PALERMO – C’è chi ha i conti in rosso, chi ha bisogno di assumere, chi spende troppo per il personale e chi invece è ormai prossimo alla chiusura. E’ questa la fotografia del mondo delle società partecipate del comune di Palermo, così come si evince dai primi budget per il 2013 che le singole aziende hanno inviato a Palazzo delle Aquile e che Livesicilia è in grado di anticipare in parte. Un atto obbligato, previsto dal regolamento per il controllo analogo, che ha dato il via all’iter che vedrà i budget passare prima dalla giunta e poi dal consiglio comunale per la definitiva approvazione. Un’approvazione che, regolamento alla mano, dovrebbe avvenire entro il 31 dicembre ma che, come ormai consuetudine degli ultimi anni, anche questa volta slitterà.
I budget, infatti, sebbene inviati dalle singole aziende più o meno nei tempi previsti, non sono ancora arrivati in giunta né, tanto meno, a Sala delle Lapidi. “In commissione Bilancio – dice il consigliere Mimmo Russo – abbiamo dato parere solo su quello di Sispi, ma degli altri non c’è traccia. Le aziende lo hanno regolarmente inviato, ma evidentemente gli uffici non hanno ancora predisposto l’atto deliberativo”. Un ritardo che ha dato luogo a più di uno scontro in Aula, proprio per il mancato arrivo di budget che però Livesicilia è in grado di anticipare. “Approvare i budget in tempo – aggiunge Russo – sarebbe stato un atto importante, un segnale di svolta rispetto al vecchio modo di fare politica della giunta precedente che, insieme ad autorevoli esponenti dell’attuale maggioranza, abbiamo più volte criticato. Eppure oggi non prendono parola, stanno in silenzio: se dobbiamo ripetere gli errori del passato, non capisco perché questi annunci della nuova primavera di Palermo. Semmai, mi sembra tornato l’autunno se non l’inverno”.
E dai documenti inviati dalle singole aziende emergono crediti mai riscossi nei confronti dell’amministrazione comunale, eccedenze di personale in alcune aziende e carenza in altre, investimenti a volte ridotti all’osso e previsioni per il futuro non sempre rosee. Ecco i primi di questi budget, azienda per azienda, ad eccezione della Gesip ormai prossima alla definitiva chiusura e dell’Amg.
AMAT Bilancio con polemica per l’Amat. Il presidente Ettore Artioli, infatti, ad ottobre accompagna il documento con una nota in cui precisa che l’azienda “non è nelle condizioni di poter predisporre un effettivo documento programmatico di gestione per il 2013, per la mancanza degli indirizzi che avrebbero dovuto essere dettati dall’amministrazione comunale”, ovvero il Piano generale di sviluppo che ogni anno la giunta dovrebbe esitare entro il 30 aprile e che dovrebbe essere ratificato dal consiglio comunale per il 30 maggio. Scadenze saltate anche a causa delle elezioni. E la stoccata a Palazzo delle Aquile è seguita da un breve elenco dei tagli operati, dal 2004 ad oggi, da parte del Comune: dai sei milioni l’anno di mancato adeguamento dei costi di produzione ai dieci annui dal 2009 per le categorie protette, passando per i 9,5 milioni in meno della Regione non compensati da una riduzione dei servizi e gli oneri finanziari diretti per il mancato pagamento del corrispettivo pari a due milioni l’anno.Tagli e decurtazioni che, secondo il cda, non consentono “di assicurare la continuità aziendale” e rendono necessaria una revisione del contratto di servizio, visto che alla perdita consolidata di 15 milioni si aggiungerà quella di otto milioni del 2012 per un totale di circa 23, per non parlare di altri 14 previsti per il 2013. Capitolo a parte merita la questione Tram, di cui l’Amat è stazione appaltante e a cui sono collegati ben 15,5 milioni di penalità che, sebbene non calati nel bilancio di previsione, rappresentano un ulteriore buco nei conti dell’azienda. Andando alle entrate, per il 2013 l’Amat prevede di incassare 12 milioni tra biglietti e abbonamenti, quasi 30 dal contratto di servizio col Comune (di cui 2,8 per la segnaletica e 25 per il servizio di trasporto pubblico), 720mila euro dalla pubblicità, 250mila dal car sharing, 283mila dalle multe. Passiamo alle uscite: quasi 13,5 milioni serviranno a pagare materie prime e di consumo, 11,6 per i servizi, 72,6 milioni per il personale, 30mila euro per la pubblicità e la stampa di materiale informativo, 30mila per studi e progetti, 130mila per utenze telefoniche, 248mila per l’affitto della rimessa di Brancaccio, 5mila per le spese di rappresentanza. Rimane in piedi il credito da 140 milioni col Comune, che dovrebbe essere però presto risolto con un accordo fra le parti per una restituzione rateizzata.
