CATANIA. Coop Sicilia Spa: centoventidue esuberi, novantuno nella provincia etnea. Inevitabile ripensare alla conferenza stampa trionfale che si tenne all’indomani delle acquisizioni dei punti vendita Aligrup da parte di Coop. Appena un anno dopo, tutto sembra essere cambiato. La società, nata dalla recente fusione tra Supercoop Sicilia Srl e Ipercoop Sicilia Spa, annuncia la necessità di fare ricorso al licenziamento di centoventidue lavoratori siciliani. Il gigante della grande distribuzione, gestore nell’isola di ben ventisei punti vendita (sette ipermercati e diciotto supermercati) dove sono impiegate mille e duecento sessantanove persone, rende note alle organizzazioni sindacali tutta una serie di difficoltà che stanno alla base del ridimensionamento della forza lavoro. Otto sono i punti vendita sui quali si abbatterà la scure dei tagli all’organico: gli ipermercati presenti nei centri “Le Zagare” e “Le Ginestre”, quelli di Tremestieri Etneo, Milazzo e Ragusa; i supermercati di Bronte, Modica e “Fisichelli” di San Giovanni La Punta. Uno dei supermercati in questione, quello di Modica (acquisito da Supercoop un anno fa), chiuderà definitivamente i battenti, gli altri subiranno un forte ridimensionamento: cinquantadue esuberi nell’ipermercato “Le Zagare”, diciannove a “le Ginestre”, dieci nei restanti punti vendita. Una scelta che lascia l’amaro in bocca soprattutto alla luce delle lunga e perigliosa strada percorsa durante le trattative per la cessione di ramo d’azienda dei punti vendita ex Aligrup. Un anno fa si consumavano le acquisizioni degli ipermercati “Le Zagare” e “le Ginestre” da parte di Ipercoop e quelli dei centri di Tremestieri Etneo, Milazzo, Ragusa, Modica, Bronte e “Fisichelli” da Supercoop. Appena venti giorni fa le due società si fondevano.
Poi la doccia fredda degli esuberi. Nella documentazione ufficiale si leggono le numerose motivazioni che hanno portato Coop Sicilia alla scelta del ridimensionamento e si cita espressamente l’affaire Aligrup e le condizioni per il mantenimento della forza lavoro: “subordinato a un incremento delle vendite”. Questo non è accaduto e alla luce del triste epilogo quella trattativa non può non lasciare perplessi. Ad ogni modo ci sono anche altre criticità alla base della decisione: “Le società in perdita”, “il fatturato dei punti vendita è inferiore ad attese e investimenti effettuati”, “la congiuntura economica sfavorevole”, una forte “incidenza del costo del lavoro”, una concorrenza “ampia e aggressiva in molti casi sleale riconducibile al lavoro sommerso” e un territorio sempre più povero che vede diminuire il potere di acquisto delle famiglie costrette a risparmiare persino sui beni di prima necessità. Una fotografia molto chiara di una fase di sofferenza generale. Con circa quattrocentosettanta dipendenti rimasti fuori dalle trattative e centinaia di lavoratori nuovamente in difficoltà si capisce bene perché Aligrup sia stata ribattezzata la vertenza infinita. E allora, che una nuova trattativa abbia inizio. L’appuntamento è per il trenta di ottobre con il vertice tra sindacati e società.