PALERMO – Marciapiedi, sottoscala, treni abbandonati. E cumuli di coperte, cartoni, sacchetti con quel che resta dei beni di prima necessità. Giacigli che diventano case, luoghi di permanenza di uomini, donne e della loro disperazione. Si sono lasciati alle spalle storie personali che hanno cambiato la rotta della propria vita e questo Natale sarà ancora una volta un’occasione per tornare a sperare.
“Non doveva andare così”, dice con le lacrime agli occhi un uomo sui 60 anni che vive alla stazione centrale. E’ seduto su una delle panchine a pochi metri dalla ferrovia, ha la barba lunga, indossa un vecchio cappello di lana, un giubbotto sporco. Trascina sempre un carrellino per la spesa in cui chiude il suo mondo: “Tutto ciò che ho è qui dentro – aggiunge amareggiato -. Un tempo lavoravo anch’io, ero una persona con una dignità, rispettata da tutti. Facevo il fabbro, mi chiamavano da tutta la Sicilia. Adesso faccio parte degli ‘invisibili’ perché anche la mia famiglia mi ha abbandonato, ma siamo trasparenti soltanto per chi non vuol vedere. L’indifferenza ci uccide ogni giorno, ma per fortuna qualcuno che ci aiuta c’è”.
Si tratta delle associazioni di volontari che più volte a settimana si alternano per fornire pasti caldi, coperte e conforto a chi vive sulle strade della città. Un’attività che impegna decine di uomini e donne che con impregno cercano di alleviare le sofferenze di clochard, immigrati, donne sole. La mappa della disperazione conta presenze in tutte le zone del capoluogo, dalla stazione centrale a piazzale Ungheria, da via Notarbartolo a via orsa Minore, fino al Foro Italico. Basti pensare che circa quaranta uomini vivono a bordo dei vagoni dei treni. Sono quelli i loro rifugi, gli angoli in cui scorre la loro vita. “Si tratta di tunisini e palermitani – spiega Giuseppe Li Vigni, presidente della Onlus “Gli angeli della notte” – e ultimamente sono presenti anche sei rumeni. Nei pressi della stazione è sempre molto semplice imbattersi in immigrati che fuggono dai centri di accoglienza e sperano di poter partire. Negli ultimi giorni ne abbiamo incontrato una decina, ma il fenomeno si intensifica quando ci sono più sbarchi”.
I volontari fanno quel che possono, durante le ronde notturne portano cibo e beni di prima necessità a coloro che ormai da anni vivono per strada, ma anche ai “nuovi” senzatetto. Sono persone che hanno perso tutto in seguito a problemi economici provocati dalla perdita del lavoro e, di conseguenza, della casa. Tra questi c’è Andrea, 62 anni. Vive sul marciapiede di via Trieste, a pochi metri dai cassonetti per i rifiuti che due anni fa sono stati dati alle fiamme da un gruppo di balordi. Il fuoco raggiunse il suo vecchio materasso mentre lui dormiva. E si sfiorò la tragedia. Nonostante il terribile episodio, Andrea dopo alcuni mesi è tornato lì. “La considera la sua casa – prosegue Li Vigni – e a noi non resta che aiutarlo in base alle nostre possibilità. Ha problemi di alcolismo, non vuole andare da nessuna altra parte, ma sono sicuro che se esistesse un piano di recupero in grado di coinvolgerlo, le cose potrebbero cambiare”.
Angela è invece una donna che fino a pochi mesi fa viveva col marito all’interno di un camper parcheggiato in piazza Indipendenza. Quel mezzo racchiudeva tutta la loro esistenza, ma è stato incendiato. “Adesso non sappiamo dove sono – sottolinea il presidente dell’associazione – ma la donna è affetta da disturbi psichiatrici e sarebbe necessario assisterla nel migliore dei modi. Questi atti di violenza e inciviltà fanno peggiorare situazioni già complesse da gestire e se consideriamo che i dormitori in città continuano ad essere carenti, ci troviamo di fronte ad una matassa davvero difficile da districare. In realtà – aggiunge – si cerca semplicemente di a nascondere la polvere sotto al tappeto. Vengono blindati sottoscala, chiusi i passaggi pedonali utilizzati come rifugio. Ma nulla cambia. Questa gente, sempre più disperata, si sposta, ma le loro difficoltà non passano”.
Come nel caso di una donna di circa 45 anni. da mesi viveva nel sottoscala di piazzetta Cairoli, nei pressi dei capolinea dei pullman regionali. Quell’area è stata chiusa con un cancello: “Ma nulla è stato risolto – dice Li Vigni – perché questa signora è rimasta ugualmente per strada e all’addiaccio. Vive alla stazione centrale coi suoi due figli, è scappata da casa perché il marito la picchiava e ora dormono sulle panchine. Per loro, purtroppo, sarà un altro Natale di solitudine ed emarginazione”. Sono stati proprio i volontari della onlus, pochi giorni fa, ad organizzare un pranzo per i meno fortunati. Nella nuova sede di via Enrico Bevignani gli “Angeli della Notte” hanno aperto le porte dei loro nuovi locali per festeggiare il Natale. “E’ stato il nostro regalo – conclude Li Vigni – un modo per star lontani, per qualche ora, dai problemi e dalla sofferenza”.