AMIA Molti rifiuti (623 chilogrammi a palermitano in un anno), poca raccolta differenziata (con una media del 6,5 per cento) e costi elevati soprattutto a causa del personale. Ecco come sta l’Amia, l’azienda che si occupa della raccolta dell’immondizia nel capoluogo siciliano, secondo il quadro delineato dai tre commissari nominati dal ministero per lo Sviluppo economico. Un’azienda con un buco da quasi 22 milioni l’anno, che sono la differenza tra gli incassi pari a 102 milioni e il costo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani che ammonta a 124 (dati del consuntivo 2010); costi dovuti in gran parte al personale, per circa 80 milioni, e alla controllata Essemme che ne costa 27. E per rimettere in sesto la società, si punterà anzitutto su Bellolampo con un investimento da 59 milioni per il potenziamento dello stoccaggio del percolato, l’impianto di preselezione dell’indifferenziato, quello di compostaggio e la sesta vasca. Ma i commissari ipotizzano anche di aprire l’impianto di Partanna Mondello per la carta e il multimateriale, per il quale servono però 2,8 milioni, e di diminuire il costo del personale in Essemme per almeno il 30 per cento. Ma l’elemento centrale sarà l’adeguamento del contratto di servizio che dovrebbe permettere all’azienda, nel 2013, di tornare in attivo. Il prossimo anno Amia dovrebbe spendere in tutto 130 milioni, di cui 71 per il personale grazie anche all’adozione di misure straordinarie su straordinari e festivi, 19 per Essemme con l’estensione della procedura di amministrazione straordinaria e 8,3 per carburanti e merci. I ricavi vengono stimati in 134 milioni, di cui 96 per l’igiene ambientale, 14 per la manutenzione strade, 12,9 dai soggetti terzi, 3 dalla differenziata. La ripatrimonializzazione avverrà tramite la vendita del 49 per cento di Amg (64,2 milioni), il palazzo ex Ferrovie (16,5), il palazzo La Rosa (4,4), il terreno Bellolampo (11,7), il tutto in attesa della sentenza del tribunale fallimentare che dovrà decidere delle sorti dell’azienda in base al concordato preventivo elaborato dal liquidatore.
AMAP L’Amap si conferma una società in sostanziale salute, nonostante le difficoltà proprie di tutte le aziende. Per il 2013, il valore della produzione passerà da 96 a 93 milioni sia per una diminuzione del fatturato, sia per il mancato smaltimento del percolato dovuto alla necessità di ammodernamento dei sistemi; a fronte di ricavi che scendono, a salire saranno i costi che da 85 milioni andranno a 89. Un incremento dovuto ai materiali chimici, ai prezzi più alti delle materie prime e al costo del personale: la bolletta della corrente elettrica schizzerà a 9,8 milioni, aumenteranno le consulenze tecniche ma diminuiranno quelle amministrative, peseranno di più anche i compensi del cda e del collegio sindacale. L’Amap conta di abbattere le spese per le utenze telefoniche, mentre aumentano quelle per i buoni pasto. L’azienda continua a chiedere altri 40 operai di primo livello e avanzamenti di carriera, mentre scendono gli straordinari. Ma l’Amap, che gestisce 1300 chilometri di rete idrica, chiede al Comune di risolvere anche la questione del Servizio idrico integrato, vista la scomparsa di Aps, che si somma ai crediti vantati nei confronti dell’Eas e dello Iacp. Altro punto dolente è l’appalto per la variante che dovrebbe risolvere i problemi di approvvigionamento dall’acquedotto di Scillato, colpito da alcune frane, che hanno costretto la società a sfruttare massicciamente altre fonti. E se nel 2012 è proseguita l’opera di sostituzione dei contatori, si rileva ancora una forte presenza di allacci abusivi: allo scorso luglio, sono stati individuati 3700 utenze che devono all’Amap più di mille euro a testa.
SISPI E’ un bilancio “revisionato” quello della Sispi, la società partecipata del comune di Palermo che per ultima ha visto insediarsi i nuovi vertici targati Orlando. Un cambio di guardia che ha avuto un primo effetto, ovvero la riduzione dei compensi dovuti agli amministratori, scesi complessivamente da 254mila a 173mila euro. L’azienda conta 116 dipendenti che costeranno nel 2013 6,1 milioni, cifra di poco superiore all’importo del 2012 che contemplava alcuni congedi parentali. In totale, l’azienda costa 12 milioni l’anno al Comune di cui nove per i servizi di informatizzazione, 2,6 per la gestione delle multe e 350mila euro per i nuovi sviluppi. Tra le spese figurano quelle per la sede (837mila euro), le consulenze (200mila euro) e le telecomunicazioni (50mila).
PALERMO AMBIENTE Quasi 2,5 milioni di euro per il personale, che costituisce da solo quasi l’80 per cento delle uscite della società: ecco la fotografia di Palermo Ambiente, la società in liquidazione che dovrebbe presto far posto all’Srr. Una società che deve fare i conti con i contenziosi di 12 dipendenti, che chiedono di passare da 32 a 36 ore settimanali, e che ha il compito di “sorvegliare” l’Amia e di comminare le sanzioni. Palermo Ambiente conta, ad oggi, 73 dipendenti che, come detto, costano quasi 2,5 milioni; cda e sindaci arrivano a 55mila euro annui, mentre medico e avvocati a 94mila; 36mila sono destinati a campagne promozionali, 25mila verranno spesi per le utenze.