"Patto corruttivo" per il concorso: perché Cuffaro è ai domiciliari

“Patto corruttivo” per il concorso: perché Cuffaro è finito ai domiciliari

Cuffaro lascia la caserma Carini dove gli è stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare
La vicenda di Villa Sofia ha superato la "soglia di gravità"

PALERMO – È stata la vicenda del concorso per operatori socio-sanitari all’ospedale Villa Sofia di Palermo a fare scattare la misura degli arresti domiciliari per Totò Cuffaro, Roberto Colletti e il medico Antonio Iacono. Per Vito Raso, storico collaboratore di Cuffaro, è stato deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

La nota dei legali di Cuffaro

“In accoglimento di quanto rappresentato nella memoria difensiva, il gip ha escluso la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del dottore Cuffaro – spiegano gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto – in ordine al reato di associazione per delinquere, all’ipotesi di corruzione legata ai rapporti con l’imprenditore Alessandro Vetro e Giovanni Tomasino, riqualificando poi la condotta, originariamente anch’essa rubricata quale corruzione, riguardante il rapporto con Caltagirone in traffico di influenza illecita. Residua l’addebito di corruzione in concorso con Colletti e Iacono che formerà oggetto di impugnazione”.

“Patto corruttivo per pilotare il concorso”

Regge, dunque, la ricostruzione del presunto patto corruttivo con il manager, oggi in pensione, Colletti e con Iacono, direttore del Trauma Center e presidente della commissione di esami. In cambio, sottolinea il Gip, Cuffaro “avrebbe agevolato – di fatto accelerandone l’iter – la conferma del primo quale direttore generale dell’azienda ospedaliera e promesso al secondo l’incarico di direttore dell’unità di Anestesia della stessa azienda ospedaliera”.

Il contributo di Raso si sarebbe concretizzato “nella consegna, in anteprima, ai candidati al concorso delle buste contenenti le tracce della prova scritta”.

“Il tenore e il contenuto dei dialoghi di maggiore rilievo indiziario consentono di ritenere superata la soglia della gravità in relazione al reato in contestazione e di confermare l’addebitabilità della fattispecie di reato ipotizzata dall’accusa a tutti i soggetti direttamente coinvolti”, scrive il Gip Carmen Salustro.

Si parla di “intercessione assicurata da Cuffaro già prima della gara, in favore della nomina a commissario straordinario, così da avere garantito un sicuro e fidato apporto per la manipolazione del concorso”.

“Non voglio rotti i c…”

Nella conversazione intercettata il 22 gennaio 2024 Cuffaro diceva: “Io non voglio rotti i coglioni, ho detto con franchezza, io voglio confermato Colletti ah, ma se al Civico, no, gli ho detto… Marcè, non mi scassare la minchia sul Civico perché se no faccio saltare il banco, per essere chiaro, va”.

La commissione di esami

Il 26 febbraio 2024 il commissario straordinario Colletti, modificando il provvedimento del 2023, nominava alla guida della commissione di esami Maria Ilaria Dilena al posto della presidente Rosalia Gardinello (nella delibera si parla di “rinuncia per motivi personali”, nessuna delle due è indagata). L’11 aprile un nuovo cambio: presidente diventa Antonio Iacono.

La stessa Dilena “dichiarava apertamente di aver preferito rinunciare all’incarico proprio per evitare di essere coinvolta in vicende analoghe a quella in esame”. In effetti Cuffaro spiegava “di aver fatto mettere Iacono presidente della commissione”.

Il Gip riporta le numerose conversazioni nel corso delle quali Cuffaro “esprimeva il proprio interesse verso il concorso, rivelatrici, in termini di gravità indiziaria, del suo pieno coinvolgimento nell’illecita vicenda”.

Il dialogo con Daniela Faraoni

Nell’ordinanza di custodia cautelare viene valorizzata quella con l’assessore regionale alla Salute Daniela Faraoni alla quale Cuffaro manifestava “il suo disappunto per l’impossibilità di vedere ampliato il numero di posti banditi, specie in considerazione del fatto che egli, per sua stessa ammissione, aveva ‘un sacco di gente’ interessata e da accontentare”.

O quella con Colletti in cui Cuffaro faceva il resoconto dei nomi dei sei candidati da favorire. Quale prezzo della corruzione viene individuato il favore che Colletti chiese a Cuffaro per “un mio nipote che sta facendo la guardia carceraria… lo debbono assegnare… ma ce n’è posti in Sicilia ce n’è… anche al Pagliarelli ce n’è qualcuno e lui sarebbe messo…”. Cuffaro ammetteva che era una cosa “non facile” ma si impegnava: “… allora ci lavoriamo… dammelo subito… però non è facile ah”.

