Cinquanta milioni | per l'ospedale fantasma - Live Sicilia

Cinquanta milioni | per l’ospedale fantasma

Un Istituto di eccellenza per le cure pediatriche al centro del nuovo "caso" della Sanità siciliana. A firmare il decreto che sposterà i posti letto (e il relativo budget) al Civico è la dirigente che ricoprirà il ruolo di direttore sanitario dell'ospedale. I lavori però sono fermi: l'edificio poggiava sulle condutture Amap e dovrà essere spostato. La gru usata dalla ditta (nella foto, insieme allo scheletro della struttura) non consente all'elisoccorso di atterrare da quattro anni.

La Sanità malata
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PALERMO – Lì l’elisoccorso non può atterrare. Una gru, da quattro anni, costringe il velivolo a toccare terra lontano dall’ospedale Cervello. Sotto quella gru, lo scheletro di quello che diventerà un nuovo polo pediatrico d’eccellenza. Esistono già fondamenta e una prima elevazione. Ma tutta la struttura dovrà spostarsi di una trentina di metri. Sotto il cemento, infatti, passano le condutture che portano l’acqua a Palermo.

L’ultima, incredibile storia legata al mondo della Sanità siciliana emerge da un dossier del sindacato dei medici ospedalieri (Cimo), da qualche giorno agli atti della commissione Salute dell’Ars. Un capitolo di quel “rapporto”, infatti, riguarda il “caso” Cemi-Ismep. Due acronimi che racchiudono l’idea di un nuovo centro pediatrico da costruire in contrada Malatacca, adiacente all’ospedale Cervello di Palermo. Una vicenda ricca di punti oscuri e paradossi.

A dicembre del 2014, infatti, l’assessore alla Salute Lucia Borsellino pubblica un decreto assessoriale che assegna la gestione del futuro polo pediatrico all’ospedale Civico sottraendolo di fatto agli Ospedali riuniti Villa Sofia–Cervello. “È istituito – si legge nel decreto – l’Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica (ISMEP) facente parte dell’Azienda di Rilievo Nazionale ad Alta Specializzazione Civico-Di Cristina-Benfratelli di Palermo. La rete pediatrica – prosegue l’atto – è organizzata secondo il modello della rete integrata dei servizi, con contemporaneo trasferimento della cardiologia pediatrica e cardiochirurgia pediatrica in atto presente presso l’ospedale “San Vincenzo” di Taormina e delle attività pediatriche specialistiche dell’Azienda Villa Sofia Cervello presso l’Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica (ISMEP)”.

Una scelta che appare subito molto strana. Soprattutto per i firmatari del decreto: oltre all’assessore Lucia Borsellino, a mettere la firma in calce all’atto sono il dirigente generale Salvatore Sammartano e la dirigente del “Servizio IV” dell’assessorato Sanità, Rosalia Murè. Quel decreto, insomma, svuota l’ospedale Villa Sofia (inizialmente il centro di alta specializzazione doveva essere gestito da quell’azienda) a favore del Civico, appunto. In pratica, il decreto decidendo lo spostamento di 36 unità operative complesse (con tanto di primario, quindi) sanciva la “divisione” tra Villa Sofia e Cervello, ospedali che erano stati “riuniti”, appunto, pochi anni fa.

Tutto a vantaggio dell’ospedale Civico, dicevamo. Dove, dal primo dicembre, il ruolo di direttore sanitario sarà ricoperto da Rosalia Murè. No, non è un caso di omonimia. La stessa dirigente che ha (co)firmato il decreto che svuoterebbe Villa Sofia a favore del Civico, andrà a ricoprire un ruolo manageriale di vertice proprio in quell’ospedale. Anzi, lo ricopriva già, quando ha firmato. L’ufficialità dell’incarico arriverà il 17 dicembre, due giorni dopo la firma del decreto. Ma in realtà, come emerge dal decreto di nomina, il contratto individuale di lavoro era stato firmato già il 28 novembre. In pratica, quando ha firmato l’atto, la Murè era già il direttore sanitario del Civico da quasi venti giorni.

Ma le “sorprese” non sono finite. Passa un mese, e in Gazzetta ufficiale appare il decreto con l’approvazione della nuova rete ospedaliera. Un Piano frutto di una lunga e difficoltosa gestazione. In quel decreto “scompare” il trasferimento del Polo pediatrico da Villa Sofia al Civico deciso un mese prima. Nell’arco di tranta giorni, insomma, l’assessorato ha preso due decisioni che si contraddicono a vicenda. E che sono formalmente tutt’ora in vigore. “La domanda – si legge nel dossier del sindacato Cimo – pertanto riguarda quale dei due decreti abbia validità, quello di dicembre o quello di gennaio? In definitiva si chiede soltanto un po’ di chiarezza, di coerenza e di trasparenza”. “Probabilmente – spiega l’attuale manager di Villa Sofia, Gervasio Venuti – considerato anche il fatto che i lavori per il nuovo centro saranno molto lunghi, l’assessorato abbia deciso di mantenere, anzi di potenziare le attività della nostra azienda ospedaliera. Cosa succederà tra due, tre, quattro anni non lo può sapere nessuno”.

Ma le nubi su questa vicenda riguardano anche la costruzione della struttura che dovrà ospitare il centro di eccellenza. Un investimento iniziale di circa 38 milioni di euro. Peccato che a novembre l’azienda Civico-Di Cristina (spetta a questa la gestione dei lavori) sia costretta ad approvare una variante al progetto del valore di quasi 14 milioni. Il motivo? È spiegato dalla stessa delibera: “Spostamento dell’edificio dovuto alle condutture Amap”. Quella struttura, insomma, “incrociava” la rete che porta l’acqua dalla zona dell’ospedale Cervello verso il centro di Palermo. Eppure, i lavori (come mostriamo nelle foto) sono non solo partiti, ma sono anche a uno stadio avanzato. Adesso, quello scheletro dovrà… spostarsi. Nella delibera si parla di “nuova sistemazione esterna e nuovi muri, nuova centrale tecnologica”. Insomma, è tutto da rifare.

I lavori, intanto, procedono da circa quattro anni e mezzo. E per portarli avanti, ovviamente, ecco una serie di macchinari e attrezzature. Tra cui una gru, alta circa cinque metri. Quanto basta per impedire all’elisoccorso di atterrare sull’elipista del Cervello. In casi di emergenza, adesso, il velivolo del 118 sarà costretto ad atterrare sulla nuova pista, costruita nella zona di Boccadifalco. Lì lo attenderà un’ambulanza che dovrà sfrecciare, con a bordo un cliente in “codice rosso”, verso l’ospedale. All’ombra della gru.


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