PALERMO – A Palermo arriva un altro commissario, stavolta per il bilancio di previsione 2018. L’assessorato regionale alle Autonomie Locali, lo scorso 5 settembre, ha nominato i burocrati che, nei vari comuni siciliani, dovranno sostituirsi alla giunta e al consiglio per l’approvazione della manovra finanziaria: il limite temporale, in teoria, è scaduto a marzo ma dal momento che moltissime città sono in ritardo, la Regione ha inviato i commissari.
In provincia di Palermo sono 35 i comuni commissariati e tra questi spicca proprio il capoluogo, guidato da Leoluca Orlando. Qui il commissario sarà Carmelo Messina, lo stesso nominato per il bilancio consuntivo 2017 che però, nel frattempo, la giunta ha esitato.
Ma il commissariamento è la spia di un malessere assai più profondo e che riguarda i conti della quinta città d’Italia. Se l’approvazione del consolidato 2016, arrivata prima dell’estate, non è stata una passeggiata, l’iter del consuntivo 2017 e del previsionale 2018 rischia di trasformarsi in una Via Crucis. Il sindaco e gli assessori hanno approvato il rendiconto dello scorso anno ad inizio agosto e adesso il corposo documento è all’esame del collegio dei Revisori dei Conti che, a differenza del passato e grazie a una nuova norma, non viene più eletto ma sorteggiato. Sta di fatto che i Revisori si stanno prendendo tutto il tempo messo a disposizione dalla legge e si dice che stiano facendo letteralmente le pulci alla manovra. Il problema è sempre quello dei disallineamenti che superano i 70 milioni di euro, ossia dei soldi che le partecipate ritengono di dover ricevere ma il Comune di non dover pagare. Sul banco degli imputati ci sono Amat e Rap che hanno disallineamenti milionari, ma che devono ancora approvare i bilanci: il sindaco ha diramato una direttiva imperativa per ordinare di stralciare tutto, ma i neo amministratori, insediatisi dopo la direttiva, ancora non hanno proceduto e anzi, di fronte alla commissione Bilancio, hanno addirittura chiesto di intavolare una trattativa. Tempi che mal si conciliano con quelli del Comune, che deve esitare in fretta il consuntivo: al di là del parere dei Revisori, al consiglio comunale toccherà decidere cosa fare dei disallineamenti vista l’attuale inerzia delle aziende.
Una decisione che non potrà non avere refluenze sul bilancio 2018, che va anch’esso a rilento: la manovra non è stata nemmeno approvata dalla giunta, nonostante si sia arrivati ormai al nono mese dell’anno, anche se pare che le carte ormai siano pronte. Il sindaco però è stato chiaro: il rapporto di fiducia con i presidenti delle aziende si misurerà sul taglio dei disallineamenti, anche se la Corte dei Conti ha messo in guardia il Comune da tagli unilaterali. Una matassa che andrà dipanata al più presto, visto che adesso c’è anche un commissario.