PALERMO – La Tari da aumentare, le tariffe per i servizi a domanda da raddoppiare, il buco nei conti della Rap, la cronica difficoltà nel riscuotere le tasse e un sempre più massiccio ricorso all’anticipazione di tesoreria (con tanto di interessi), a cui sommare oltre 200 milioni di euro da trovare in tre anni per il Fondo crediti di dubbia esigibilità e i problemi nel chiudere il prossimo bilancio.
Il 2020 inizia nel peggiore dei modi per il comune di Palermo, la cui situazione dei conti inizia a far tremare i polsi. Perché se da un lato l’amministrazione guidata dal sindaco Leoluca Orlando può gioire per i pagamenti più tempestivi, per il debito migliorato e per non aver penalizzato dipendenti e fornitori, dall’altro c’è più di un motivo per essere preoccupati.
Partiamo dai numeri. La relazione trimestrale redatta dalla Ragioneria generale fissa in 81,5 milioni di euro l’anticipazione di tesoreria: significa, in poche parole, che il comune di Palermo spende più di quanto incassa e che quindi è costretto a farsi prestare i soldi (a cui aggiungere gli interessi). Il primo ricorso a questo meccanismo risale al febbraio 2017 ed è un campanello d’allarme importante perché dimostra che la città ha un problema di liquidità. Un problema talmente serio che il Ragioniere generale scrive della “difficoltà di garantire una regolare gestione dell’attività di pagamento con riferimento alle retribuzioni stipendiali, spese obbligatori e contratti di servizio con le partecipate”. L’anno scorso il Comune ha speso oltre un miliardo di euro ma ha incassato tributi per 937 milioni, con un passivo di 73 milioni che ha costretto l’ente a farsi anticipare dal tesoriere (la Bnl) ben 81,5 milioni. Detto più brutalmente, se non ci fosse l’anticipazione il Comune non potrebbe pagare né stipendi, né fornitori.
Certo, non tutti i segnali sono negativi. La tempestività dei pagamenti è migliorata (in media 34 giorni) e il numero dei creditori è in costante calo; il Comune spende di più rispetto al passato perché paga tutti i fornitori, senza lasciare le fatture nei cassetti; è aumentato l’incasso Irpef e anche quello della Tosap, sebbene la Tari faccia segnare due milioni in meno rispetto al 2018 (82 contro 80), le riscossioni aumentano di 120 milioni. “Le difficoltà di cassa sono note a tutti e da tempo – dice l’assessore al Bilancio Roberto D’Agostino – Un problema che riguarda tutte le città italiane e Palermo sta meglio di altre realtà. Emergono dati positivi e negativi: tra questi ultimi il fatto che ancora in molti evadono le tasse in maniera cospicua. Registriamo positivamente però che nell’ultimo c’è stato un forte recupero dell’evasione degli anni precedenti, sicuramente non sufficiente per garantire una tranquillità alla gestione di cassa”.
“La situazione è oggi delicata e complessa per la città – commenta però il consigliere comunale Ugo Forello – Da troppo tempo l’amministrazione vive alla giornata, dimostrandosi incapace di affrontare la crisi economico, finanziaria e funzionale del sistema Palermo, con un’adeguata pianificazione. C’è il fondato timore che a pagare le conseguenze di questa approssimazione saranno, purtroppo, i cittadini. L’aumento delle tariffe dei servizi e delle tasse, tra cui in primis la Tari, purtroppo sono provvedimenti che chi ha amministrato (non bene) la città in questi anni, sarà probabilmente costretto ad adottare”.
“La nota del Ragioniere fotografa la situazione in cui versano i conti del Comune e traspare una situazione delicata e critica – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – Nessuna amministrazione era mai ricorsa all’anticipo di tesoreria cosa, certo la crisi in cui versano i comuni è grave ma bisogna cambiare passo e non ricorrere più alle anticipazioni. Chiederemo una seduta dedicata ai conti del comune e invitiamo il presidente del consiglio a rispettate le modalità di comunicazione al consiglio comunale delle variazioni di bilancio di competenza della giunta comunale e dei prelevamenti dal fondo di riserva”.
Tutto qui? No, perché ci sono anche altri elementi a turbare i sonni di Palazzo delle Aquile. Il comune di Palermo è infatti in deficit strutturale per tutto il 2020 e dovrebbe aumentare la tariffe per servizi come quelli sportivi o gli asili nido, ma l’amministrazione (nonostante le sollecitazioni degli uffici) non si è ancora mossa e rischia una penale salata. C’è poi il problema della Tari: la Rap in questo momento affronta degli extra-costi per portare l’immondizia in altre discariche, vista la chiusura di Bellolampo, costi che nel 2020 dovranno finire necessariamente nel conto della tassa. Come se questo non bastasse, le nuove linee guida dell’Arera impongono di calcolare le tariffe Tari partendo dai costi standard uguali per tutti, mentre finora la Tari a Palermo si è calcolata partendo fondamentalmente dal costo del servizio. Il che si tradurrà in una stangata con le prossime tariffe.
E poi c’è il macigno più pesante, cioè il Fondo crediti di dubbia esigibilità. Palermo negli ultimi anni ha applicato il metodo semplificato che non ha fatto altro che rinviare un problema che adesso si presenta in tutta la sua drammaticità: il comune avrebbe dovuto accantonare 689 milioni di euro ma finora ne ha messi da parte solo 418, il che significa che ne mancano all’appello 271. Anche se nel 2020 si facessero i salti mortali, la quota scenderebbe ma resterebbe oltre i 200 milioni che andrebbero ripianati in tre anni, dal 2021 al 2023, in pratica 70 milioni l’anno che piazza Pretoria non ha e non sa neanche da dove prendere.
“Il mancato allineamento delle quote genera insormontabili problemi per la chiusura dell’esercizio 2019 – scrive il Ragioniere generale in una missiva del 10 gennaio – che in assenza di un intervento urgente da parte del legislatore farà emergere un disavanzo di amministrazione il cui ripiano non potrà essere assorbito nel breve periodo e con mezzi ordinari”. In pratica non si potrà chiudere il bilancio, o quantomeno non lo si potrà fare entro febbraio come chiesto da Sala delle Lapidi: un allarme che la Ragioneria “ha già lanciato in precedenti formali occasioni – conclude la nota – e a questo punto i tempi stringono”.