L’anno scorso, a 39 anni, ha smesso di giocare nel campionato di Promozione, nel Taurisano, vicino casa.
Adesso, dopo un corso e una selezione, fa l’assicuratore, ma – spiega Espedito Chionna – è una sistemazione temporanea, perché dalla prossima stagione o da quella in corso “se salta qualche panchina”, l’obiettivo è rientrare nel calcio, come vice allenatore nel Campionato Nazionale Dilettanti o in Seconda Divisione. A Palermo, nelle due stagioni dell’era Sensi, ha vissuto benissimo e ha lasciato molti amici. Molto religioso, Chionna, era legato anche a un paio di luoghi di culto, la grotta di Santa Rosalia a Monte Pellegrino, e la chiesa di S. Espedito di via Nicolò Garzilli. Era l’esatta metà di Silvio Giampietro, che era il diavolo, e Chionna l’acqua santa.
Cosa fa adesso?
“Mi annoio in ufficio”.
E a parte quello…
“Ho smesso da un anno con il pallone, ma voglio assolutamente ricominciare, probabilmente da vice allenatore. C’è una persona di cui mi fido che mi ha fatto questa proposta e credo sia un’ottima occasione”.
Come ha deciso di smettere?
“Non perché non ce la facessi più. A quasi quarant’anni in Promozione potevo ancora dire la mia. Ma c’era da farsi male, con quei campi in terra battuta duri come la pietra. E poi i dirigenti di certi club dilettantistici fanno passare la voglia, in quel mondo le persone serie e in gamba sono una minoranza”.
Il sogno è quello di allenare?
“Di allenare il Palermo, per la precisione. In Sicilia sono tornato per le vacanze, ho lasciato tantissimi amici, ancora adesso sento alcuni tifosi. Uno, in particolare, si chiama Bruno ed è un almanacco vivente di tutti i calciatori in attività e anche di quelli che hanno smesso. Ci sentiamo spesso e parliamo anche del Palermo attuale. C’è Ricky Massara nella squadra del ds Walter Sabatini. Non lo sento da un po’, ma Ricky è una garanzia, un ragazzo serio e in gamba”.
Un club che adesso ha una sua dignità, che dall’era Zamparini in poi ha bruciato certe tappe…
“Il rimpianto è non avere contribuito in parte alla risalita nel calcio che conta. Ma quando arrivò Zamparini portò a Palermo l’intera squadra del Venezia. Per molti dei vecchi non c’era più posto, specie per quelli come me a cui era scaduto il contratto. Tutti ce n’eravamo accorti da un po’…”.
Cosa successe?
“Il ds Giorgio Perinetti era onnipresente, un punto di riferimento della proprietà. Ma Roma era lontana, Sensi pensava solo al club giallorosso. A metà stagione sarebbero dovuti arrivare rinforzi per fare un salto di qualità, ma non se ne fece niente. E la squadra fece un finale di stagione anonimo. Sensi stava già pensando di passare la mano”.
Cosa le resta degli anni in rosa?
“La videocassetta del derby vinto 5-1 con il Catania, che ogni tanto rivedo e di cui ogni tanto racconto l’atmosfera, con più di diecimila persone allo stadio già due ore prima della partita. Lo racconto sempre, come racconto il silenzio assoluto dell’ultima partita, quella della promozione in serie A, prima che l’attaccante del Messina, Torino, sbagliasse un rigore contro l’Avellino. E poi, pochi istanti dopo, ci fu un boato che si sarà sentito a Catania”.
E sogna di allenare il Palermo?
“Sì, scherzando con Pasquale Castellana, il magazziniere dei rosanero, a volte immaginiamo come sarei alla guida del Palermo. Il mio vecchio compagno ai tempi del Pescara, Massimiliano Allegri, è arrivato in serie A, perché non posso farlo io? Gli avevo chiesto di portarmi con lui, adesso ricomincio dal basso”.