CATANIA – Si nascondeva dietro l’apparenza di una scuola di formazione, ma di fatto influenzava, dietro pagamento, gli esiti di concorsi pubblici per l’assunzione di Vigili del Fuoco, poliziotti e agenti della Polizia penitenziaria. È il ruolo svolto da Giuseppe Pipitone, in servizio nel comando Vigili del fuoco di Catania ma sospeso da dicembre, arrestato questa mattina nell’ambito dell’inchiesta sulla concorsopoli di Alcamo. Pipitone si comportava, scrive il Gip, come “un vero e proprio dominus”, cercando di pilotare i concorsi e di “lanciare segnali” a chi non pagava per risultare idoneo.
Il “sistema”
Era un vero e proprio sistema quello messo in piedi da Pipitone, insieme alle altre persone con cui è indagato. La base di tutto era l’apparenza lecita, data da una scuola di preparazione ai concorsi pubblici. Pipitone aveva sistemato in un capannone ad Alcamo 25 persone interessate a prepararsi alle prove fisiche per il concorso per Vigili del Fuoco, che si sarebbero svolte nell’inverno del 2018. A quelle stesse persone Pipitone chiedeva 100 euro al mese, a titolo di rimborso spese.
Molto presto, però, si sarebbe passati a richieste di altro tipo. Durante una cena, infatti, come testimoniato da uno degli allievi, Pipitone avrebbe fatto intendere che con il pagamento di 3 mila euro da parte dei candidati lui sarebbe riuscito a influenzare gli esiti del concorso. Questo perché conosceva tantissime persone nell’amministrazione dei Vigili del Fuoco, e perché lui stesso era membro di una delle commissioni d’esame, quella che valutava l’idoneità psico-fisica.
I pagamenti
L’ordinanza del Gip raccoglie centinaia di intercettazioni tra Pipitone e i suoi allievi, a cui chiedeva i soldi e che poi, dopo gli esami, teneva aggiornati sull’esito delle valutazioni. Una traccia precisa della sua influenza è nella nota trovata in casa sua durante una perquisizione dei Carabinieri nel 2019, quando in una busta furono rinvenuti 7200 euro in contanti e una lista di nomi, numeri di telefono e cifre.
Quell’elenco, sostengono gli investigatori, era il “libro mastro” di Pipitone, ovvero la contabilità di chi stava pagando per l’esame. Le cifre prevedevano 3000 euro per la prova psico-fisica e 500 per gli orali, in cambio dei quali Pipitone avrebbe mostrato dei libri da cui, lui sosteneva, sarebbero state tratte le domande dell’esame. Tutti i nomi scritti in quell’elenco sarebbero poi risultati idonei al concorso, e per molti di loro sarebbero scattate le intercettazioni.
Su quella busta piena di soldi, e sulle cifre annotate su quel foglio, Pipitone ha sempre dato una spiegazione diversa nelle telefonate in cui era intercettato: si trattava, dice, di rimborsi spese per il lavoro di preparazione, l’affitto della palestra e l’acquisto di materiali. Fatto smentito, scrive ancora il Gip nell’ordinanza, proprio dalla discrepanza tra le cifre annotate, sull’ordine delle migliaia di euro, e le poche centinaia di euro pagate da Pipitone per l’affitto del capannone in cui aveva sede la sua scuola di preparazione fittizia.
Le influenze
Non tutti pagavano, però, e Pipitone sapeva come regolarsi. Quando un aspirante candidato rifiuta di dargli i 3 mila euro, e decide di partecipare al concorso senza comunicarglielo, l’uomo vive la situazione come un’offesa nei suoi confronti e si attiva per prendere delle contromisure. Dunque telefona a uno dei suoi complici e inizia chiedendogli di favorire uno dei candidati del gruppo che ha pagato: “Mi interessa che questo faccia il salto di qualità – dice Pipitone intercettato – è uno che sta seguendo il nostro percorso, per dimostrare che chi segue, viene…”.
Nella stessa telefonata, Pipitone parla del candidato che ha rifiutato il suo aiuto: “Ce n’è uno che vuole fare lo spavaldo domani, non mi ha detto niente, sta venendo direttamente lì a fare l’esame”. Secondo il Gip, in questa conversazione Pipitone è “giunto a suggerire all’interlocutore di danneggiare il candidato, in antitesi al trattamento di favore che avrebbe dovuto riservarsi al candidato che, al contrario, era un fedele del gruppo, ed il cui successo nel concorso avrebbe dovuto costituire paradigma per tutti dell’assioma secondo il quale chi si fosse allineato alle indicazioni del Pipitone, avrebbe avuto un percorso agevolato”.
La presenza agli esami e i colleghi
L’influenza di Pipitone si esercitava soprattutto con la presenza nei luoghi in cui si svolgevano gli esami. Anche quando non ne aveva titolo, scrive il Gip, Pipitone si aggirava tra le commissioni di esame, stava vicino ai candidati durante le prove fisiche e parlava con gli altri commissari.
In più, che Pipitone cercasse di influenzare i concorsi raccomandando alcune persone era noto anche tra gli stessi commissari, che, intercettati, in diverse conversazioni si riferiscono a lui e alla sua abitudine di informarsi su come andassero gli esami di alcuni candidati.