“Preferisco non commentare. Lo farò solo dopo avere letto le motivazione della sentenza. Posso solo dire che avevo e continuo ad avere fiducia nella giustizia e profondo rispetto per la magistratura sia essa romana o palermitana”. Antonio Borzacchelli non si sbilancia all’indomani della sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna a otto anni per concussione. Dovrà essere celebrato un nuovo processo in appello. Il maresciallo, oggi in aspettativa, ed ex deputato regionale, si era preparato al peggio. In caso di condanna sarebbe finito in carcere. Ed invece, i supremi giudici hanno stabilito che è tutto da rifare.
L’inchiesta è la stessa che per altri imputati si è conclusa con condanne pesanti. Tra questi, l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, in cella a Rebibbia, e l’ex manager della Sanità Michele Aiello che ha ottenuto la sospensione della pena per un anno perché affetto da favismo. Borzacchelli risponde di concussione proprio ai danni di Aiello (parte civile nel processo) dal quale avrebbe ottenuto una villa minacciandolo, qualora non avesse acconsentito alle sue richieste, che avrebbe scomodato politici ed ex colleghi investigatori per fargli revocare le licenze sanitarie. In realtà le accuse nei suoi confronti all’inizio erano ben più pesanti. Era stato ipotizzato un altro tentativo di concussione, da cui è stato assolto, e quello di violazione di segreto d’ufficio in favore del boss Giuseppe Guttadauro, per cui è scattata la prescrizione.
In particolare, Borzacchelli avrebbe fatto parte della rete di talpe che, partendo dall’ex maresciallo del Ros Giorgio Riolo e attaverso Totò Cuffaro e l’ex assessore comunale Mimmo Miceli, riuscì a far giungere al boss Guttadauro la notizia che gli inquirenti avevano piazzato una microspia in casa del capomafia.