Chiesa, famiglia e campo | La seconda vita di Abel - Live Sicilia

Chiesa, famiglia e campo | La seconda vita di Abel

L'uruguagio parla di vita privata, obiettivi di squadra e personali a breve e a lungo termine. "Sono rimasto a Palermo perchè lo devo ai tifosi e al presidente Zamparini. Voglio fare un'intera stagione in A con questa maglia, poi mi piacerebbe un'esperienza in Premier o in Spagna".

Parla l'attaccante uruguaiano
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PALERMO –  “Sono molto credente e accompagno spesso la mamma a Messa. La mia vita ha molto più senso di prima. Tutte quelle storie del passato sono ormai dimenticate, sepolte dalla mia nuova maturità”. Abel Hernandez, capocannoniere del Palermo, parla della sua nuova vita alla Gazzetta dello Sport, senza trascurare l’aspetto sportivo e gli obiettivi in maglia rosanero e con la Nazionale uruguaiana. L’infortunio che lo ha tenuto mesi lontano dal campo è alle spalle e dietro la sua rinascita ci sarebbe la famiglia con la quale Abel si è riunito per superare i momenti difficili: “Mamma e papà si sono trasferiti a Palermo per starmi vicino lasciando le mie due sorelle più grandi in Uruguay, mi hanno aiutato tanto durante la lunga convalescenza”. Discoteche e notti brave sono ormai il passato per l’attaccante uruguagio che rivela di essere “single, anche se le italiane mi piacciono molto. Quando deciderò, invece, di sposarmi vorrei una moglie uruguaiana”. Le italiane non sono l’unico debole dell’attaccante del Palermo che va pazzo per le scarpe. Ne possiede una collezione di oltre 500 paia: “Come faccio ad indossarle tutte? Cambiandone due paia al giorno. Scherzo naturalmente, mi piace possederle e sapere di averle nell’armadio”.

Poi la conversazione si sposta sulla scelta di restare al Palermo e al futuro: “E’ stata una decisione presa con il club, il mio obiettivo è aiutare il Palermo a tornare in A, lo devo ai tifosi e soprattutto a Zamparini che mi ha aperto le porte dell’Europa. Vorrei disputare un’intera stagione in A col Palermo. Più in là invece mi piacerebbe andare nel Newcastle in Inghilterra o in Spagna, al Real o al­l’Atletico Madrid. Intanto penso al Palermo e anche al titolo di capocannoniere. Manca poco, so che dovrei vedermela con Caracciolo, Tavano e, naturalmente, con Mancosu. Per quanto riguarda, invece, la nazionale uruguaiana posso dire che un posto da titolare al momento è impossibile. Ho davanti a me mostri sacri come Cavani e Suarez: è già un successo andare in Brasile”.

I Mondiali in casa dei verdeoro sono ancora lontani, però. Intanto c’è un campionato di serie B da vincere, una realtà, quella cadetta, in cui Abel e molti suoi compagni non conoscevano: “Pensavo fosse più facile, invece gli avversari non lasciano giocare, non concedono spazio. E’ lo stesso motivo che impedisce al Palermo di praticare un bel calcio, con squadre che si chiudono a riccio. Gli infortuni di Belotti e Dybala? Non credo di giocare titolare solo per questo, penso che ci sarei riuscito comunque e in ogni caso spero che entrambi tornino presto perché c’è bisogno anche di loro. La strada per la serie A è ancora in salita ed è troppo presto per cantare vittoria”.


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