CATANIA – Otto anni: è il tempo passato tra il pestaggio ai danni di Raffaele Lo Savio e le prime due condanne ai danni delle persone che lo circondarono e aggredirono. Il ciclista fu aggredito mentre stava partecipando alla manifestazione “Lungomare liberato”, fu circondato in piazza Nettuno da un gruppo di persone, soprattutto commercianti della zona. Lo Savio commenta su Facebook le condanne: “Giustizia è fatta, non al 100 per cento, ma è finalmente fatta”
L’aggressione
I fatti risalgono all’ottobre del 2014, quando, una domenica, Raffaele Lo Savio si trova a passare da piazza Nettuno insieme al gruppo Ruote Libere. L’occasione è l’isola pedonale sul lungomare, che non è gradita da un gruppo di abusivi e paninari perché con il blocco del traffico gli affari sarebbero diminuiti.
Al passaggio di Lo Savio un gruppo di persone lo circonda e lo aggredisce, mentre un altro gruppo si occupa di distruggere la sua bici e di spargerne i pezzi sulla scogliera. A questo punto è intervenuto un uomo della Polizia Municipale, aiutando Lo Savio a trovare riparo in un bus dell’Amt, mentre gli aggressori continuavano a inseguirlo e insultarlo. Lo Savio fu portato al pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi.
Le foto e i video
Dell’aggressione circolarono diversi video, grazie ai quali la squadra Mobile arrivò a identificare i responsabili. I video suscitarono l’indignazione e le polemiche in città.
Le condanne e la dichiarazione di Lo Savio
Oggi è proprio Lo Savio ad annunciare le prime condanne per i fatti dell’ottobre 2014. In un post sulla sua bacheca Facebook, il ciclista scrive: “Ci sono voluti 8 lunghi anni, ma alla fine la sentenza è arrivata. 8 lunghi anni per condannare due di quelle numerose persone che durante il Lungomare Liberato del 12 ottobre 2014, si sono permesse, davanti alle forze dell’ordine e alle fotocamere, di pestarmi in pubblica piazza, senza motivo, presi solo da una rabbia cieca. 8 anni per una sentenza che, più che per la reale pena che infliggerà, è per me un simbolo che ancora c’è una flebile speranza nel sistema”.
“Speranza rimasta viva – prosegue Lo Savio – nonostante l’abbandono delle istituzioni, che si erano fortemente schierate davanti ai media nei giorni seguenti al pestaggio, e che avevano anche dichiarato pubblicamente false promesse di raccolte fondi per me e la mia bici. Ho portato avanti questa battaglia fino alla fine, anche senza di loro. Mi dispiace solo che papà non sia qui a vedere questo risultato, per il quale aveva lottato con me sin dall’inizio. Voglio ringraziare le persone che mi sono state a fianco, che hanno avuto il coraggio di testimoniare davanti ai giudici, e infine ringraziare ancora una volta il vigile che mi ha tirato fuori da quel pestaggio. Giustizia è fatta, non al 100 per cento, ma è finalmente fatta”.