PALERMO. “Non ci interessa nè l’Udc dei cuffariani, né il Pd che ha sostenuto Lombardo, né il centrodestra che ha distrutto la Sicilia”. Quella che s’è coagulata attorno a Claudio Fava è una coalizione “coerente, – spiega il candidato a Palazzo d’Orleans – che ha una proposta chiara e che punta a governare l’Isola”. Fava ci crede. E Orlando, al suo fianco, spera proprio in un “effetto Orlando” in scala regionale. “Non abbiamo accettato – puntualizza infatti Fava – nessuna mediazione. Siamo convinti di poter governare insieme ai siciliani”.
Seduti vicino al candidato alla presidenza, c’è appunto il sindaco di Palermo, ma anche Rita Borsellino e Nando Dalla Chiesa. “Non è un caso. Il fatto che siamo tutti qui – dice Fava – dimostra che il tempo non è passato invano. È il momento di cambiare questa terra”.
Una terra “massacrata” da quelle forze politiche che oggi sostengono gli altri candidati, i suoi rivali. “Io rispetto ognuno dei tre avversari. Ma rappresentano, a modo loro, proprio l’idea di Sicilia che noi vogliamo cambiare”.
E nel calderone dei partiti “dannosi” per la Sicilia, Fava (e anche Orlando, che lo definisce “il vicino meno peggio”) mette dentro anche il Pd, “al quale abbiamo chiesto – dice Fava – di ricostruire in Sicilia il centrosinistra. Io avevo anche detto sì alle primarie, purché si svolgessero all’interno di un perimetro nel quale facevo e faccio fatica a includere l’Udc. Fermo restando il rispetto per i suoi dirigenti, infatti, – prosegue Fava – non posso certamente dimenticare cosa ha rappresentato quel partito in Sicilia. Il fatto che fosse, ad esempio, il partito di Totò Cuffaro”.
Cuffarismo e lombardismo. Due poli dai quali tenersi ben lontani, insomma. “Il Pd – dice Fava – ha fatto scelto bizzarre, aprendo a destra, al centro. A partiti che hanno rappresentato il malgoverno, anche e soprattutto in Sicilia. Che hanno trasformato le risorse dei siciliani in clientelismo esasperato. Quando abbiamo chiesto ai democratici, – continua – di rivedere questa idea e di lavorare al ricompattamento del centrosinistra, ci è stato risposto che non era possibile. L’accordo romano-palermitano col Pd (anzi direi con alcuni dirigenti del Pd) non poteva essere messo in discussione. Ma io non posso pensare di riunire il centrosinistra annettendo un pezzo che non fa parte, in nessun modo, di quella tradizione politica”.
A dire il vero, Rosario Crocetta aveva raccontato, nei giorni scorsi, una versione diversa: quella di un Claudio Fava non disposto a partecipare alle primarie, e intenzionato solo a spaccare il centrosinistra. “Quando Crocetta ha proposto le primarie – spiega Fava – lo ha fatto da candidato dell’Udc. La mia risposta è stata: non sono disponibile ad accettare un allargamento furbo e surrettizio di quel tipo”. Insomma, il dialogo era impossibile. Eppure, la legge elettorale e l’enorme frammentazione del consenso tra candidati “di peso”, costringerà quasi certamente il futuro governatore a cercare una maggioranza in Aula, già il giorno dopo le elezioni. “Scendere a compromessi dopo le elezioni? – dice Fava – Si potrebbe parlare di compromesso se un accordo lo facessimo adesso. Noi invece presenteremo una proposta di governo. Se poi in Aula qualcuno la vorrà sostenere, bene. Io credo che non si debba però puntare a vincere mostrando i muscoli, ma proponendo un’idea nuova di Sicilia, mettendo in campo una proposta che possa diventare l’idea dei siciliani, che possa essere condivisa profondamente dai cittadini”.
Orlando invece si affida invece all’arte del paradosso per dipingere i contorni della candidatura di Claudio Fava e della sua proposta politica: “La nostra – spiega il sindaco di Palermo – è una scelta prudente. Cioè di rottura. E la nostra è una scelta moderata, ma nel senso nobile del termine: nel senso cioè, di una candidatura che non è frutto dei partiti che la sostengono, ma che si poggia sulla persona di Claudio Fava, al quale sono legato da lunga e profonda amicizia. I partiti daranno solo un contributo a Claudio, che ha un suaa storia personale, e che ha dato la disponibilità a correre per Palazzo d’Orleans, consentendoci di non cadere in tentazione…”.
La tentazione dell’accordo col Pd, per intenderci: “Potevamo commettere questo errore e finire per allearci – prosegue Orlando – col ‘vicino meno peggio’. E se quel vicino è il Pd, meglio stare soli. Faccio anzi appello – aggiunge Orlando – agli elettori democratici. Noi stiamo facendo quello che avrebbero dovuto fare loro. Abbandonare cioè il lombardismo, e riabbracciare i valori che appartengono alla loro storia. Questa, insomma, è l’unica proposta di governo che non ha e non ha mai avuto rapporti col cuffarismo e col lombardismo. Il problema, insomma, non è certamente Crocetta. Nemmeno se si candidasse Orlando, sostenuto da Pd e Udc io lo voterei”.
A dire il vero, tra i lombardiani scontenti l’Idv sta pescando. Come nel caso di Carmelo Lo Monte. “Lo Monte ha rotto con l’Mpa in aperto dissenso con Lombardo. Da mesi fa opposizione al governo Monti a livello nazionale. A noi ha solo chiesto di fare l’elettore. Non sarà candidato alla regionali o alle politiche. Vuole solo votare. È una bella notizia. Spero ce ne siano tanti altri, liberi di fare questa scelta. Anzi chiedo non solo a chi sostiene i nostri partiti, di votare Fava. Ma mi auguro che i siciliani votino Fava al di là dei partiti che lo sostengono. Io a Palermo ho preso il 60% in più della coalizione che mi sosteneva. Se la stessa cosa avviene in Sicilia, finalmente avremo la rottura, il cambiamento, il rinnovamento che auspichiamo”.
E alle parole di Crocetta che aveva indicato Sel e Idv come “traditori” del proprio elettorato, a causa della scelta di non ricalcare le decisioni dei partiti a livello nazionale, Orlando risponde così: “Che c’entra l’Italia? Qui siamo in Sicilia, terra martoriata anche dal quel Pd e da quell’Udc che oggi sostengono Crocetta. Se poi il Pd inizia ad avere paura di quell’ondata di rigetto che sta arrivando a Roma, è un problema loro. Il mio partito, a Palermo, si chiama “Palermo”. E sono certo che il partito di Fava si chiami ‘Sicilia’”.
E al fianco di Fava, come detto, ecco anche Nando Dalla Chiesa e Rita Borsellino. “Non poteva – dice l’europarlamentare – che finire così. La candidatura di Fava mi ha riportato a sperare. Le delusioni passate mi avevano suggerito di stare lontana dalla bagarre, di guardare tutto dall’osservatorio lontano di Bruxelles. Ma sono convinta che questa sia l’unica candidatura in grado di restituire alla Sicilia la dignità e la fiducia in un futuro possibile”. “La nostra presenza qua – dice Nando Dalla Chiesa – è una questione di affinità elettive e non ha niente a che vedere con le tessere di partito. Quando ho saputo della candidatura di Fava, non ho nemmeno chiesto chi fossero gli altri candidati”. Ma gli altri candidati ci sono. E sono forti. “Non sarà facile”, ammette Fava, “ma siamo certi di poter vincere”. Poi, eventualmente, si porverà anche a governare.