PALERMO– La scuola nei giorni del Coronavirus e i riflettori puntati addosso. Ma non è che prima se la passasse benissimo. E non è nemmeno recente la sua posizione bassa in classifica nel livello dell’attenzione generale: la discoteca ha sempre avuto un appeal più consistente. Ora tutti scoprono che la scuola ‘ha una grande importanza’. Professori, presidi e personale lottano e abbozzano, tanto poi toccherà a loro portare il peso dell’indifferenza diffusa. Comunque, è vero che oggi gli istituti sono in trincea per le cose che sappiamo. Le voci palermitane che abbiamo ascoltato questo riportano.
‘Maria Adelaide’, casi e buona volontà
Angela Randazzo, preside dell’educandato ‘Maria Adelaide’ racconta: “Noi siamo alle prese con due casi che riguardano il Coronavirus. Uno di positività conclamata per cui sono stati effettuati i tamponi ed è scattata la quarantena di alunni e docenti. Poi abbiamo la vicenda di un ragazzo con esito positivo al test sierologico, anche in questa circostanza sono state applicate le misure necessarie e aspettiamo il tampone. Noi applichiamo, secondo le linee guida, la didattica integrata”. Sarebbe una sorta di ‘tattica mista’. “Per chi si trova in isolamento domiciliare ci sono le normali video-conferenze a cui si aggiungono momenti di crescita che fanno leva sull’autonomia e sulla maturità degli studenti, promuovendo ricerche, verifiche… Abbiamo docenti che si collegano da casa mentre gli alunni sono in classe. Badiamo alla sicurezza sanitaria e facciamo quello che deve fare una scuola”.
“Semmai – aggiunge la professoressa Randazzo – voglio ribadire che non siamo separati dalla società. I ragazzi qui osservano rigorosamente le regole, applicano il distanziamento, indossano le mascherine, evitano gli assembramenti. Poi, escono e si frequentano, magari senza le necessarie precauzioni. E allora?”.
‘Cassarà’, Covid e discariche…
E allora bisogna prendere atto delle contraddizioni. Il Liceo Linguistico ‘Cassarà’ ha protocolli igienici invalicabili, come è giusto. Ma si trova una discarica a cielo aperto sotto le finestre dell’istituto. La preside, Daniela Crimi, ha la forza di inventarsi la battuta: “Se andassi a zappare, tornerei a casa più riposata. Noi siamo in attività dal 14 settembre – racconta – con le prime in presenza. Dodici prime a cui abbiamo riservato le aule più grandi, eliminando i laboratori”. Per le altre classi, in mancanza ancora dei famosi banchi monoposto, ci si arrangia… “In classe – spiega la preside – c’è chi è qui e chi segue la lezione in streaming, sarà così fino a quando non arriveranno i banchi. Certo, poi i ragazzi, che qui sono ordinatissimi, vanno a casa in autobus o in tram, tutti ammassati…”.
Dalle finestre della scuola, accanto al cancello, si osserva una rigogliosa discarica spontanea (nella foto). La preside è sfinita dalle richieste senza risposta: “Ho inoltrato segnalazioni a tutti. Ogni tanto qualcuno veniva a ripulire, ma da dieci giorni non si vede nessuno”.
‘Pertini’, quei bimbi senza paura
Poi ci sono scuole che vengono definite davvero ‘di trincea’, situate geograficamente nelle periferie o in zone della città in cui, spesso, una scuola è tutto, in mancanza del resto. Dice Antonella Di Bartolo, preside dell’istituto comprensivo ‘Sperone-Pertini’. “Pure noi siamo qui dal 14 settembre. Ho avvertito che c’era un po’ di comprensibile paura nel quartiere e ho registrato un video-messaggio sulla nostra pagina Facebook”. Un video che è stato guardato da tanti genitori legittimamente preoccupati. “Sì – continua la preside – abbiamo dato le indicazioni corrette e sfatato le fake-news. Mi ha commosso la solidarietà dei papà e delle mamme. La situazione ci impensierisce, ma dobbiamo affrontarla con razionalità e buonsenso”.
“Mi ha anche colpito – dice la professoressa Di Bartolo – la serenità dei bambini delle prime elementari. Erano emozionati, ma nessuno di loro ha pianto. Si sono distanziati, aiutandosi con le braccine, hanno indossato le mascherine con immensa serietà”.
‘Sciascia’, paure e speranze
All’istituto comprensivo ‘Sciascia’ dello Zen, come altrove, nessuno si è risparmiato. “Come ingressi nella primaria e nella secondaria siamo circa al cinquanta per cento, poi le percentuali salgono – spiega la preside, Stefania Cocuzza –. Abbiamo distribuito le mascherine e fatto quello che c’era da fare. Alcuni genitori hanno paura, sì, ed è comprensibile. Ma il mondo della scuola sta rispondendo al meglio. Dalle classi con i bambini è pervenuto un video mentre si entra con il trenino. Un segnale di normalità? Diciamo di pseudo-normalità”.
‘Dolci’, la protesta del preside anti-eroe
Il preside Matteo Croce, del liceo ‘Dolci’ di Brancaccio, ironicamente sbuffa: “Non chiamateci eroi. Io, almeno, sono sicuro di non esserlo. Sono una persona che lavora, un servitore dello Stato; altri sono gli eroi di questa nostra terra”. Il bilancio è positivo, nel senso esclusivo di ‘buono’. “Fino a questo momento – dice il preside – non abbiamo casi sospetti. I banchi monoposto ancora non ci sono, come ovunque, e abbiamo un orario di due ore in presenza che verrà implementato, la settimana prossima, con due ore di didattica a distanza, perché in classe si usa la mascherina e non possiamo chiedere agli studenti di indossarla per quattro ore consecutive. E’ onesto riconoscere che i fondi sono comunque disponibili copiosamente”.
Ma c’è una spina da estrarre. “Qui la strada è un budello, pieno di macchine, con rifiuti, laterizi, discariche. Ho mandato l’ennesima lettera alle istituzioni per chiedere la creazione di un parcheggio nel terreno della scuola. Se non rispondono? Beh, se non rispondono prenderò zappa, tagliaerbe e mi darò da fare io…”.
Così parla il professore Croce. Come i suoi colleghi, da anni, nella mischia di problemi eterni e sempre nuovi. Sono i soldati semplici e tenaci che portano avanti la scuola. Siano benedetti. Sia benedetta la scuola.