Concorsopoli, la Procura chiede il processo LE INTERCETTAZIONI - Live Sicilia

Concorsopoli, la Procura chiede il processo LE INTERCETTAZIONI

Le assunzioni pilotate nei Vigili del Fuoco, richiesta di rinvio a giudizio per 26 indagati. Udienza dal gup il 20 marzo

TRAPANI – La Procura di Trapani ha chiuso le indagini ed ha chiesto il rinvio a giudizio per 26 indagati nell’ambito dell’indagine condotta dalla sezione di pg del Corpo Forestale e dai Carabinieri a proposito di quella che è stata definita la “concorsopoli” nei Vigili del Fuoco e che ha avuto Alcamo come centro degli affari illeciti. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 20 marzo. Una indagine che nel 2019 prese il via da una perquisizione fatta dalla sezione di pg della Forestale, ad Alcamo, nell’ambito di indagini circa collegamenti tra massoneria e pubblica amministrazione. Saltò fuori un “pizzino”, un elenco di nomi con cifre segnate affianco ad ognuno di essi. E inoltre una mazzetta da 7 mila euro.

Le prove secondo la Procura che per vincere concorsi nell’amministrazione dell’interno – Vigili del Fuoco e Polizia – e nell’amministrazione giudiziaria – Polizia penitenziaria – c’era un “sistema” del quale si occupava un appartenente al corpo dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Pipitone. Sono un migliaio le pagine dell’indagine, dove dettagliatamente sono riassunti i passaggi del “sistema concorsopoli”. Indagati anche i “raccomandati”, in servizio fra Roma, Treviso, Venezia, Ferrara. Il principale organizzatore del sistema era un vigile del fuoco in servizio ad Alcamo, Giuseppe Pipitone, che faceva parte di una sottocommissione d’esame.

Cartina di tornasole l’esito clamoroso per una serie di concorrenti alcamesi partecipanti al concorso 2016 per vigile del fuoco: un boom di vincitori che arrivavano da Alcamo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giuseppe Pipitone, direttore ginnico sportivo e vice dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sfruttando sia le proprie conoscenze all’interno delle amministrazione pubbliche che il fatto di essere stato nominato in una delle sottocommissioni d’esame per le prove psico-motorie, si sarebbe impegnato a “sponsorizzare” alcuni candidati nelle diverse prove concorsuali, nonché a preparare fisicamente gli stessi, a fronte della promessa e successiva dazione di denaro (fino a € 3.500 a candidato per un posto nei vigili del fuoco e € 5000 nella polizia). Secondo l’ipotesi accusatoria, Pipitone avrebbe celato dietro un’apparente scuola di preparazione per concorsi, un vero e proprio meccanismo illecito di collocamento nella pubblica amministrazione avvalendosi dei propri contatti con soggetti che rivestivano ruoli essenziali nelle procedure concorsuali in vari corpi dello Stato, in primis quello di appartenenza.


I nomi


Tra i nomi di una certa rilevanza coinvolti ci sono i sindacalisti della Uil/Vigili del Fuoco, Alessandro Filippo Lupo, e Vittorio Costantini, segretario generale del sindacato di Polizia USIP. Tra i soggetti che, a vario titolo, avrebbero contribuito a falsare i concorsi, risultano complessivamente 10 dipendenti di diversi Corpi dello Stato, tra i quali un Ispettore dei Vigili del Fuoco e due poliziotti. Oltre che per Pipitone, Lupo e Costantini la richiesta di rinvio a gioudizio riguarda inoltre Vincenzo Faraci, Francesco Renda, Roberto di Gaetano, Mauro Parrino, Antonino Pirrone, Davide Castrogiovanni, Silvia Pisciotta, Giacomo Rizzotto, Mattia Turin, Andrea Doretto, Alessio La Colla, Francesco Ventura, Maurizio Bommarito, Bernardo Carollo, Gaetana Filippi, Gabriele Lo Iacono, Giuseppe Parrino, Giuseppe Pirrone, (classe 60), Giuseppe Pirrone (classe 72), Angelo Campo, Fabio Fogetti, Vito Renda, Calogero Sciacca, Andrea Nevi. Una indagine questa trapanese che si collega a quella intanto già arrivata a processo a Benevento, lì un’inchiesta della Guardia di Finanza aveva fatto scattare l’arresto per un vice prefetto, Claudio Balletta, e per altre otto persone.


Le intercettazioni


“Uno si ammazza la vita per aiutare la gente… Disponibile… Per aiutarla in tutti i sensi e poi alla fine…”. Si sfogava così al telefono Giuseppe Pipitone, il presunto capo della concorsopoli scoperta dai Carabinieri ad Alcamo, in servizio a Catania.
“Ho smobilitato mezzo mondo al ministero, ho disturbato un prefetto”. Dei suoi agganci parlava così con la moglie che intanto gli contestava di avere poco considerato la famiglia per dedicarsi agli altri. Ovviamente Pipitone evitava di parlare dal suo telefono e utilizzava un numero intestato a una anziana zia, aveva preoccupazione delle intercettazioni. Parlava cifrato: “Questo che ti sto chiamando è uno che sta seguendo il nostro percorso e quindi mi interessa che faccia il salto di qualità”. Dove percorso sta per raccomandazione e salto di qualità per un passaggio utile nella graduatoria.
Alla pg della Forestale che nel 2019 andarono a fare la perquisizione a casa e che trovarono il “libro mastro” delle raccomandazioni, il “pizzino” con i nomi annotati dei concorrenti al concorso per i Vigili del Fuoco, con a fianco le somme pagate, per il denaro trovato nascosto in garage, sotto delle divise e in una busta gialla, 7200 euro, si giustificò dicendo che erano soldi suoi, risparmi. Preferiva il garage alla banca. “Sono regali e risparmi”.
Le preoccupazioni di Pipitone sono aumentate dopo L’ indagine della Guardia di Finanza a Benevento, per un’altra concorsopoli sempre nei Vigili del Fuoco. Una indagine che con quella trapanese ha in comune il nome del sindacalista della Uil Filippo Alessandro Lupo. Una parte del fascicolo è stato poi trasmesso anche alla Procura a Trapani, alcuni degli intercettati in quella inchiesta delle Fiamme Gialle erano stati sentiti parlare anche di Pipitone. Contro di lui da parte degli intercettati, le invettive per averli coinvolti a loro insaputa nella concorsopoli, tanto che una delle componenti di commissione viene sentita parecchio irata: “Mi chiedeva informazioni quello di Alcamo… Uno stronzo… Se mi capita sotto le mani gli metto le mani al collo a questo stronzo”.
Nelle stesse intercettazioni il riferimento anche al suicidio di un vice prefetto nel dicembre 2019. “Persona splendida e solare…. Lo hanno pressato… Forse non ha retto non si spiega altrimenti il gesto”. Il nome di questo vice prefetto S.I. non riguarda però l’indagine trapanese. Tra gli elementi emersi quello che Pipitone praticamente andava a cercarsi i “clienti” per la scuola di formazione secondo i carabinieri “fittizia”. Proponeva le possibilità di essere assunti nei Vigili del Fuoco, proposta fatta anche a un sacerdote: “Quindicimila euro per vincere il concorso” era la proposta. Per i contatti con i candidati al concorso , Pipitone creò una apposita chat di WhatsApp chiamata “Autonomia”. Forse ispirata all’autonomia con la quale lui puntava a eludere le regole concorsuali.


