Cinquestelle divisi sui migranti | Guerra tra falchi e colombe - Live Sicilia

Cinquestelle divisi sui migranti | Guerra tra falchi e colombe

La linea dura spacca la base. Corrao: "A chi ci critica e loda Macron serve uno strizzacervelli".

Il dissenso corre via social
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PALERMO – La misura del dibattito la dà l’ultima frase di un post dell’europarlamentare M5s Ignazio Corrao: “Chi (strumentalmente) considera fascista il governo italiano, e poi magari simpatizza per l’europeista Emmanuel Macron o il nuovo premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, ha gravi problemi mentali e gli consiglio uno strizzacervelli bravo”. E’ la notte tra il 10 e l’11 giugno: poche ore prima, nel pomeriggio elettorale dell’Italia al voto per le Amministrative, il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva mostrato i muscoli chiudendo le porte alla nave di Sos Mediterranée Aquarius e invitando il governo maltese ad accogliere i 629 migranti a bordo. Sono le ore in cui scoppia il caso diplomatico sulla pelle dei migranti e mentre l’alleato di governo leghista festeggia l’Italia che “comincia a dire No al business dell’immigrazione clandestina”, nel Movimento cinque stelle cresce il malcontento della base che accusa i vertici di essere diventati “come la Lega” se non addirittura subalterni al Carroccio. Corrao se la prende anche con Sanchez ma non sa ancora che di lì a poco il governo spagnolo deciderà di accogliere la Aquarius a Valencia. 

Il post dell’europarlamentare, che viene pubblicato anche sul Blog delle Stelle, punta a gettare acqua sul fuoco e a calmare la base che in quelle ore mugugna, con qualche attivista che non nasconde il malcontento per l’assenza di autonomia di pensiero di molti eletti definiti “yes man” nei confronti dei capi: “Sto vedendo grande fermento ideologico e propagandistico intorno a questa vicenda – scrive l’eurodeputato alcamese vicino alla ricandidatura a Bruxelles -. Volevo quindi farvi ragionare su dei fatti prima che veniate travolti dall’onda emotiva dello sciacallaggio mediatico”. Corrao spiega le ragioni del governo, ricordando che il porto più vicino alla Aquarius era Malta e che l’Italia “non può più essere il campo profughi di tutta Europa”, chiudendo con quel consiglio sprezzante sullo “strizzacervelli” che in tanti nel movimento non hanno digerito. Parole che ottengono quasi diecimila like e numerosi commenti di sostegno, ma che provocano anche la reazione di molti. Il post viene ripreso dalla pagina Movimento cinque stelle Palermo, dove un attivista noto come Renato Marchiafava, già candidato alle Regionarie, risponde: “Ricordo a Corrao che il movimento è nato con ‘nessuno resti indietro’ e con la marcia della pace ad Assisi abbiamo comunicato al mondo la nostra visione francescana. Queste arrampicate sugli specchi, anche se logiche e tecnocraticamente perfette, non ci appartengono”. Poi il “consiglio” all’europarlamentare: “Mettere un bavaglio a Salvini e in futuro gestire queste emergenze con metodo”.

Il movimento è spaccato tra falchi e colombe, che si scontrano su quel mare attraversato dalla Aquarius. È la contrapposizione tra chi chiede addirittura di “mettere al bando le Ong” e chi non sopporta l’appiattimento sulle posizioni della Lega in tema di migranti, denunciando una deriva autoritaria del movimento. In testa ai malpancisti c’è Alì Listì Maman, attivista palermitano originario del Niger, che a fine gennaio aveva criticato apertamente il capo politico Luigi Di Maio per le affermazioni sui “taxi del mare”. Listì Maman è un fiume in piena dal 10 giugno. “Non possiamo e non vogliamo derogare alla nostra Costituzione, il movimento non può rimanere silente”. E ancora: “E’ inaccettabile ciò che sta accadendo”. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno sui social si scatena la guerra tra attivisti e quando qualcuno riporta il post di Corrao il giovane avvocato del Niger risponde: “Essere sempre proni al politico di turno, con me non funziona”. Risponde anche Eva Deak, consigliere comunale pentastellato di Terrasini, che non usa mezzi termini: “Quante cazzate. Basta che le spara il vip di turno e siete tutti pronti ad ingoiare qualunque vergogna. Quanta confusione. Soccorrere significa mostrare umanità. Asilo ed immigrazione significa lavorare sulle leggi nazionali ed i trattati europei. Lasciare gli sfortunati in mare è soltanto una vergogna”. 

