I provvedimenti dell’amministrazione comunale di Palermo, per ridurre la concentrazione di smog a Palermo, erano vanificati dalla mancanza di controlli da parte dei vigili urbani, in parte perché c’erano problemi di organico ed in parte perché spesso la polizia municipale si riuniva in assemblee sindacali proprio nei giorni in cui dovevano essere attuate le ordinanze”. Così l’ex assessore al Traffico, Lorenzo Ceraulo, spiega gli alti livelli di smog a Palermo, rilevati dalle centraline dell’Amia. Ceraulo è imputato d’abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Palermo, assieme al sindaco Diego Cammarata ed all’ex assessore all’Ambiente, Giovanni Avanti. Secondo la procura, non adottarono le misure necessarie per ridurre l’inquinamento in città.
“Abbiamo trovato una città senza le infrastrutture adeguate, per consentire l’adozione di misure drastiche, come il blocco totale del traffico – ha spiegato -. Non c’era un servizio di trasporto pubblico adeguato e quindi abbiamo fatto ricorso nel 2005-2006 a targhe alterne ed alle domeniche senza auto. Ma, senza i controlli dei vigili, tutto era vano. Allora abbiamo pensato alle Ztl, ma anche in quel caso erano necessari dei controlli che la polizia municipale non poteva assicurare. Da lì è poi partito il progetto delle telecamere per monitorare le Zone a traffico limitato e l’appalto”. Le Ztl, entrate in vigore nel 2008, furono poi sospese dopo poche settimane dal Tar, perché il provvedimento era stato adottato in assenza del Piano urbano del traffico. “Ci informammo con il ministero del Lavori pubblici – ha raccontato Ceraulo -. Ci dissero che potevamo, anche senza il piano del traffico, istituire le Ztl, ma non a pagamento. Questa ipotesi fu però respinta dall’avvocatura comunale. Dopo la decisione del Tar, comunque, io mi dimisi e quindi da quel momento in poi non so più nulla”.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo