PALERMO – Quattro anni ciascuno all’ex presidente Enzo Galioto e all’ex direttore generale Orazio Colimberti. Tre anni ciascuno per gli ex componenti del Consiglio di amministrazione Angelo Canzoneri, Franco Arcudi e Paolo Barbasso. Gli imputati sono stati interdetti per cinque anni dai pubblici uffici.
Sono pesanti le condanne per la bancarotta fraudolenta dell’Amia, l’ex municipalizzata che si occupava delal raccolta dei rifiuti a Palermo. Accolta in pieno la richiesta del pubblico ministero Carlo Marzella. Assolti Giuseppe Costanza, Antonio Giuffrè, Gaetano Mendola e Vincenzo Gargano (erano difesi dagli avvocati Michele Calantropo, Salvo Priola, Roberto Ferrara, Daniele Livreri e Castrenze Aiello). Riconosciuta la liquidazione del danno, che sarà stabilito in sede civile, al Comune di Palermo e alla curatela fallimentare dell’ex municipalizzata. Restano fuori i dipendenti che si erano costituiti parte civile.
Secondo l’accusa, gli imputati, a vario titolo, avrebbero iscritto nel bilancio del 2005 false plusvalenze derivanti da vendite di automezzi e di immobili per un valore di 16 milioni di euro. Il passaggio da Amia ad Amia servizi Srl sarebbe stato solo fittizio visto che la società affittò i mezzi che risultavano venduti. Le presunte false plusvalenze avrebbero tenuto in vita l’Amia che “altrimenti – come ha sostenuto il pm Marzella – avrebbe dovuto essere ricapitalizzata o messa in liquidazione o assoggettata a procedure concorsuali”. Gli imputati si erano difesi sostenendo che a provocare il crac sarebbero state le assunzioni di personali imposte negli anni dal Comune. Una tesi che, anche se si dovrà attendere la lettura delle motivazioni, non ha passato il vaglio del Tribunale.
Nel 2013 gli imputati erano stati “salvati” dalla prescrizione in un altro processo. Quello d’appello che riguardava il falso in bilancio nel biennio 2005-2006. A beneficiarne innanzitutto Galioto e Colimberti che in primo grado erano stati condannati a due anni e mezzo ciascuno. La mancata querela da parte dell’ex sindaco Diego Cammarata (il Comune era socio unico dell’Amia) non aveva fatto scattare l’aggravante che avrebbe aumentato i tempi della prescrizione. Giuffrè, Mendola e Gargano, anche allora, erano stati assolti nel merito.
“Quanto emerge dalla sentenza sul crac Amia conferma la volontà dell’Amministrazione comunale affinché la Rap si tenga mille miglia distante da pratiche, comportamenti e omissioni che hanno portato al fallimento dell’ex municipalizzata. Ritengo importante ricordare che l’attuale Amministrazione si era costituita parte civile nel processo”. Lo ha detto questa sera il sindaco Leoluca Orlando commentando le condanne per la bancarotta fraudolenta dell’Amia.