CATANIA – Ancora guai giudiziari per Mario Strano. Il boss dei Cappello, arrestato il 14 agosto scorso in un hotel del palermitano dove stava trascorrendo una vacanza con la famiglia in barba alla sorveglianza speciale, è il destinatario di un decreto di sequestro eseguito dalla polizia. Nelle mani dello Stato sono finiti appartamenti, una società di trasporti, auto, mezzi e conti correnti. il suo nome oggi campeggia nel decreto firmato dal dal Tribunale Misure di Prevenzione che ha accolto la richiesta del Questore Giuseppe Gualtieri arrivata al termine di una lunga e articolata indagine patrimoniale svolta dal pool composto dai poliziotti della Divisione Anticrimine e di investigatori della Squadra Mobile.
Nell’indagine patrimoniale emerge la pericolosità sociale di Mario Strano, che per anni è stato il capo storico dei Santapaola a Monte Po e poi nel 2007 – come emerge nel processo – è transitato nelle file del clan Cappello-Bonaccorsi alla vigilia di una cruenta faida di mafia, sventata solo dal blitz della Dda che prese il nome di Revenge. Il pentito Gaetano D’Aquino, arrestato in quella stessa retata, racconta nel dettaglio la “transumanza mafiosa” dell’ex santapaoliano e, in particolare, afferma che durante un vertice sia stato lui ad indicare al folle killer Iano Lo Giudice, vertice dei Carataddi, la prima vittima nella guerra contro Cosa nostra. La condanna sentenziata è per Raimondo Maugeri, referente dei Santapaola al Villaggio Sant’Agata, che sarà ucciso dal gruppo di fuoco del “Carateddu”.
E’ finita sotto amministrazione giudiziaria la società di trasporti Catasped srls, intestata (solo formalmente secondo la magistratura) alla figlia Paola Strano. L’azienda che tra i suoi dipendenti annovera Mario Strano lo scorso anno era stata colpita da un’interdittiva antimafia. Per la gestire del compendio aziendale sequestrato, compresi i vari mezzi e rimorchi, il Tribunale di Catania ha nominato l’avvocato Antonio Licciardello. Il decreto di sequestro riguarda anche un appartamento (“riccamente arredato”, scrivono gli investigatori) a Picanello, una Mercedes e una moto Honda.
Nel decreto di sequestro i giudici del Tribunale Misure di Prevenzione hanno esaminato a fondamento della pericolosità sociale del boss dei Cappello le varie condanne per mafia, che partono dal 1995, come esponente della famiglia Santapaola. Nel 2011 – come già evidenziato – Mario Strano è condannato per mafia ma questa volta come affiliato del clan Cappello-Bonaccorsi. Per il collegio “plurimi indizi portano a ritenere che il patrimonio direttamente o indirettamente riconducibile a Mario Strano sia frutto di attività delittuose e comunque, derivante dal reimpiego di proventi illeciti”. A supporto di questa ricostruzione il Tribunale elenca anche una serie di condanne per rapina ed estorsione.
L’inchiesta patrimoniale inoltre ha permesso di evidenziare la sperequazione tra il patrimonio disposizione del boss e i redditi percepiti e dichiarati dalla famiglia Strano. I giudici delle Misure di Prevenzione scrivono: “Indizio che i beni sono il frutto di attività illecita è rappresentato dalla sproporzione tra i beni e il reddito dichiarato o l’attività svolta da lui e dai componenti del nucleo familiare”. In conclusione il Tribunale ritiene “che Mario Strano abbia la disponibilità” dei beni formalmente intestati alla moglie e alle figlie.
L’udienza davanti al Tribunale è stata fissata per il prossimo 10 gennaio 2018.