CATANIA – “È incredibile quello che successo al ciclista Claudio. Sembra una scena di “Un giorno di ordinaria follia”, film con Michael Douglas”, si apre così la lettera di Andrea Genovese, presidente di Salvaciclisti a seguito del brutale pestaggio subito da un ciclista nella zona di Ponte Barca a Paternò nei giorni scorsi e denunciato dallo stesso Claudio attraverso i social. La pedalata in bicicletta di Claudio M.F. è stata trasformata in incubo da un essere immondo. “Minaccia “di ammazzarmi…mi butta giu’….e poi una volta a terra – racconta Marco – scende dalla macchina per darmi un pugno in faccia procurandomi la rottura del timpano , la lesione dello zigomo e il taglio del sopracciglio.”
“Ma perché gli automobilisti non riescono a gestire il rapporto con le bici?”, si chiede il presidente di Salvaciclisti. “Il clamore si è visto sui social – scrive ancora Genovese – con al solito automobilisti scatenati a dire che il vero problema sono i grupponi di ciclisti che occupano la carreggiata come se stessero facendo una corsa autorizzata e la risposta degli amanti della bici (che respingono le accuse al mittente) rinfacciando agli automobilisti un’attenzione nulla verso chi pedala”.
Il presidente di Salvacicilsti prende in prestito le parole di Pinzuti nella sua missiva: “La cosa davvero spaventosa è il riproporsi di alcune logiche che sembrano essere state prese in prestito dai manifesti per la difesa della razza del secolo scorso, quando si sosteneva che gli ebrei sono dei parassiti, i negri sono stupidi, etc. Solo che in questo caso l’odio non è indirizzato verso il “diverso” in quanto appartenente ad una religione o razza differente, ma in quanto utilizzatore di uno strumento comune a tutta la popolazione e che, soprattutto durante l’infanzia, è stato fonte di gioie immense per tutti.”
E ancora: “Aggiungo che non è solo odio ma una mentalità che porta a pensare che le strade asfaltate siano solo per auto e quindi il ciclista è un intruso, una persona che usufruisce indebitamente del suolo asfaltato togliendo spazio e intralciando il normale scorrere delle automobili. Tale visione comporta quindi irritazione e fastidio nella maggior parte degli automobilisti quando ci incontra”.
Genovese snocciola numeri. Numeri drammatici. “Da noi i ciclisti muoiono da due a cinque volte più che nel resto d’Europa. Soggetti silenziosi, discreti, puliti, ma soprattutto deboli. La mattanza di otto ciclisti travolti da un auto a Lamezia nel 2010 è un indimenticabile dramma che ricorre tutto l’anno sulle strade. È un’altra anomalia italiana. Il drogato che corre come un pazzo sulla corsia opposta è un accidente che non fa sistema. Ce ne sono – eccome – anche nei Paesi della vecchia e più educata Europa dove la bicicletta è invece amata e rispettata. Eppure quello che successo a Claudio – evidenzia – difficilmente sarebbe successo in Francia, Germania, Belgio per non parlare dell’Olanda. Semplicemente perché là i ciclisti hanno un sistema di ciclostrade sulle quali si possono incontrare qualche trattore, rare automobili in transiti locali, ma per il resto una folla di ciclisti”.
E continua Genovese: “Il cicloturismo è nel suo piccolo un fenomeno di massa. I tour operator organizzano ogni tipo di vacanza, forniscono bici, itinerari, prenotano hotel e ristoranti, un furgoncino segue e precede il gruppo portando i bagagli. Si va da locande e trattorie a lussuosi cinque stelle. L’Europa è percorsa da carovane di ciclisti. È un turismo d’élite, ma ha la sua consistenza. Lungo i grandi fiumi – Elba, Danubio, Loira – e le reti di canali che collegano Francia, Germania e Olanda corrono vie ciclabili che cuciono una geografia di luoghi minimi in un’ecologia del viaggio che non è più sinonimo di snobismo. Da quelle parti, però, anche i treni locali prevedono passeggeri dotati di biciclette che raggiungono le ciclostrade sui mezzi pubblici. A Berlino è facile trovare ragazze e ragazzi che scendono in metrò portandosi la bici. La dimostrazione, numeri alla mano, della convenienza del cicloturismo in Sicilia non è solo questione di dire che “la bici è bella” ma perché si può dimostrare che per ogni euro investito – aggiunge – ne tornano indietro almeno due (nelle zone dell’Eroica in Toscana ne tornano indietro anche 4), anche le amministrazioni meno amiche della bicicletta non possono che venire dietro al nostro ragionamento”.
E insiste sul cicloturismo Genovese: “La Sicilia è una regione con pochi treni, ma finalmente la insistente richiesta di Salvaiciclisti Catania alla Regione Siciliana è diventata una conquista sulla mobilità in Sicilia: la bici sul treno viaggia gratis. La Regione Siciliana ha sottoscritto il contratto di servizio con Trenitalia, con il quale si è prevista la gratuità del trasporto bici su tutti i treni regionali”.
“Salvaiciciclisti Catania è impegnata – spiega – in queste settimane a elaborare una proposta di percorso della ciclovia Eurovelo7 percorrendo le zone in bicicletta e testando tutte le criticità del percorso che presenteremo all’Assessore Regionale alle Infrastrutture e Trasporti Marco Falcone. È un primo passo di un cammino lungo di cicloturismo e delle potenzialità della bicicletta che non deve essere messo a rischio da fatti gravi e negativi come quello accaduto. Per questo lanciamo il nostro appello – conclude Genovese – a Carabinieri, Polizia Stradale e alla Magistratura. Chiediamo alle forze dell’ordine di intervenire a difesa di Claudio M. F. al fine di individuare l’autore di questa vigliacca e selvaggia aggressione con indagini rapide e una pena severissima”.