“Non posso accettare che il PD si mostri incapace di costituire un serio punto di riferimento nel dialogo con i giovani, le imprese e le famiglie per essere, invece, un pantano indistinto, reso tale da operazioni di riciclaggio di vecchio ceto politico, al fine di contabilizzare una poltigliosa sommatoria di voti. Un partito in cui la classe dirigente al timone è inamovibile e in cui prevalgono le logiche correntizie, pesano i pacchetti di tessere e comandano i baroni del consenso d’apparato”.
Chiedo perdono ai gentili lettori per l’auto citazione in premessa. Ho ripreso un punto della mia lettera pubblica con la quale annunciai, nell’ottobre del 2015, la mia decisione di lasciare il PD quando all’epoca si faceva a pugni per entrarvi. I fatti mi hanno dato ragione, non era complicato, e per il PD è stato un susseguirsi di sconfitte elettorali e di costante emorragia di iscritti. L’ultima direzione regionale dei democratici, a detta anche di deputati e dirigenti con tanto di stellette sulle spalle, è stata inutile. Difficile, del resto, che una pietanza cucinata con gli stessi ingredienti avariati possa improvvisamente offrire un sapore diverso e gradevole.
La verità è che, al di là delle dinamiche interne governate da distruttive logiche correntizie, scontri fratricidi e rincorsa dissennata ai posti sicuri nelle liste, la distanza siderale tra il PD siciliano (la politica in genere) e i cittadini è andata via via aumentando e non si intravede un’inversione di tendenza manco con il più potente telescopio riflettore del mondo situato in Arizona. Si coglie la totale estraneità mista a indifferenza della classe politica rispetto ai bisogni della collettività e alle reali condizioni della Sicilia.
In un passaggio dell’ultima intervista concessa a Livesicilia da Antonello Cracolici, l’ex assessore all’Agricoltura del governo Crocetta e importante esponente del PD siculo afferma: “Musumeci continua a parlare di ‘disastri’ ma io sono convinto che abbia trovato una Sicilia migliore rispetto a cinque anni fa”. Ecco un esempio concreto di distanza siderale tra il Palazzo e la gente. Vedremo all’opera e valuteremo il governo Musumeci, ma in cosa, onorevole Cracolici, la Sicilia è “migliore rispetto a cinque anni fa”?
Ci risparmi la tiritera sui conti “a posto” perché, ammesso sia vero, il cittadino se ne frega altamente dei risanamenti di bilancio se non si traducono in un visibile innalzamento della sua qualità di vita. Ci risparmi, parimenti, le boccate d’ossigeno propinate periodicamente a categorie e settori in crisi, non servono, puzzano terribilmente di elargizioni elettoralistiche. Basta consultare l’ultimo bollettino Istat per accorgersi che i dati del Pil siciliano sono in ribasso, la disoccupazione rimane a livelli insopportabili e qualunque ipotetica variazione in diminuzione si baserebbe su contratti precari e stagionali. Le famiglie siciliane sono le ultime in Italia, peggio solo la Calabria, quanto a disponibilità di reddito. Molte di esse hanno superato la soglia di povertà a causa di spese sanitarie indispensabili e troppe addirittura rinunciano a curarsi per mancanza di risorse finanziarie.
A cosa pensava, onorevole Cracolici? Ai rifiuti? Siamo alle prese con un’emergenza senza precedenti per la totale assenza di un piano strutturale sulla raccolta e sullo smaltimento dei rifiuti. Le colpe partono da lontano, certo, ma quali interventi risolutivi nella trascorsa legislatura possiamo registrare? Pensava all’acqua? Non credo, considerato che tra poco, in pieno XXI secolo, forse sarà razionata pure a Palermo (lo è già e da decenni in numerose altre zone) in conseguenza, dicono, della siccità. La siccità non c’entra nulla, c’entra una politica miope e mediocre, comprendendo gli ultimi cinque anni: il 52% del prezioso liquido si perde nel tragitto per la rete idrica colabrodo e fatiscente, tre volte il Piemonte, quattro volte la Lombardia.
Pensava alla Sanità? Cracolici si è ritrovato ultimamente in un pronto soccorso qualunque? Per urgenze personali o familiari gli auguriamo ovviamente di no, mentre una visita “nella qualità”, per rendersi personalmente conto dell’aria che tira in quelle trincee belliche, sarebbe estremamente opportuna. Pensava alle migliaia di giovani che continuano a lasciarci in cerca di un futuro all’estero o al nord? Oppure aveva in mente le condizioni delle nostre ferrovie dell’epoca pre-unitaria e delle nostre autostrade e strade simili a mulattiere, massacrate da dissesti o infiniti lavori? Insomma, onorevole Cracolici, quale Sicilia “migliore rispetto a cinque anni fa” stava immaginando? Saremo stati probabilmente distratti, non ce ne siamo accorti. Poi, saranno deprimenti e stucchevoli le interminabili analisi sui motivi delle sconfitte del centrosinistra in Sicilia, non le pare?