PALERMO – Al Riesame era già caduta l’aggravante mafiosa. Ora in Cassazione arriva l’annullamento secco, senza rinvio, dell’ordinanza di custodia cautelare per i fratelli Rodolfo e Domenico Virga, originari di Gangi. I supremi giudici hanno accolto il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo, Valerio Vianello e Debora Speciale.
I Virga finirono agli arresti domiciliari lo scorso giugno. La Procura di Caltanissetta è certa di avere scoperto l’esistenza di un sistema illecito di gestione di terreni e contributi agricoli da parte di Cosa Nostra. L’inchiesta ruota attorno alla famiglia Di Dio, originaria di Capizzi, nel Messinese, ma residente in provincia di Enna. I potentati mafiosi avrebbero messo le mani sui fondi comunitari ottenuti attraverso l’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Dal Parco delle Madonie a quello dei Nebrodi: i Di Dio si sarebbero impossessati persino di terreni demaniali. Lo avrebbero fatto innanzitutto con il benestare della famiglia di San Mauro Castelverde, in provincia di Palermo, dove la parola “potere” va da decenni associata ai cognomi Virga e Maranto. Il mandamento mafioso si estende dalla provincia palermitana a quella messinese, includendo tutti i paesi dell’entroterra fino a Mistretta e lungo la costa a Sant’Agata di Militello, arrivando fino a Capizzi.
Le accuse vanno dalla truffa al trasferimento fraudolento di beni, aggravati dal metodo mafioso. Non si conosce ancora il percorso argomentativo seguito dalla Cassazione. I legali hanno incentrato il ricorso sull’erronea interpretazione del contenuto delle intercettazioni, sul difetto di motivazione da parte del giudice per le indagini preliminari e sull’assenza di esigenze cautelari (la pericolosità di un indagato non può basarsi sui suoi trascorsi giudiziari, ma deve essere attuale).
L’arresto dei fratelli Virga, che nel frattempo avevano già ottenuto la meno afflittiva misura cautelare dell’obbligo di dimora a Palermo, sarebbe frutto di un grande equivoco. È vero, tra i Virga e i Di Dio ci sono stati dei rapporti ma solo, così hanno sostenuto i legali, per comprare “salumi, uova ed altri generi alimentari destinati allo stesso Rodolfo ed al fratello Domenico Virga…”