CATANIA – Ci sono decine di dossier scottanti sul tavolo della Procura della Repubblica, con al centro i più alti esponenti del potere cittadino. E per ogni procedimento già incardinato, trema uno dei pilastri del potere catanese. Sul banco degli imputati ci sono il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, l’ormai ex presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, ma anche Giuseppe Ronsisvalle, preside della Facoltà di Farmacia, e il direttore generale del Comune, Maurizio Lanza, per il suo operato di dirigente dell’Asp 3.
Senza dimenticare la prossima udienza, fissata per il 28 novembre, del processo in rito abbreviato a carico del presidente uscente della Regione, Raffaele Lombardo.
E l’udienza camerale del 13 Novembre, quando il Gip Luigi Barone dovrà decidere se accogliere o rigettare la richiesta di archiviazione nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo, editore e imprenditore catanese, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa che si è detto sempre estraneo ad ogni coinvolgimento.
Proprio in questi giorni, sono in arrivo gli avvisi di chiusura delle indagini sulla gestione della Ferrovia Circumetnea. A buon punto, poi, risulta l’inchiesta sulle promozioni facili al Comune di Catania, riguardanti il meccanismo di promozione di massa di centinaia di dipendenti pubblici che -secondo l’accusa- sarebbe avvenuto in violazione delle leggi vigenti: dall’ufficio inquirente sta per partire una raffica di richieste di rinvio a giudizio.
Secondo quanto risulta a Live Sicilia, gli ex assessori usciranno dall’inchiesta, diversa la posizione dell’ex sindaco, Umberto Scapagnini, dei dirigenti e dei ragionieri generali che si sono succeduti fino al 2008. Titolare del fascicolo è il Pm Alessandra Chiavegatti, che coordina anche le indagini dei Carabinieri sui bilanci risalenti alla gestione dell’attuale primo cittadino, Raffaele Stancanelli, che al momento non risulta essere indagato. Ma agli atti ci sono numerose delibere della Corte dei Conti, che contestano i bilanci comunali e il parere dei revisori del Comune.
Già quattro anni fa, i libri contabili di Palazzo degli Elefanti erano finiti sotto la lente di ingrandimento dei magistrati. Indagini poi sfociate nel processo per il ‘buco’ di bilancio, che l’8 novembre sbarcherà in Appello, ad un anno dalla condanna in primo grado dell’ex sindaco, Umberto Scapagnini, e degli assessori delle sue giunte. Si tratta di Santo Li Gresti, Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta. Due anni e nove mesi sono andati anche all’ex ragioniere generale, Vincenzo Castorina. Uno sconto di 6 mesi è invece stato concesso agli assessori in carica dal 2005 al 2008. Sono Filippo Drago, Giuseppe Zappalà, Stefania Gulino, Domenico Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano e Mario De Felice.
Il 7 Novembre è in programma, in Corte di Cassazione, l’udienza che dovrà decidere sul ricorso presentato da Umberto Scapagnini e dal senatore di FLI, Nino Strano, condannati in Appello per i rimborsi liquidati ai dipendenti comunali a tre giorni dalle elezioni comunali del 2005, per una caduta di cenere lavica risalente al 2002. L’istanza riguarda anche gli altri ex assessori condannati: Fabio Fatuzzo, Orazio D’Antoni, Antonino Nicotra, Ignazio De Mauro e Filippo Grasso.
Ma l’elenco dei procedimenti a carico degli inquilini di Palazzo degli Elefanti non finisce qui. Il 29 Gennaio toccherà a Raffaele Stancanelli presentarsi in Tribunale nelle vesti di imputato, in occasione della prima udienza del processo per lo scandalo dei Servizi sociali. L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Lucio Setola, ipotizza il reato di abuso d’ufficio.
Il sindaco, all’epoca assessore regionale alla Famiglia, avrebbe indicato senza averne i titoli alcuni membri in seno alle commissioni giudicatarie delle gare d’appalto. Per Stancanelli -che ha respinto al mittente ogni accusa- è in corso anche un altro processo, dinanzi al giudice monocratico Rosalba Recupido. Sul banco degli imputati, insieme al sindaco, tre nomi eccellenti. Si tratta dell’ex presidente della provincia, Giuseppe Castiglione, dell’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera “Garibaldi”, Giuseppe Navarria, e del figlio Francesco, consigliere comunale eletto nel Pdl e oggi aderente al gruppo Misto.
Il Pm, Alessandro La Rosa, ipotizza i reati di violazione della legge elettorale e di turbamento di pubblico servizio. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero tenuto un comizio all’interno della struttura ospedaliera, a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2008.
