PALERMO – Un boss ferito a colpi di pistola, condotto in ospedali pubblici e cliniche private palermitane per curarlo. Nessuno avrebbe denunciato. Anzi, sarebbe stato operato “fingendo” l’esecuzione di un intervento per la sindrome del tunnel carpale.
Il boss era Francesco Lombardo e a raccontare cosa gli accadde alcuni anni fa è il figlio Andrea. Entrambi sono oggi collaboratori di giustizia e hanno fatto i nomi di medici e infermieri a cui si sarebbero rivolti e che avrebbero taciuto. Nomi che sono finiti in un capitolo dell’inchiesta sull’omicidio di Vincenzo Urso, assassinato nel 2009 ad Altavilla Milicia. Ci sono due nuovi indagati per il delitto, ma non tutto è stato chiarito.
Il 22 ottobre scorso Andrea Lombardo ha raccontato che il padre era stato ferito a colpi di pistola – “due spari” – da Pietro Incandela, fratellastro di Vincenzo Urso. I rapporti erano diventati tesi perché Urso e Incandela facevano concorrenza alla ditta di movimento terra dei Lombardo.
Il figlio ha riferito della corsa a Palermo, in compagnia di Urso, per fare operare il padre. Andarono prima all’ospedale Civico dove c’era un medico conosciuto che Francesco Lombardo conosceva. Poi, si spostarono al Policlinico. Il gancio era un infermiere. Nessuno riusciva ad estrarre il proiettile. Le tappe successive furono due cliniche private. Alla fine l’operazione fu eseguita. Non poteva certo essere registrata come “colpo di pistola”. Si scelse di nascondere tutto alla voce “tunnel carpale” . I pubblici ministeri di Palermo, l’aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Bruno Brucoli, Francesco Gualtieri e Gaspare Spedale, stanno cercando i riscontri al racconto di Andrea Lombardo.