Amap, scoppia la rivolta dei Comuni: “Vogliamo il cda”

Amap, scoppia la rivolta dei Comuni. La lettera: “Vogliamo il cda”

I soci di minoranza scrivono a Lagalla: “Basta ritardi”

PALERMO – Una lettera firmata da 24 Comuni dell’area metropolitana per chiedere che Amap si doti subito di un consiglio di amministrazione, anche se – assicurano i promotori – altri se ne aggiungeranno nelle prossime ore. Sul futuro dell’azienda di via Volturno ormai è braccio di ferro tra il comune di Palermo, che detiene la maggioranza schiacciante delle quote, e i soci minori che adesso sono in rivolta.

In palio c’è la guida della società che gestisce il servizio idrico in oltre cinquanta enti dell’area metropolitana, tra la crisi dovuta alla siccità e la ricerca di finanziamenti sul mercato: una partita che finora è stata giocata tutta nel capoluogo, all’interno della maggioranza di centrodestra che litiga sul sottogoverno, ma che 24 comuni dell’ex provincia chiedono invece di non considerare più un affare solo di Palazzo delle Aquile.

I firmatari

La lettera è partita il 25 ottobre scorso firmata dai sindaci di Bagheria, Monreale, Partinico, Carini, Cerda, Termini Imerese, Santa Flavia, Campofelice di Fitalia e Piana degli Albanesi a cui, ieri, si sono aggiunti i primi cittadini di Lercara Friddi, Balestrate, Sciara, Ciminna, Vicari, Roccapalumba, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Caccamo, Torretta, Capaci, Marineo, Altavilla Milicia, Trappeto e Blufi. In pratica un fronte trasversale ai partiti, da sinistra a destra.

La nota

Una missiva per chiedere a Lagalla di voltare pagina, chiudendo l’era dell’amministratore unico e optando per un cda in cui, statuto alla mano, un posto sia espressione proprio dei soci minori. “Occorre che possiamo partecipare per incidere, in armonia con Palermo, sulle decisioni gestionali della società – scrivono i sindaci – anche alla luce del piano di investimenti che Amap dovrà attuare in relazione al piano industriale approvato e che implica anche il ricorso al finanziamento bancario”.

Il problema è che, dopo la decadenza di Alessandro Di Martino, si è aperta la corsa alla successione: da un lato Fratelli d’Italia che rivendica la nomina di un amministratore unico d’area (sul cui nome non c’è ancora accordo), dall’altro Forza Italia e nuova Dc che chiedono un consiglio di amministrazione. Nel frattempo la società resta guidata dal collegio sindacale, cosa che – ha fatto notare l’advisor – non facilita la ricerca di finanziamenti sul mercato. L’assemblea dei soci, convocata lunedì scorso, sarà aggiornata venerdì ma non è detto che si arrivi a un accordo.

La rivolta dei sindaci

“Il comune di Palermo non può pensare di continuare a gestire Amap come una sua partecipata – dice il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli – perché i contribuenti pagano tutti allo stesso modo e hanno lo stesso diritto di essere rappresentanti. L’azienda non può restare senza una governance e occorre un cda che possa gestire una realtà così complessa, formato da persone competenti”.

Sulle barricate anche il primo cittadino di Lercara Friddi Luciano Marino, coordinatore di Anci Sicilia giovani: “In questi anni Amap è cresciuta molto e, essendo aumentato in modo esponenziale il chilometraggio di reti ed impianti idrici e fognari da gestire, credo sia indispensabile rinnovare la governance attraverso l’istituzione di un consiglio di amministrazione. Bisogna dare ai territori una maggiore rappresentanza con un organo collegiale”.

“La nota ha l’obiettivo di rilanciare Amap in un momento così delicato in cui è senza governance – dice Alberto Arcidiacono che guida il comune di Monreale – e in una fase storica particolarmente complicata, visto che i fondi Pnrr potrebbero cambiarne le sorti. L’azienda deve continuare col virtuosismo amministrativo intrapreso e che non può non vedere il coinvolgimento dei soci di minoranza per gestire insieme quella che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’area metropolitana”.

“Riteniamo che oggi Amap, più di prima, sia a servizio della provincia – spiega Vito Rizzo, primo cittadino di Balestrate – e i comuni devono poter esprimere un rappresentante in cda. Al di là delle quote societarie l’azienda è cambiata, ha un ruolo diverso e lo avrà sempre più in futuro: dare un ruolo a chi ci ha creduto sarebbe un buon viatico per questo nuovo corso”,

“Riteniamo opportuno che i comuni abbiano un proprio rappresentante all’interno del cda – aggiunge Cettina Di Liberto, che a Sciara indossa la fascia tricolore – poiché questo potrebbe avvicinare ancora di più Amap ai bisogni delle comunità”. “Sarebbe opportuno avere un cda al posto dell’amministratore unico – dice il sindaco di San Giuseppe Jato Giuseppe Siviglia – visto che Amap gestisce una realtà ampia e variegata. Abbiamo bisogno di partecipare alle scelte di questa azienda, noi sindaci ci sentiamo spodestati”.

Occhi puntati su venerdì

Il pallino adesso è nelle mani di Lagalla che in questi giorni sta continuando le interlocuzioni con i partiti. L’appuntamento è per venerdì con la seconda convocazione dell’assemblea, ma pare difficile che la pratica si possa chiudere in un paio di giorni.

Ammesso che il sindaco ceda sull’amministratore unico, bisognerà capire quale sarà il nome su cui puntare: sfumata l’ipotesi di Antonio Tomaselli, vicino all’assessore regionale alla Cultura Francesco Scarpinato, si è fatta strada quella dell’attuale direttore generale, l’ingegnere Giovanni Sciortino, un tecnico che sarebbe gradito ai meloniani. Ma i sindaci sono pronti a dare battaglia, allungando l’elenco degli scontenti.

Barrale (Noi Moderati): “Coinvolgere il territorio”

Sulla vicenda interviene con una nota Valerio Barrale, consigliere comunale di Belmonte Mezzagno e vicecoordinatore regionale di Noi Moderati:

“Con riferimento alla vicenda Amap – si legge – mi associo alla lettera firmata da 24 sindaci della Provincia di Palermo al Sindaco Lagalla in cui viene chiesta la chiusura dell’era dell’amministratore unico e di procedere alla nomina di un CDA in cui, statuto alla mano, un membro sia espressione proprio dei soci minori”.

“Ritengo necessario – scrive Barrale – oltre che opportuno, il coinvolgimento del territorio e dei suoi rappresentanti istituzionali anche ‘alla luce del piano di investimenti che Amap dovrà attuare in relazione al piano industriale approvato e che implica anche il ricorso al finanziamento bancario”.

“Auspico – conclude Barrale – un’adesione massiccia di tutti i sindaci del territorio e che si possa, al più presto, imprimere un forte cambio di passo anche nella direzione del miglioramento dei servizi erogati da AMAP alla città di Palermo e a tutti i Comuni soci”.


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