitano allargando il ragionamento alle regionali. I punti cardinali rimangono il governo Draghi e l’elezione di Sergio Mattarella, elementi di una rivoluzione copernicana destinata a cambiare il volto del quadro politico. “Si potrebbe però obiettare: e che c’entra tutto questo con le amministrative di Palermo? C’entra eccome, perché solo uno stupido può pensare che queste amministrative non avranno una ricaduta e influenza decisiva sulle regionali siciliane di ottobre e che le regionali, a loro volta, non saranno il traino delle politiche di marzo 2023”, dice Miceli.
Pentastellati in affanno
Una bordata che arriva in un momento parecchio delicato per l’armata giallorossa alle prese con le prove tecniche di intesa sulle regole da individuare nella scelta del candidato alla presidenza con i pentastellati in affanno che domani, in occasione della terza riunione del tavolo, dovranno mettere sul banco delle proposte concrete. Tutto questo mentre in quel di Roma soffia un vento di maggiore autonomia dall’alleato piddino e in Sicilia ci si interroga su quanto si pagherà, già alle amministrative di Palermo, il fatto di avere cambiato pelle in termini di punti percentuale.
Frizioni e fughe in avanti
Senza dimenticare la polemica sull’apertura ai renziani di Italia Viva avanzata da Claudio Fava e fortemente criticata dal capogruppo del Movimento all’Ars Nuccio Di Paola. E mentre dem e pentastellati attendono di sfidarsi a distanza alle urne per capire chi si ritaglierà il ruolo di primo partito della coalizione, i Cento Passi lanciano la prima iniziativa di lancio della campagna per le primarie (o come le si vorrà chiamare) per Claudio Fava presidente. L’appuntamento è per venerdì prossimo a Catania. Una colazione a due velocità.