"Un cimitero di mafia a Carini"| Si scava per trovare i corpi - Live Sicilia

“Un cimitero di mafia a Carini”| Si scava per trovare i corpi

Il pentito Nino Pipitone

È stato il pentito Nino Pipitone (nella foto) a condurre i carabinieri nella zona industriale.

PALERMO – Il terreno dell’orrore si troverebbe nella zona industriale di Carini. È qui che sarebbero stati seppelliti i corpi di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto. I pubblici ministeri Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e Amelia Luise hanno disposto il sequestro dell’area. Nelle prossime ore inizieranno gli scavi e le ricerche ad opera dei carabinieri del Nucleo investigativo. L’area è stata individuata qualche giorno fa. Si attendeva che passasse il maltempo per rendere più agevoli gli scavi. Solo che nelle ultime ore il sequestro ha subito un’accelerata. C’erano strani movimenti attorno al terreno. Si erano presentati gli operai di una ditta incaricati, così dicevano, di eseguire dei lavori. E così si è temuto che fossero lì per anticipare i carabinieri. Risultato: area sequestrata e d’ora in poi sotto vigilanza armata.

Torturati, uccisi, caricati in auto e seppelliti. È stato il neo pentito Nino Pipitone a svelare i macabri retroscena della lupara bianca di Failla e Mazzamuto. E le ruspe scaveranno per trovare una Fiat Uno.Nelle scorse settimane in manette sono finiti Giovan Battista Pipitone, Salvatore Cataldo e Antonino Di Maggio. Ferdinando Freddy Gallina è stato bloccato a New York, dove viveva clandestinamente. Forse il pentimento di Pipitone lo aveva spaventato a tal punto di rischiare l’ingresso in un paese straniero senza avere i documenti in regola.

Pipitone partecipò al delitto di cui aveva già parlato un altro collaboratore, Gaspare Pulizzi. Ma è un delitto finora rimasto senza colpevoli perché c’erano le sole parole di Pulizzi a ricostruirlo. Resta da chiarire come i carabinieri siano giunti all’individuazione del terreno dell’area industriale. Si è dovuti trinare indietro nel tempo, fino all’anno della scomparsa delle due vittime. I mafiosi allora avrebbero chiesto a qualcuno che stava lavorando nel terreno di occuparsi anche di seppellire i corpi.

Il Tribunale di Cosa nostra convocò le vittime in un appartamento. Su di loro gravava un duplice sospetto. Il primo: avevano partecipato alla sparizione di Luigi Mannino, un parente di Salvatore Lo Piccolo, il boss di San Lorenzo che dettava legge anche a Carini e dintorni. Il secondo: avevano rubato in un supermercato “protetto” da Cosa nostra.

Il racconto è drammatico. Era l’aprile del 1999. Failla fu strangolato, Mazzamuto ucciso con un colpo di pistola alla testa. Poi, i corpi caricati sulla Fiat Uno. Fu necessario l’intervento di un escavatore per realizzare l’enorme buca che ospitò la macchina.

 


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