Il 15 gennaio 2024 ricorreva il Blue Monday, il giorno più triste dell’anno, come teorizzato dallo psicologo Cliff Arnall secondo una equazione matematica. La formula non ha supporto scientifico, ma ha comunque il merito di incentrare la riflessione su un tema troppo spesso sottovalutato, la buona salute della mente, non facile da conservare o da recuperare.
Una inchiesta Ipsos condotta in 16 paesi rivela che l’Italia mostra la più bassa percentuale di soggetti in stato di pieno benessere mentale (18%). Di contro, crescono il senso di solitudine (il 48 per cento, ed è il dato peggiore in Europa) e lo stress, il disturbo mentale più diffuso, che affligge il 56% degli intervistati.
I dati del benessere mentale
I dati sono confermati dall’Osservatorio Sanità di Unisalute, che insieme a Nomisma ha condotto sondaggi sui temi legati alla salute psicologica. Il 43% degli intervistati dichiara di faticare a mantenere il buon umore, e uno su dieci è stato prevalentemente “giù di morale”. Solo uno su tre afferma essere stato di buon umore, e un fortunato 3% di umore eccellente. Il 38% asserisce di sentirsi spesso stressato, addirittura giornalmente (9%).
Gli italiani affrontano lo stress con rimedi naturali e praticando sport (27%), chiedendo consiglio ai farmacisti (17%), o al medico di base (16%). Sebbene il 62% in caso di necessità si rivolgerebbe allo psicoterapeuta, in realtà soltanto il 12% fa ricorso a specialisti: e se molti dichiarano di preferire che il momento difficile passi da solo (38%), il 28% non li interpella per i costi troppo onerosi.
I risultati delle ricerche confermano che, in presenza di generatori universali di ansia come le preoccupazioni per la salute, per la mancanza di soldi, per le crisi famigliari e il lavoro, il disagio è maggiormente avvertito dalle donne, soprattutto a causa della disparità di genere nella vita quotidiana, e dai giovani, per l’incertezza sul futuro, la solitudine, l’impatto negativo di tecnologia e social media.
Cosa ci procura ansia
Paura del domani, scadenti prospettive economiche, precarietà del mercato lavorativo, restrizione della libertà individuale: i giovani non hanno molto per cui stare allegri. E dove trovano rifugio? Ma è ovvio, nel solo mondo che li accoglie a braccia aperte.
Così, accade che 4 adolescenti su 5 utilizzino ogni giorno i social media, e, visto che parliamo di ansia, uno su 10 è a rischio di sviluppare “ansia da social” e astinenza quando è offline. Un report sulle tecnologie digitali e le problematicità nella popolazione adolescenziale, pubblicato dall’Iss nell’ambito dello studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) svolto in collaborazione con l’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS, ha coinvolto 89.321 adolescenti tra gli 11 e i 17 anni di tutta Italia.
Al di là dell’impossibilità di controllare quanto tempo trascorrano sui social, i dati evidenziano come il tecnostress sia costante per tutte le fasce socio-economiche, appena più frequente tra i giovani meno abbienti; la motivazione più addotta per giustificare i comportamenti ansiogeni è che si usano i videogiochi per “scappare da sentimenti negativi”.
Il ‘colpo’ del lockdown
Purtroppo, il colpo inferto dal lockdown alla salute mentale è risultato particolarmente grave per gli adolescenti, costretti all’isolamento in una fase della vita in cui la socialità è fondamentale.
L’esponenziale diffusione del disagio mentale corrisponde all’innalzamento dei livelli di ansia. Come contrastarla? Migliorando sia la salute fisica che quella mentale. Ovvio, ma non così facile. Ecco perché gli esperti insistono sulla politica dei piccoli passi.
L’American Medical Association offre alcune raccomandazioni per vivere meglio. La buona notizia – sottolinea il presidente dell’AMA Jesse M. Ehrenfeld – è che non è necessario apportare grandi cambiamenti di colpo.
Si possono operare scelte salutari positive che possono avere effetti a lungo termine. Il primo consiglio è essere più attivi fisicamente: gli adulti dovrebbero svolgere almeno 150 minuti a settimana di attività ad intensità moderata o 75 minuti ad intensità vigorosa.
Tra i suggerimenti, non nuovi in verità, ridurre il consumo di bevande zuccherate e di alimenti trasformati, soprattutto quelli con aggiunta di sodio e zucchero, bevendo più acqua e consumando cibi integrali e nutrienti, tra cui frutta, verdura, cereali integrali, noci e semi, latticini a basso contenuto di grassi, e carni magre e pollame.
Qualche consiglio
È importante bere alcolici con moderazione, parlare con il proprio medico del consumo di sigarette normali ed elettroniche e di come smettere. Bisogna fissare e rispettare gli appuntamenti che riguardano la salute, aderire agli screening, e assicurarsi che la propria famiglia sia al passo con i vaccini, sia quello antinfluenzale annuale che quello aggiornato contro il COVID-19.
Inoltre, è essenziale conoscere i valori della pressione e il rischio di diabete. Per gestire lo stress, è opportuno dormire almeno 7 ore e mezza per notte, fare esercizio fisico; infine, chiedere aiuto a un professionista della salute mentale quando sia necessario.
Diversi studi dimostrano come l’attività fisica, la lettura di libri e le pratiche di cura di sé attenuino la crescita della sindrome ansiosa, innescata o accresciuta dalla pandemia. Una delle chiavi per affrontare lo stress è imparare a vivere il presente: l’ansia riguarda spesso problemi futuri, eventi che potrebbero accadere o non verificarsi. Diamo spazio ai pensieri positivi per controllarla piuttosto che esserne controllati.
Un consiglio di basso profilo ma efficace. Quando al mattino vi svegliate con la voglia di ululare, se da soli, o di abbaiare contro qualcuno, se in compagnia, provate invece a sfoderare un sorriso. Aiuta, provare per credere.