Dialoghi che raccontano delle difficoltà dei vertici a fare digerire scelte che in tanti nel movimento, soprattutto al sud, battezzano come una inutile rincorsa all’alleato leghista. Una fronda che in queste ore guarda anche a Roberto Fico, sperando in una sponda del presidente della Camera che ha sempre incarnato l’anima di sinistra del movimento: “La legge del mare viene sempre prima di tutto”, dice oggi la terza carica dello Stato in una intervista a Repubblica ricordando le regole a cui ogni marinaio si attiene e che impongono il salvataggio di chi è in difficoltà. Secondo Fico “la linea resta sempre quella dell’accoglienza e della cooperazione”, ma il presidente della Camera ricorda comunque che “servono soluzioni collettive” al problema”.

Sui social, però, è scontro tra i sostenitori dell’accoglienza e i fan dell'”obiettivo sbarchi zero” e dell’hashtag #portichiusi. Sul suo profilo Facebook Tiziana Di Pasquale, attivista che lasciò la corsa alle Sindacarie di Palermo denunciando le divisioni e la deriva “partitica” del movimento nel capoluogo, avverte che un giorno, davanti alle difficoltà di chi decide di partire alla ricerca di un lavoro e di un futuro, potrebbero spuntare dei muri: “Gli stessi che volete alzare per tenere fuori gli altri”, sottolinea. Al fronte si unisce anche Enzo D’Onofrio, volto simbolo del movimento a Trapani e già candidato alle Parlamentarie. Condividendo un post critico della deputata campana Gilda Sportiello in merito a quanto accaduto scrive: “Grazie Gilda, una delle pochissime voci ancora libere in quei palazzi pieni zeppi di yes men”.

Con il fronte dell’accoglienza si schiera anche Antonino Randazzo, consigliere comunale pentastellato a Palermo, che cita il Vangelo con un famoso passo di Matteo e che per questo finisce anche oggetto di richieste di dimissioni: “Ero straniero e non mi avete dato ospitalità, ero nudo e non mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e non siete mai venuti a farmi visita”, è il passo incriminato. Ottiene poco meno di cento like e una buona dose di critiche: “Non c’entra niente questo versetto con la situazione che stiamo vivendo – scrive una simpatizzante del movimento, Mariarita Saverino – questi non sono né poveri e né scappano dalle guerre…l’Italia non li può sostenere…i poveri Italiani dove li mettiamo?”. Un altro attivsta ed ex candidato al Consiglio per il M5s, Francesco Vitale, ricorda a Randazzo il contratto di governo con la Lega “votato dal 94% degli iscritti”, sottolineando: “Il movimento sta rispettando questa volontà, da portavoce non ti puoi discostare”. Tra i commenti spuntano anche le pretese di dimissioni degli eletti “di qualunque livello istituzionale” che non concordano con la linea del governo, ma c’è anche chi difende il dissenso: “Essere portavoce – ricorda Maria Citarrella – non vuol dire non avere più una propria opinione sui fatti”.

Nella stessa pattuglia grillina di Sala delle Lapidi Igor Gelarda, che invece plaude alla linea dura scelta dal governo nei confronti di Malta e scrive sul suo profilo: “Aiutiamo chi ha bisogno e l’Europa condivida con noi la prima accoglienza”. Sono le due anime del movimento stretto tra il pragmatismo di governo e la necessità di non perdere per strada una buona fetta di elettorato meridionale. Il campanello d’allarme delle Amministrative è già suonato: in Sicilia un solo sindaco eletto al primo turno e appena due ballottaggi centrati a Ragusa e Acireale. Per il resto i numeri parlano di distanze abissali nei grandi centri come Catania, Messina e Trapani trai i vincitori e i candidati grillini costretti a spiegare ai propri militanti le scelte del governo costruito con gli amici/nemici della Lega.


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