La piscina riservata a una concorrente


Agevolata per esercitarsi nella prova in piscina alla vigila del concorso. Un impianto che doveva essere chiuso ma che per lei fu fatto aprire. E’ il capitolo dell’indagine per la parte riguardante Silvia Pisciotta, moglie di un dipendente dei Vigili del Fuoco, Bernardo Carollo, collega dell’alcamese Giuseppe Pipitone, il “numero uno” – come si faceva chiamare – della concorsopoli scoperta dalla Procura di Trapani. Per aiutarla ad affrontare la prova, Pipitone, durante il periodo delle indagini, attraverso una intercettazione, fu ascoltato dagli investigatori dei Carabinieri, ad esternarle consigli sui farmaci da prendere per avere un risultato buono per la visita cardiologica: “prenditi gli aminoacidi ramificati, la carnitina e….e la creatinina…tu comunque devi stare tranquilla, rilassata, oramai il lavoro è fatto Silviù…hai capito? Vai tranquilla oramai siamo al sicuro…ci è andata no di culo, di più”. Ma c’è di più. Dovendo affrontare la prova nell’impianto della piscina del Corpo a Roma, Pipitone alla vigilia si preoccupava di organizzare la partenza della concorrente “raccomandata” e seguita passo passo, in maniera da potere esercitarsi nello stesso impianto previsto per la prova concorsuale, circostanza che assolutamente non poteva essere permessa, come spiegò agli inquirenti il prefetto Darco Pellos (oggi prefetto ad Ancona) sentito quale direttore delle risorse umane del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Pipitone si accordò con Andrea Nevi, in servizio presso la piscina del centro Capannelle di Roma, per tenere apposta aperto l’impianto, in previsione del loro imminente arrivo a Roma. La prova concorsuale era prevista per il 14 giugno 2018, loro, Pipitone e la Pisciotta erano già lì due giorni prima.
Pipitone Domattina siamo a Roma quindi organizziamoci per la prova in piscina
Nevi Però la sera Peppe
Pipitone Dimmi tu a che ora
Nevi Dopo le sei
A partecipare al viaggio a Roma anche il marito della concorrente. Una volta nella Capitale, Pipitone si premurava anche di contattare una componente della commissione, Rosa Avino, “c’è un’amica che fa gli esami giovedì”, la stessa diceva che non sarebbe stata presente alla prova, “mandami il nome di questa persona e poi lo dico io a Raffaele (Dimuzio ndr)”, un altro componente della commissione. “L’unica cosa che ci tengo – diceva Pipitone alla Avino – è che è una signora che ha fatto un mare di di sacrifici e ci tengo molto…deve fare la prova pratica non la teoria”. “Tranquillo – rispondeva la Avino – tanto gli idonei li chiameranno tutti”. Nelle ore successive, Pipitone concordava un incontro al ministero con Dimuzio, e poi si accertava, parlando con Fabio Foggetti che la piscina delle Capannelle potesse essere disponibile per la Pisciotta. “Si si so tutto Andrea (Nevi ndr) mi ha accennato – diceva Foggetti anche lui in servizio presso l’impianto sportivo dei Vigili del Fuoco – facciamo verso mezzogiorno” e questo 24 ore prima della prova concorsuale ufficiale. Altra segnalazione, in realtà vera e propria raccomandazione, Pipitone si premurava di fare arrivare ad un componente della commissione, sempre a favore di “Silviù” come Pipitone chiamava la Pisciotta. Destinatario Fabrizio Santangelo, la risposta fu rassicurante, inviata per WhatsApp, l’indice alzato come segno di ok. Il giorno poi della prova, la Avino e Santangelo si premuravano di comunicare l’esito positivo ottenuto dalla concorrente. “Si si va bene è dentro tutto a posto” commentava felicemente Giuseppe Pipitone. Superata la pratica, la Pisciotta veniva ancora una volta sostenuta da Pipitone per l prova teorica. Anche in questo caso una sequenza di contatti accesi da Pipitone per arrivare ai membri della commissione, in particolare attraverso un dirigente nazionale della Cisl, Pompeo Mannone, contattato attraverso un altro sindacalista, Vito Di Stefano: “è più affidabile…lui è molto sentito…è la Cisl a Roma…chiama il presidente e gli dice è cosa mia e ti trattano bene agli esami”. Anche in questo caso…prova superata. Due giorni prima della prova teorica, gli investigatori della sezione di pg della Forestale e dei Carabinieri, ebbero la possibilità di seguire un incontro a Castellammare del Golfo tra Pipitone la Pisciotta e il marito Bernardo Carollo. Il colloquio, via WhatsApp, tradiva però l’oggetto del loro incontro, la consegna della “mazzetta”: “Senti – diceva Pipitone – io sto tornando da Trapani, se tu hai quelle cose io posso passare da Castellammare”. “Io ci devo andare alle tre in banca” rispondeva Carollo. “Appena sei pronto allora mi fai uno squillo, o vieni tu ad Alcamo”. “Appena esco dalla banca ti faccio uno squillo”.


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