Che bravi Munoz e Garcia | Gasperini è un mago? - Live Sicilia

Che bravi Munoz e Garcia | Gasperini è un mago?

"Non credevo più ai miei occhi, se, dopo una partita condotta all’insegna del bel gioco, possesso palla e rapidi capovolgimenti di fronte, mi toccava ammettere che, in fin dei conti, mi ero sbagliato alla grande nel giudicare mediocri se non scarsi alcuni calciatori rosanero"

IL PROCESSO DEL LUNEDI'
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Quando ieri, sul finir della partita, ho visto in rapida successione prima Barreto, poi Morganella, poi nientemeno che Garcia e, addirittura, Munoz tentare la via del gol, mi son chiesto: “Ma Gasperini è solo un allenatore oppure… un mago?”. Non credevo più ai miei occhi, se, dopo una partita condotta all’insegna del bel gioco, possesso palla e rapidi capovolgimenti di fronte, mi toccava ammettere che, in fin dei conti, mi ero sbagliato alla grande nel giudicare mediocri se non scarsi i vari Munoz, Morganella e Garcia. Sì, Garcia, che, tra tutte le colpe, una ne aveva in particolare: quella di “dover” sostituire un campione, oltre che un’autentica icona del tifo rosanero come Federico Balzaretti. Ebbene, proprio Garcia, mentre la partita declinava per ritmo e vigore atletico, rubava una palla a centrocampo e partiva in slalom verso il cuore della difesa avversaria. Dribblava un paio di genoani, corsigli incontro più increduli che determinati e, giunto a vista con Frey, piazzava il primo tiro quasi in scivolata. Tiro che gli veniva parzialmente frenato ma lui era ancora lì, arpionava quel pallone vagante e scaricava un tiraccio rasoterra che sembrava ineluttabilmente destinato al gol. Invece Frey, da quel grande portiere che è – solo che se ne ricorda a intervalli più o meno lunghi – con un prodigioso colpo di reni si gettava in tuffo e con la punta delle dita deviava in corner. Incredibile! Ma non era finita, perché sul corner si faceva vedere Munoz con un tuffo a filo d’erba: colpiva di fronte piena e la palla schizzava elettrica a un pelo dal palo di sinistra della porta genoana. E Morganella, che, pur sfiancato dal suo andirivieni a cento allora sulla sua fascia, lunga quant’è lunga, per tutti i novanta minuti, proprio allo scadere tentava la sortita e la falliva solo per un’inezia: la gamba di un avversario piovuta lì, all’ultimo istante, quando, dopo, c’era solo il gol.

Dunque, ripeto: mi sono chiesto chi era, cos’era Gasperini, se solo un allenatore o qualcosa di più e di misterioso. Perché solo lui sembrava convinto, dopo le partite di Bergamo e Pescara, che il Palermo-tipo era quello: con i Garcia e Morganella sulle fasce, con Rios e Barreto nel mezzo e, soprattutto, con Donati lì dietro, come centrale difensivo, lui che per una vita aveva giocato davanti alla difesa, tipo regista o centromediano metodista, che dir si voglia. Insomma, Gasperini era appena arrivato ed era già rivoluzione, con tante bocche storte vicino a lui, commenti severi e critiche brucianti, specialmente per avere escluso dall’undici titolare nientemeno che Miccoli, il re di Palermo e dei palermitani. Cioè, non solo dei tifosi ma di chiunque frequenti, sia pure saltuariamente, le vicende rosanero: Miccoli in panchina? Scandalo a cielo aperto, ovvero senza possibili attenuanti e giustificazioni. Delitto di lesa maestà. E io scrissi, subito dopo, che, conoscendo come lo conoscevo, sin dai tempi in cui giocava da ala tornante (fine anni settanta, inizio ottanta) difficilmente avrebbe cambiato idea e registro. Quindi temevo una vera sommossa anti-allenatore, specialmente se i risultati continuavano ad essere sempre gli stessi: zero gol e zero punti. Temevo, insomma, il suo integralismo e lo “denunciai” senza remore. E una volta di più mi sbagliavo, perché lui sì è un po’ integralista, nel senso che ha un’idea di calcio (il noto e collaudato 3-4-3) e non vi rinuncerebbe per tutto l’oro del mondo. E’ fatto così e, dunque, io temevo che anche con Miccoli non sarebbe stato capace di un passo indietro. Che, invece, ha fatto, svelando al colto e all’inclita che testardo sì ma… cieco mai. E solo un cieco poteva continuare ad insistere con quell’Hernandez che, pur impegnandosi allo spasimo, non vedeva mai la porta avversaria. Così ha restituito al capitano la sua fascia e la sua leader-ship e il capitano gli ha risposto come tutti sanno: a suon di gol “griffati”, una tripletta, che poi era una quadrupletta, visto che anche il gol di Giorgi era per gran parte farina del suo sacco. Insomma, per quanto integralista, Gasperini è innanzitutto un bravo allenatore e sa dove e quando deve procedere oltre e quando, invece, deve fermarsi e cambiare rotta.

Per esempio, con i vari Garcia, Morganella e, mettiamoci pure lui, Ujkani, nonostante gli spifferi a zaffate sempre più forti, lui è andato avanti, come un tir e in giro sentiva solo sfiducia e sfottò a non finire. E cos’è successo, invece? Quello che ho detto all’inizio: che Garcia e Morganella e Munoz, sostenuti dalla fiducia del loro allenatore, svelano all’improvviso doti così nascoste da lasciare tutti a bocca aperta: “Ma guarda un po’, quelli sanno giocare!”, mi son detto e questo è opera di un mago, mica di un semplice allenatore. Anche se la magia non c’entra, quella lasciamola ai fattucchieri e agli incantatori di serpenti. Gasperini è tutt’altra cosa, lui studia , osserva, impara e … mette in pratica: con coraggio, perseveranza, qualche volta ostinazione e testardaggine. Ma cosa vuoi fare nella vita, senza crederci fino in fondo? Anche contro certi segnali che sembrano decisamente ostili, tipo il tocco tutt’altro che vellutato di Munoz o l’ingenuità difensiva di Garcia o l’irruenza e poco altro di Morganella. Ragazzi, questi, già ampiamente bocciati da critica e pubblico che lui sta rivitalizzando, non solo con i fatti ma anche a parole. Come ha dichiarato nel dopo partita ai microfoni di Sky a chi gli chiedeva lumi sulla “sorpresa-Garcia”: “E’ un giovane dalle grandi qualità, atleticamente è fortissimo, che tecnicamente migliora partita dopo partita”. Poi si è ripetuto, quasi alla lettera, per Munoz, un altro crocifisso a tutti i livelli da critica e pubblico: “ Ecco un altro giovane su cui si può contare ad occhi chiusi!”. E, alla fine, ha elogiato tutta la squadra e se l’è cavata alla grande quando gli hanno fatto la domanda più scabrosa: la sostituzione di Miccoli, ad inizio ripresa. “Aveva fatto bene ma avevo bisogno di più corsa lì davanti per frenare sul nascere le loro iniziative d’attacco: tutto qui… Miccoli non puoi mai metterlo in discussione!” .


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