Soldi, telefoni e caffé: i regali dell'imprenditore ai poliziotti - Live Sicilia

Soldi, telefoni e caffé: i regali dell’imprenditore ai poliziotti

Chi è Antonio Navarria, l'imprenditore catanese al centro dell'inchiesta su corruzione e incidenti
IL PERSONAGGIO
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CATANIA – Si era preso tutto, Antonio Navarria. La pulizia delle strade comunali e provinciali del messinese era suo monopolio, e disponeva di agenti di polizia locale che sbrigavano delle faccende per avvantaggiarlo, cercando i nomi dei responsabili di incidenti per fargli ottenere dei risarcimenti o chiamandolo per affidargli il lavoro. Il catanese che con la sua azienda Sos Strade è stato coinvolto nell’inchiesta su incidenti e tangenti era il punto di riferimento imprenditoriale del sodalizio, quello che incassava i premi delle assicurazioni e metteva in giro denaro, regali e promesse per il comandante della Polizia metropolitana di Messina Antonio Triolo, per quello della Polizia locale di Letojanni Alessandro Molteni e per l’ispettore Santo Triglia.

Il triangolo

Il sistema di corruzione si basava su tre vertici. Primo: l’azienda di Navarria, la Sos Strade, che interveniva per ripulire le strade della zona di Letojanni e nei comuni limitrofi quando c’erano degli sversamenti di gasolio, dei ripristini stradali o, attraverso un’azienda a cui aveva affidato una sorta di franchising, quando si dovevano rimuovere le auto coinvolte in incidenti.

Secondo: i membri della Polizia locale Triolo, Molteni e Triglia, che erano presenti la maggior parte delle volte in cui la Sos Strade era chiamata a intervenire, che telefonavano per mandarla sul posto quando succedeva qualcosa, che cercavano i nomi dei responsabili degli incidenti il cui ripristino era poi affidato alla Sos Strade.

Terzo vertice: la compagnia di recupero crediti EL.TA., le cui titolari Gaetana Cardile e Elisa Molteni sono rispettivamente moglie di Triglia e figlia di Alessandro Molteni. Il recupero crediti era il passaggio chiave di tutta l’operazione. Quando c’era un incidente e interveniva la Sos Strade, la compagnia di Navarria affidava alla EL.TA. il compito di essere risarcita attraverso l’assicurazione di chi aveva causato l’incidente. La stessa Sos Strade poi pagava la EL.TA., com’è prassi nel settore del recupero crediti.

I responsabili

In questo schema, la Sos Strade di Navarria doveva essere presente sui luoghi degli incidenti, per poi chiedere più risarcimenti possibili. Ci riusciva in modo praticamente monopolistico grazie all’intervento di Molteni e Triglia, comandante e ispettore della Polizia locale di Letojanni e con interessi diretti nella EL.TA., i quali chiamavano sempre la Sos Strade per il ripristino strade o per la pulizia di sversamenti di gasolio.

Il nodo di tutto, però, era individuare i responsabili degli incidenti, perché senza responsabile non si poteva attivare la procedura di recupero crediti con le assicurazioni, e la Sos Strade si sarebbe trovata a dover fare delle procedure di risarcimento molto farraginose. Anche a questo pensavano i poliziotti locali Molteni e Triglia, che si comportavano come se fossero degli agenti per conto della Sos Strade. La prima preoccupazione dei due, appena giunti sul luogo di un incidente, era trovare il responsabile, conoscere il numero di targa e il nome di chi guidava. E nel caso non fosse stato possibile saperlo, qualcuno si doveva pur trovare: è il caso, ad esempio, di uno sversamento a Gallodoro, in cui la responsabilità viene data a un trasportatore che invece non ha fatto nulla.

Il caso più eclatante di questa ricerca dei responsabili è quello da cui sono nate tutte le indagini: in seguito a uno sversamento di gasolio a Mongiuffi Melia interviene una pattuglia dei vigili di Letojanni, che non hanno competenza territoriale su Mongiuffi. Qualche giorno dopo il comandante di Letojanni Molteni cerca di sapere dai Carabinieri intervenuti sul posto il nome del conducente, ma i Carabinieri negano il nome perché il poliziotto non è legittimati a saperlo, essendo fuori dal proprio territorio. Pochi giorni dopo gli stessi Molteni e Triglia si presentano nel Comune di Mongiuffi Melia per chiedere a due poliziotte locali di sapere chi fosse il responsabile dell’incidente, e le due vigilesse, intimorite dall’atteggiamento ostile dei poliziotti di Letojanni che volevano a tutti i costi le generalità del conducente, chiamano i Carabinieri.

Telefonini e mobiletti

Navarria era quello che aveva in mano il borsellino: con i suoi interventi poteva accendere le richieste di recupero crediti della EL.TA., che a sua volta, prendendo una somma come compenso per il proprio operato, rimpinguava le tasche degli uomini della Polizia locale. In questo modo, secondo la Gip di Messina Maria Militello che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, era garantito il patto criminale tra lo stesso Navarria, Molteni e Triglia. Il primo lavorava in regime di quasi monopolio, chiamato sul posto dalle pattuglie di Polizia locale e sicuro di avere sempre qualcuno che cercasse i responsabili dei sinistri, in modo da battere cassa alle assicurazioni; i secondi avevano un’entrata attraverso l’azienda di recupero crediti delle proprie familiari.

Il comandante della Polizia metropolitana Antonio Triolo ha più volte chiamato la Sos Strade a intervenire sul territorio provinciale, e ha anche garantito sull’esistenza di una convenzione con la compagnia anche quando questa convenzione era scaduta. In cambio di questi favori, Navarria avrebbe fornito diversi regali a Triolo, come una macchinetta per il caffè, un telefonino nuovo, mobili per l’ufficio e la promessa di trovare un lavoro alla figlia.


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