"La mia non è una candidatura| di semplice testimonianza” - Live Sicilia

“La mia non è una candidatura| di semplice testimonianza”

Continuano le interviste ai candidati sindaco di Catania. Dopo Stancanelli, Maurizio Caserta lancia la sua sfida: una lista “rappresentativa di tutti i territori” e un programma basato sul rilancio delle piccole imprese, del patrimonio culturale e del turismo. Il professore attacca gli avversari: “Io non li vedo in giro se non dentro i saloni degli alberghi”.

Maurizio Caserta
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CATANIA. Maurizio Caserta c’è. Il professore lo dice a chiare lettere: “La mia non è una candidatura di semplice testimonianza”. Caserta ha presentato la sua squadra di assessori, la lista e il programma e adesso è pronto alla sfida. Forte del vento del “cambiamento” che tanti invocano, delle liti intestine al centrosinistra e del silenzio mediatico dei Cinque Stelle: il gruppo di Caserta va avanti per la sua strada. Riformare il bilancio, puntare sulle piccole imprese e sulle superstar etnee (il vulcano, il mare e le tradizioni), da qui prende le mosse la proposta politica del professore Caserta. Una candidatura ben voluta solo in Corso Italia? Caserta anticipa le accuse e dice: “Abbiamo cercato di coinvolgere donne e uomini rappresentativi di tutti i territori”. E attacca i suoi avversari: “Io non li vedo in giro se non dentro i saloni degli alberghi”. Così il professore racconta la sua campagna elettorale ai microfoni di LiveSiciliaCatania. Durante la conferenza stampa di presentazione degli assessori ha più volte detto: “Qui si fa sul serio”.

Qualcuno ha forse sottovalutato la sua candidatura? Da outsider è progressivamente diventato un serio contendente che insidia i due favoriti?

Credo che i fatti lo dicano. Eravamo stati visti come una semplice testimonianza: non lo siamo più. Per noi è assolutamente normale, anche se ogni giorno accogliamo con grande soddisfazione le manifestazioni di consenso. Questo non ci esalta e non ci deprime. Siamo pronti a lavorare, come del resto abbiamo fatto in tutti questi mesi, e siamo convinti che la gestione della cosa pubblica sia una cosa seria; per questo non bisogna né infiammarsi né deprimersi, è un lavoro costante, a volte di sacrificio, che richiede disponibilità, senso delle istituzioni. Noi offriamo questo.

Quale accoglienza state ricevendo dai catanesi?

Direi che l’accoglienza è assolutamente straordinaria, tutti sono pronti al cambiamento, a volte si chiedono se questo cambiamento offre le medesime garanzie del passato e la conclusione, spesso, è rapidamente raggiunta: gli ombrelli del passato ormai sono un po’ bucati e quindi fanno passare l’acqua.

Quali sono i punti di forza del vostro programma?

Innanzi tutto una riforma del bilancio. Il bilancio non può essere solo antideficit come ormai è, deve essere di sostegno all’ economia della città. Secondo punto: la città è fatta di una grande quantità di piccole e piccolissime imprese, queste non sono da eliminare ma da sostenere perché oggi si può essere piccoli e moderni al tempo stesso. E’ possibile rifondare Catania rilanciando le piccole imprese, commerciali e non, che costituiscono il tessuto connettivo della città. Poi la gestione del patrimonio. La città ha risorse infinite, pubbliche e private, a volte sprecate e inutilizzate. Abbiamo edifici e musei vuoti, chiese chiuse: questo patrimonio, a prescindere dal soggetto al quale appartiene, deve essere messo in rete e reso disponibile per la città e per i turisti. Inoltre, Catania ha delle superstar: un centro storico d’eccezione, un vulcano, una spiaggia e delle tradizioni culturali straordinarie. Su queste risorse possiamo costruire il nostro progetto di sviluppo. E’ molto più costoso creare risorse che non ci sono piuttosto che utilizzare quelle che abbiamo. Queste, nel tempo, non sono state utilizzate nella maniera più appropriata. L’assetto urbanistico della città: Catania non ha bisogno di nuova edilizia residenziale. Non c’è motivo di continuare a coprire le superfici libere, la città ha bisogno ovviamente di standard urbanistici ma questi possono essere raggiunti con risorse diverse dalla semplice cubatura. Infine lo sviluppo del turismo, del porto e del mare che è una risorsa imprescindibile per la città. Penso alla gestione della Plaia, che ultimamente è stata oggetto di particolare attenzione. Bisogna partire da quello che c’è: una storia di imprese secolari, cioè i lidi, che hanno tenuto viva quella zona. Da lì bisogna partire per rafforzare e incrementare il flusso turistico di quella zona che deve mantenere le sue caratteristiche principali: ossia di essere una risorsa ambientale e paesaggistica di straordinario valore.

Avete previsto l’istituzione di un registro delle unioni civili?

Assolutamente sì. Questo si inserisce in un quadro più ampio. Questa città, per la sua collocazione geografica e per la sua storia è aperta. Catania deve abituarsi al multiculturalismo, alla pluralità delle religioni e alla pluralità delle famiglie. Quindi, la proposta di un registro delle unioni civili è certamente ragionevole e merita di essere sostenuta.

Quali criteri avete seguito nella costruzione delle liste?

Le liste hanno accolto tutti coloro che avevano qualcosa da dire e una passione civile. A volte abbiamo stimolato questa disponibilità, siamo andata a cercarla in territori un po’ più lontani dal centro per non correre il rischio di essere rappresentativi di un solo territorio. Questa lista è fatta di uomini e donne impegnati nel lavoro, nelle professioni, nel volontariato che stanno lavorando con tutta la passione che hanno in corpo.

Che idea si è fatto del modo in cui i suoi avversari si stanno muovendo in campagna elettorale?

Io non li vedo in giro se non dentro i saloni degli alberghi. Noi andiamo in giro per le strade, facciamo comizi. Quando sono per strada a parlare con la gente non vedo nessuno di loro. Evidentemente, trovano più utile fare accordi politici ma quella è una cosa che non ci appartiene.

 


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