Cocaina tra Calabria e Misterbianco |Il codice: "Tre cavalli belli" - Live Sicilia

Cocaina tra Calabria e Misterbianco |Il codice: “Tre cavalli belli”

Le cimici piazzate dai Carabinieri non lasciano scampo agli "scappati" di Misterbianco. Inequivocabile la frase: "Cà a droga sta squaghiannu".

 

LE INTERCETTAZIONI
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MISTERBIANCO – “Il fratello di Mario U Tuppu Nicotra ha ricostituito il clan di Misterbianco”. Le parole del pentito Angelo Trovato aprono le mosse nel 2010 ad un indagine dei carabinieri fatta di pedinamenti e intercettazioni che scoperchia un vasto traffico di cocaina nell’asse Calabria – Misterbianco. Da un lato gli affari degli “Scappati”, così conosciuti nell’hinterland etneo, perchè appena U Malpassotu ordinò l’uccisione del “Tuppu”, i figli scappano da Misterbianco. Dall’altro i Bevilacqua della Locride, fornitori e corrieri del clan di Misterbianco, inchiodati dai carabinieri durante un trasporto. Il 14 giugno del 2011 furono sequestrati oltre due chili di cocaina.

L’inchiesta ha già portato alla sbarra 8 persone, sei sono stati condannati con una sentenza di primo grado. Dai 20 ai 7 anni di carcere per Gaetano Nicotra, Antonio Nicotra, Gaetano Nicotra jr, Giuseppe Avellino, Daniele Musarra e Giuseppe Sapuppo. Antonio Rivilli e Daniele Di Stefano, rinviati a giudizio per traffico di droga, saranno giudicati dal Tribunale di Catania. Il processo è in corso.

LE INTERCETTAZIONI INEQUIVOCABILI . Nel 2010, Gaetano Nicotra, conosciuto come U ziu Tanu, torna da Ravenna dove ha passato un lungo periodo di detenzione domiciliare. Per i pm Agata Santonocito e Andrea Bonomo il fratello del boss ammazzato, avrebbe rimesso a posto le fila per costruire la piena leadership del traffico di cocaina tra Misterbianco e Belpasso. Ci sono decine e decine di conversazioni ambientali intercettate dai carabinieri. Gli “scappati” non sono attenti quando “chiacchierano” nel loro “ufficio” installato al Bar Stadio e si lasciano sfuggire frasi inequivocabili anche durante i viaggi per “accaparrare” la polvere bianca in Calabria. Nelle 41 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip le intercettazioni rivelano soldi, guadagni, consegne e incontri. In una conversazione tra Tano Nicotra, il nipote Gaetano e Pippo Avellino in viaggio verso Catania per piazzare una partita di cocaina,  c’è un esplicito, chiaro e diretto riferimento allo stupefacente. Avellino: “Allora non l’hai capito cà a droga sta squaghiannu [che la droga sta squagliando ndr]” e poco dopo si parla del fatto che “la devono tagliare”: L’hai tagliata l’altra? domanda uno dei sodali. Frasi che nella frenesia delle discussioni “sfuggono” agli indagati che però fiutano di poter essere intercettati. “Ti devi stare muto qua dentro” è il rimprovero di Avellino allo zio Tano durante un dialogo macchina. I Nicotra hanno timore di essere troppo esposti per i vari incontri “all’ufficio” (il bar Stadio di Misterbianco): “Come ci vedono, in continuazione, ventiquattro ore su ventiquattro, con una calata ci prendono tutti“. Si sentono braccati gli “scappati”: “Mi spavento – afferma Tony Nicotra – se fanno tutta una retata“.

“TRE CAVALLI BELLI”. Le intercettazioni hanno permesso ai carabinieri di decodificare il gergo utilizzato per ordinare i quantitativi di cocaina. Per definire la droga si utilizzavano termini del mondo dell’ippica e dei cavalli: una “copertura” creata per “eludere” un eventuale monitoraggio delle forze dell’ordine, visto che i Bevilacqua sono allevatori di cavalli. Peccato, però, che i Nicotra e nessuno degli indagati – emerge dalle indagini – si occuperebbe di commercio di cavalli o risulterebbe possederne uno. Il “codice” emerge nelle conversazioni tra i Nicotra (“ci sono tre cavalli belli”) o durante le telefonate con i fornitori per definire i termini dell’acquisto e la qualità “della merce” (“quello che galoppa forte“). Ogni cavallo, o specie similare, era un chilo di cocaina (“l’acquisto dei due trottatori”, “andate là a trovare i due cavadduzzi”, “il pony e il trottatore“), e le relative caratterististiche (“duro di bocca”, “buono per passeggiare in città”, “vincente”). Non mancavano anche i commenti con i termini più “comuni” ai trafficanti (“biscottu”, “roba”). Durante una conversazione intercettata, uno degli indagati sembra quasi lamentarsi del costo della “polvere bianca” (“robuzza che costa cara“).

IL CORRIERE. Le modalità del trasporto della cocaina dalla Calabria in Sicilia- ricostruito dai carabinieri – avveniva secondo alcuni step: ordine, pagamento di un anticipo, trasporto, consegna e saldo. L’invio della cocaina era anticipato da una o più visite in Calabria da parte dei Nicotra, o dai alcuni “fidati”, che provavano la droga e perfezionavano l’ordine. Già in quella fase avveniva il pagamento della prima tranche. Da qui seguiva il trasporto che era completamente a carico dei calabresi: i Bevilacqua utilizzavano – come dimostra il sequestro del 2011 – un camion e una macchina che aveva il ruolo di “staffetta”. La cocaina era consegnata sempre “al solito posto“, poi i corrieri andavano a Misterbianco a riscuotere il saldo.

 


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