CATANIA. Giudizio immediato per Antonino Marino, il carnefice del 25enne paternese Marco Castro. Lo ha chiesto il sostituto procuratore Marisa Scavo a conclusione dell’iter di un’inchiesta che vede come unico indagato il 36enne che ha bruciato vivo il cugino gettandogli addosso litri e litri di benzina ed, infine, dandogli fuoco. Marino si trova detenuto in carcere. Era lo scorso 23 aprile quando l’ignaro Marco Castro venne “sorpreso” dal suo assassino mentre apriva l’uscio di casa: all’improvviso venne investito da almeno dieci litri di liquido infiammabile, che Marino si era procurato ad un rifornimento la sera prima. Accendendolo, poi, come una torcia. Una scena straziante. Un movente inesistente: Marino aveva spiegato di “essere stato disturbato dai rumori che provenivano dal piano di sopra” dello stesso stabile dove viveva anche Marco. Assurdo. Surreale. Orrendo. Marco morirà tre giorni più tardi dopo un disperato ricovero a Palermo e dopo che le fiamme lo avevano devastato in oltre il 90% del corpo.
Tocca, adesso, al Gip emettere il decreto che fisserà la data dell’udienza davanti alla Corte D’Assise. Il difensore di Marino avrà tempo 15 giorni dalla notifica per scegliere se chiedere il giudizio abbreviato. In questa seconda ipotesi si procederà con la prima udienza preliminare davanti al Gup.
Si tratta di una vicenda che ha sconvolto un’intera città, Paternò, che per giorni e giorni è rimasta incredula: attonita rispetto ad un fatto inspiegabile. Marco Castro era una giovane promessa del calcio siciliano. Aveva vestito la maglia rossoazzurra del Paternò calcio ed era conosciuto da tutti come un ragazzo d’oro e voluto bene da tutti. Quello che si chiese fin da subito, già dall’indomani della tragedia, fu in modo composto ma a furor di popolo che un crimine di questa efferatezza non passasse impunito: e la richiesta di giudizio immediato nei confronti dell’unico imputato, peraltro reo confesso, costituisce probabilmente un primo passo verso l’affermazione della giustizia.