L’incontro al bar

Raso avrebbe ricevuto le buste con le prove del concorso in anticipo dalle mani di Iacono in un bar. Infine Cuffaro le ha girate ad una candidata che andò a trovarlo a casa: “… fanno tre buste che sorteggerete e nelle buste ci sono tre argomenti… e qua ci sono gli argomenti… questi qua… sceglierete la busta ne escono tre… e poi loro vi diranno quale però te li devi studiare tutti… le riunioni le hanno fatto ieri per questo vi ho detto ora venite… quindi stamattina alle sette Iacono me li ha dati… io lo sapevo già… ho chiamato Carmelo ieri sera all’una di notte … all’una e mezza.. gli ho detto”. La persona era stata segnalata da Carmelo Pullara.

La nomina di Colletti

La contropartita principale sarebbe stata la nomina di Colletti. Il 20 giugno 2024 Salvatore Iacolino, dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica all’assessorato regionale alla Salute, rassicurava Colletti di aver “accelerato” la firma dei decreti di nomina: “… abbiamo accelerato… i decreti di nomina sono stati firmati… domani ce li notificano e quindi domani stesso io ve lo notifico… quindi già tu domani stesso sei direttore generale… “.

Il 17 luglio 2024, poi, sempre Iacolino comunicava a Cuffaro che, il giorno precedente, Colletti aveva sottoscritto il contratto come direttore generale, confermando quindi che il rischio del pensionamento d’ufficio era del tutto fugato.

“Fautore dei desideri” di Iacono

E Iacono? Sempre Cuffaro disse al medico che sarebbe stato “fautore” dei suoi “desideri”. In particolare della nomina a direttore del reparto di Anestesia dell’ospedale. Iacono nel corso dell’interrogatorio si è difeso sostenendo due cose: tutti i candidati hanno superato il concorso e lui non presentò neppure la domanda per il posto di primario.

Il gip ritiene che alla luce degli elementi indiziari “risulta comprovata la conclusione tra i due pubblici ufficiali, Iacono e Colletti e il privato Cuffaro dell’illecito accordo per l’alterazione del concorso pubblico”. Del resto lo stesso Cuffaro, nel corso dell’interrogatorio, ha ammesso di avere commesso “qualche errore”.

Anche Iacono, “sia pur tentando di ridimensionare la portata offensiva della condotta criminosa in addebito, ha ammesso di aver ricevuto delle segnalazioni su alcuni candidati e di aver ricevuto richieste da parte di Raso Vito sui possibili argomenti della prova, nonché confermato di aver incontrato quest’ultimo presso il bar New Paradise 18 giugno 2024, per avere informazioni su come presentare un progetto all’Assessorato alla famiglia scaduto già da un mese”.

Raso dal canto suo ha fornito una versione definita “inverosimile”, sostenendo di essere stato contattato per fornire informazioni sulle future nomine dei direttori sanitari che sarebbero dovute avvenire di lì a qualche mese.

“Non vale, infine, a sconfessare la ricostruzione accusatoria quanto argomentato dagli indagati rispetto al fatto che il concorso fosse di mera stabilizzazione e che tutti i partecipanti sarebbero stati assunti, considerato che solo per le prime quindici posizioni in graduatoria era previsto un contratto a tempo indeterminato – conclude il gip – né discrimina la condotta la circostanza che non tutti i candidati “segnalati” avessero effettivamente ottenuto una buona posizione”.

Le esigenze cautelari

Sul profilo delle esigenze cautelari per Colletti, Cuffaro e Iacono il Gip scrive: “Le condotte descritte rivelano come il conseguimento di indebiti profitti e vantaggi assolutamente personali sia stato dagli stessi anteposto e preferito al perseguimento dell’interesse pubblico e all’osservanza di tutti i principi che regolano il buon andamento dell’attività amministrativa”.

C’è il rischio di reiterazione di reato: “La circostanza che Colletti sia già in pensione, sia pur idonea a ridimensionare il paventato pericolo, inducendo a escludere la necessità di applicare anche la misura interdittiva, non vale a neutralizzarlo del tutto, specie in considerazione della rete di conoscenze dallo stesso vantate e dall’influenza certamente esercitabile, anche su altri pubblici ufficiali”.


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