E alla fine sarà davvero scissione. Il Movimento cinque stelle si spacca. E venerdì la separazione sarà ufficializzata nel corso di una conferenza stampa. Una decisione che era nell’aria da molto tempo ormai. E che era emersa in maniera plateale nel corso del voto all’ultima Finanziaria regionale, dove il gruppo grillino si è diviso: in 15 hanno votato contro la manovra di Musumeci, in quattro si sono astenuti, uno ha votato a favore.
Quest’ultimo è Sergio Tancredi ed è già fuori dal Movimento cinque stelle. Espulso, secondo il movimento, per ragioni di “mancate restituzioni” delle indennità. “Un pretesto – ha spiegato lui a LiveSicilia – per mettere a tacere una voce in dissenso”. Attualmente al gruppo Misto, venerdì si ricongiungerà con quattro compagni d’avventura che hanno deciso alla fine di compiere il “grande passo”.
Tre di loro sono deputati di lungo corso, alla loro seconda legislatura: Angela Foti, che è vice presidente dell’Assemblea siciliana, Matteo Mangiacavallo e Valentina Palmeri. Insieme a loro, lascerà i Cinquestelle anche Elena Pagana, eletta due anni e mezzo fa, la più giovane parlamentare in carica.
E proprio l’elezione di Foti alla vice presidenza dell’Ars, posto lasciato libero da Giancarlo Cancelleri che si era dimesso per fare il vice ministro nel governo Conte bis, aveva aperto una evidente crepa all’interno del gruppo. Il candidato ufficiale dei Cinquestelle era infatti Francesco Cappello, ma grazie ai voti della maggioranza venne eletta Angela Foti che accettò l’incarico nonostante i malumori dei colleghi pentastellati, che si aspettavano la sua rinuncia.
Il distacco si è poi palesato durate la manovra finanziaria, con emendamenti M5s senza le firme dei cinque, mentre in passato il gruppo si era sempre mosso in modo compatto. Il voto finale, poi, ha tolto dubbi e ambiguità. Il gruppo M5s, che rimane il più numeroso all’Ars, si riduce a 15 deputati, erano venti a inizio legislatura.
Resta da capire che cosa farà il nuovo gruppo. Dove si collocherà sullo scacchiere di Sala d’Ercole. Le parole di Tancredi, ma anche quelle di alcuni degli altri quattro deputati “dissidenti”, fanno pensare a una politica, almeno inizialmente, di “opposizione costruttiva”, se non di totale autonomia nelle scelte: anche, se è il caso, di sostenere la maggioranza di Nello Musumeci. Lo stesso Tancredi, del resto, a LiveSicilia non ha escluso la possibilità, se ce ne fossero le condizioni, di entrare in futuro nel governo dell’attuale presidente di centrodestra. A quel punto, la maggioranza di Musumeci guadagnerebbe cinque deputati che diventerebbero decisivi per assicurare solidità agli alleati del governo che finora hanno potuto contare su una maggioranza striminzita di un paio di deputati soltanto.
Una mossa che è stata ovviamente giudicata in maniera assai critica dai “quasi ex” compagni del Movimento. Solo per fare qualche esempio, sia il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri, sia il deputato regionale Giampiero Trizzino hanno messo in guardia i loro colleghi deputati: “Rischiate di essere soltanto usati da Musumeci e dai suoi alleati”.
Nessun ripensamento, però. Ed era difficile immaginarlo dopo un post di un paio di settimane fa, quando i “dissidenti”, nel prendere le difese di Tancredi, avevano affermato, in sostanza, il “venir meno” delle condizioni per stare insieme. E prima ancora di dividersi di fatto, il gruppo come detto si è diviso nella sostanza: il voto alla Finanziaria, ma non solo. Anche in vista di un disegno di legge presentato dai cinque “fuoriusciti” dal Movimento, che puntava a “depotenziare” l’attuale assessore ai Beni culturali Alberto Samonà, sottraendogli la delega all’identità siciliana, il gruppo dei quindici, per bocca di Trizzino, si è detto contrario. Insomma, i gruppi sono già due. Venerdì sarà solo ufficiale.