Mirello Crisafulli, senatore e dirigente regionale del Pd, aveva già ricevuto nel 2003 un avviso di garanzia per associazione mafiosa, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Caltanissetta sulla mafia ennese, per essere stato filmato dagli investigatori in compagnia dell’avvocato Raffaele Bevilacqua, capomafia ennese, condannato nel 2008 all’ergastolo per avere ordinato l’uccisione di un affiliato che chiedeva il pizzo senza il suo permesso. E proprio quel nome torna oggi a dare nuovamente pensieri al Pd: Bevilacqua, infatti, è lo stesso professionista incontrato dal governatore, sia secondo l’inchiesta di Catania, che secondo le dichiarazioni di Lombardo in conferenza stampa.
Onorevole Crisafulli, iniziamo con una provocazione: non si sente discriminato dal suo partito per la vicenda Bevilacqua?
“Ma, io dal mio partito non sono stato particolarmente attaccato. C’è stato, piuttosto, qualcuno che mi ha attaccato e quello è un suo problema personale, non mi riguarda”.
Che differenza c’è tra l’incontro che Lombardo ha avuto con Bevilacqua e il suo?
“La vicenda di Lombardo riguarda lui e a lui bisogna chiederlo. La mia vicenda è nota, si conosce, ho incontrato Bevilaqua al congresso della Cgil, non a casa, né alle 8 del mattino”.
Il suo nome è stato molto spesso nelle pagine di cronaca vicino al concetto di questione morale. Qual è la sua idea della questione morale?
“La questione morale deve comprendere sia la sfera pubblica che quella privata di un politico, non devono esistere atteggiamenti che possano inficiare la credibilità né del politico, né del suo partito”.
Avere masticato il tabacco di sette sigarette in compagnia di un personaggio rivelatosi successivamente un mafioso – Rosario Di Dio – compromette il ruolo istituzionale di un politico?
“Se si fosse limitato soltanto a quello forse no. Ma qui c’è dell’altro”.
Come valuta la conferenza stampa di Lombardo?
“Vorrei precisare che quando fui interrogato io dalla procura di Catania, ho chiarito dopo un mese. Ai tempi pensai anch’io di convocare una conferenza stampa, ma l’avvocato Siniscalchi mi suggerì saggiamente che non ero io che potevo autoassolvermi. Certo, sarebbe stato legittimo convocare una conferenza stampa per portare alla luce le mie motivazioni, ma quello sicuramente non avrebbe cambiato la mia posizione. E poi vorrei ricordare a chi dice che Lombardo è il primo ad affrontare pubblicamente i media, che anche Denis Verdini o il ministro Scajola lo hanno fatto, non ci vedo nulla di eccezionale”.
Il suo partito nelle ultime settimane è stato accusato di doppiopesismo, in riferimento alla sua vicenda, ma anche ad altre, come nel caso di Cuffaro, su cui pendeva comunque una vicenda più pesante.
“Io non credo che quella di Cuffaro fosse una vicenda più pesante. In ogni caso credo che si tenda ad attribuire al mio partito la posizione di una frangia ristretta, che potrebbe restringersi a un singolo collega. Attenzione, quando fui coinvolto in vicende giudiziarie, mi autosospesi dalla vicepresidenza dell’Ars e dalle cariche politiche, proprio per non mettere in imbarazzo il partito”.
Con questa direzione si rinnova il sostegno al governo tecnico, ma lei non è d’accordo.
“Era sbagliato prima, lo è ancora di più oggi”.
La direzione regionale ha detto di no alla sua proposta del referendum degli iscritti.
“La periferia della Sicilia è contraria al sostegno al governo e dentro il partito c’è grande imbarazzo. Non vogliono fare il referendum regionale? Lo faremo noi, ad Enna e provincia, mercoledì 8 dicembre, dalle 8 alle 22. Avevamo i numeri per chiedere il referendum regionale in direzione, ma ci eravamo augurati che la proposta arrivasse dal partito”.
Giovanni Burtone, deputato nazionale del Pd, ha accusato Lupo di avere cambiato linea rispetto a quella per la quale era stato eletto alle primarie.
“Burtone ha ragione. E voglio ricordare a me stesso che quando Lupo fu eletto Lumia e Cracolici uscirono dalla sala”.
Intanto Bersani difende la linea dei siciliani.
“Non è proprio così che stanno le cose”.
No?
“No. Veltroni, che non è esattamente l’ultimo arrivato, ha rilasciato un’intervista a Repubblica nella quale si diceva contrario al sostegno al Lombardo quater e diceva di parlare a nome della dirigenza nazionale. Non mi pare che ci sia una copertura totale da Roma”.
Cosa avrebbe detto Enrico Berlinguer del suo partito?
“Non avrebbe detto, Berlinguer non lo avrebbe mai fatto diventare così il partito”.