Combattimenti tra cani, ecco cosa rischia chi organizza le gare - Live Sicilia

Combattimenti tra cani, l’associazione Lndc Animal sarà parte civile

Ecco cosa rischia chi organizza le gare illegali e le scommesse
NELL'AGRIGENTINO
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1 min di lettura

LNDC Animal Protection ha sporto denuncia annunciando che si costituirà parte civile nel processo contro le persone coinvolte nel combattimento tra Pitbull, sgominato alcuni giorni fa dai poliziotti del Commissariato di Canicattì e al quale hanno preso parte 25 persone, tra organizzatori e scommettitori, provenienti da Gela, Palermo, Catania e anche della Puglia.

Cosa rischia chi organizza le gare

Il reato di divieto di combattimento tra animali punisce sia chi promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate, che possono metterne in pericolo l’integrità fisica, sia chi effettua scommesse. “Nel primo caso”, argomenta l’avv. Alessandra Itro legale di LNDC Animal Protection, “è prevista la reclusione da uno a tre anni e una multa da 50mila a 160mila euro, mentre nel secondo caso la reclusione è da tre mesi a due anni e la multa da 5mila a 30mila euro. Allevare questi animali per poi portarli alla morte, sbranati vivi da un proprio simile, è un atto gravissimo dal punto di vista sia umano sia penale, così come divertirsi e scommettere assistendo alla violenza e al dolore di questi cani”, conclude l’avvocato.

“Stiamo seguendo altri processi”

Il fenomeno dei combattimenti tra cani è molto più diffuso di quanto si pensi in tante regioni d’Italia, ed è difficile da contrastare perché legato quasi sempre alla criminalità organizzata. “Si tratta di attività svolte spesso segretamente e che richiedono un lavoro investigativo importante per essere scoperte in flagrante e sgominate”, aggiunge l’avv. Michele Pezone, responsabile diritti animali LNDC Animal Protection, che continua: “Stiamo seguendo altri processi di questo tipo in altre zone d’Italia, uno di questi vedrà la prima udienza a Imperia a metà aprile, con scommettitori che arrivavano anche dall’estero. Anche in questo caso ci costituiremo parte civile”.


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