Tra due settimane, si terrà l’udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio per il notaio Vincenzo Ciancico, accusato di peculato, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
Negli stessi giorni è anche in programma l’udienza preliminare a carico del prof. Elio Rossitto, già ideologo del Mpa, accusato di tentata concussione e di tentata violenza sessuale da numerose studentesse dell’Ateneo catanese. I tempi della pronuncia del Gup sulla richiesta di rinvio a giudizio, però, non si preannunciano brevi.
Lungo è anche l’elenco dei procedimenti a carico del mondo della sanità catanese. Tre riguardano i vertici dell’Asp, di ieri e di oggi. A novembre continua, dinanzi alla terza sezione penale presieduta da Ignazia Barbarino, il processo ad Antonio Scavone, fedelissimo di Raffaele Lombardo ed ex manager dell’azienda sanitaria.
Secondo i Pm avrebbe favorito, in concorso con l’allora direttore amministrativo dell’Asp, oggi dirigente al Comune, Maurizio Lanza, con Annunziata Sciacca, direttore sanitario, e con il dirigente del servizio “Stato giuridico del personale” Rosario Fresta, l’assunzione di dieci esterni con mansioni generiche, penalizzando così le professionalità interne.
Da mercoledì scorso, Scavone è anche imputato insieme a Giuseppe Calaciura, suo successore all’Asp etnea e attuale commissario straordinario all’ente parco dell’Etna, per l’appalto del PTA di Giarre assegnato senza gara al marito di Anna Finocchiaro. Nello stesso processo, sono alla sbarra per truffa aggravata e abuso d’ufficio il direttore amministrativo dell’Asp, Giovanni Puglisi, e lo stesso Melchiorre Fidelbo, consorte del presidente dei senatori Pd.
Ancora nei confronti di Scavone è in arrivo, a dicembre, una nuova decisione del Gup, Marina Rizza. Stavolta, però, il giudice dovrà pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Catania nell’indagine sull’assegnazione dei budget milionari ai laboratori d’analisi privati. Agli atti dell’inchiesta per abuso d’ufficio, ci sono decine di telefonate intercettate tra l’allora manager dell’Asp e i più alti esponenti del mondo politico e sanitario etneo. Su tutte, quelle tra Scavone e i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo, riportate in esclusiva da “S”. La Procura di Catania, però, non vi ha individuato profili di rilevanza penale.
Per gennaio si attende invece la sentenza di primo grado in un processo importante, con al centro una struttura faraonica che fronteggia il porto di Catania. Si tratta dell’ex Mulino Santa Lucia, oggi sotto sequestro, sulle cui fondamenta è stato costruito il mega-centro direzionale e commerciale del gruppo “Acqua Pia Marcia” di Francesco Bellavista Caltagirone. Per lo stabile e per i terreni adiacenti, secondo l’accusa costruiti e lottizzati abusivamente, è stata chiesta la confisca. Imputati sono l’amministratore dell’Acqua Pia Marcia Holding Spa, Giovanni Beneduci, l’amministratore di “Italgestioni Srl”, Maurizio Pennesi, e quello di “Grand Hotel Bellini srl”, Giovanni Cervi. Condanne sono state anche chieste per due ex funzionari del Comune, Vito Padalino e Mario Arena.
Dinanzi alla Terza sezione, nel frattempo, prosegue senza sosta l’esame dei teste nel processo per disastro ambientale e discarica di rifiuti non autorizzata alla Facoltà di Farmacia dell’Università. All’origine delle morti e delle decine di patologie tumorali accertate, secondo l’accusa, ci sarebbe lo sversamento dei rifiuti di laboratorio nei lavandini del complesso universitario.
Sul banco degli imputati, per ora, ci sono l’attuale preside, Giuseppe Ronsisvalle, e sette professori e tecnici dell’Ateneo. Si tratta dell’ex direttore amministrativo Antonino Domina, del dirigente dell’ufficio tecnico, Lucio Mannino, e di Franco Vittorio, ex direttore del dipartimento di Scienze Farmaceutiche, all’epoca dei fatti capo della commissione di sicurezza. Alla sbarra, anche gli altri membri della commissione: Giovanni Puglisi, Fulvio La Pergola, Francesco Paolo Bonina e Marcello Bellia.
Nel quadro dell’inchiesta “Iblis”, infine, è in programma per i primi mesi dell’anno prossimo l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico del deputato autonomista Angelo Lombardo, accusato di concorso esterno e voto di scambio aggravato. I suoi legali chiederanno il rito ordinario.