Pene per oltre tre secoli di carcere sono state chieste dai pm della dda di Palermo nei confronti di 24 tra capimafia, gregari ed estortori dei clan di San Lorenzo, Tommaso Natale e Resuttana. Tra le parti civili anche il Comune di Palermo che ha chiesto la condanna degli imputati a un risarcimento del danno di 100 milioni di euro. Prima della conclusione della requisitoria due boss alla sbarra, Nicola Ferrara e Francesco Costa, nel corso di dichiarazioni spontanee hanno duramente attaccato i due collaboratori di giustizia Manuel Pasta e Salvatore Giordano, anche loro imputati nello stesso processo, accusandoli di essere “infami”. Il procedimento, che si svolge in abbreviato, è in corso davanti al gup Mario Conte.
La pena più alta (18 anni) è stata chiesta per Vincenzo Troia, accusato di associazione mafiosa, estorsione e detenzione di armi. Queste le richieste per gli altri imputati che rispondono, a vario titolo, di mafia, estorsioni, danneggiamento e detenzione di armi: 13 anni per Domenico Alagna; 15 per Salvatore Baucina; 10 per Angelo Bonvissuto; 16 e sei mesi per Antonino Caruso (accusato anche di voto di scambio in concorso con il deputato regionale dell’Udc Antinoro, processato separatamente); 14 per Francesco Costa; 15 per Nicolò Ferrara; 15 per Stefano Fidanzati, fratello del boss Tanino; 12 per Antonino Genova; 15 per Bartolo Genova. Tredici anni sono stati invece chiesti per Sergio Giannusa; 13 per Riccardo Milano; 17 per Carmelo Militano; 10 per Francesco Militano; 13 per Vito Nicolosi; 13 per Antonio Orlando; 4 e 6 mesi per il pentito Manuel Pasta; 13 per Michele Patti; 16 per Michele Pillitteri; 14 per Agostino Pizzuto; 13 per Salvatore Randazzo; 4 e sei mesi per l’altro collaboratore di giustizia Giovanni Razzanelli; 10 per Antonino Troia e 10 per Antonino Tarantino. Il processo è stato rinviato al 12 luglio per l’inizio delle arringhe difensive.